Occorsio interrogò l'autore della strage di Brescia già a giugno 1974
L’ITALIA, IL PAESE DEI DEPISTAGGI – LA CONDANNA DI MARCO TOFFALONI SULLA STRAGE DI PIAZZA DELLA LOGGIA A BRESCIA, ARRIVATA IERI DOPO 51 ANNI, CONFERMA CHE LE INDAGINI SULLA BOMBA CHE UCCISE OTTO ANTIFASCISTI FURONO DEPISTATE PER PROTEGGERE ESTREMISTI NERI A CUI FU GARANTITA L’IMPUNITÀ DA PARTE DI APPARATI DELLO STATO – BISOGNAVA ASSICURARE CHE L’ITALIA DEI PRIMI ANNI '70 NON USCISSE DAI BINARI DELLA FEDELTÀ ATLANTICA, SENZA RISCHIARE DERAGLIAMENTI A SINISTRA…
Estratto dell’articolo di Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”
marco toffaloni strage piazza della loggia
Condannare dopo cinquantuno anni (e siamo solo al primo grado di giudizio) un minorenne dell’epoca che oggi è cittadino di un altro Paese e non rischia nulla non è affatto inutile. Perché la sentenza di ieri non contribuisce solo a rendere più completo il quadro della strage di Brescia, che uccise otto antifascisti scesi in piazza e ne ferì altri cento, ma conferma il disegno più vasto di un intero quinquennio di bombe, tra il 1969 e il 1974.
E ribadisce che le indagini — tutte le indagini su quegli eventi — furono depistate per proteggere estremisti neri di tutte le età, compresi ragazzini chissà fino a che punto consapevoli del gioco a cui partecipavano.
Manovalanza a cui fu garantita impunità da parte di apparati dello Stato, con la compromissione dei loro vertici; l’abusata formula dei «servizi segreti deviati» non regge più: assicurare che l’Italia dei primi anni Settanta non uscisse dai binari della fedeltà atlantica, senza rischiare pericolosi deragliamenti a sinistra, anche a suon di attentati per mantenere l’ordine paventando il disordine, non era una deviazione bensì una precisa missione.
[…] già a ridosso dell’eccidio di piazza della Loggia, aveva afferrato il filo giusto per dipanare la matassa misteriosa dell’estremismo nero. Il 21 giugno 1974 l’allora sedicenne Marco Toffaloni fu interrogato dal sostituto procuratore di Roma Vittorio Occorsio che indagava su Ordine nuovo, al quale negò di militare in quel gruppo con risposte poco credibili.
Un’indagine, quella di Occorsio, ostacolata da informazioni negate o fornite solo parzialmente da «almeno una parte degli investigatori», come ha ribadito l’accusa nel processo per strage a Toffaloni.
Il conto con quel magistrato, assassinato nel luglio 1976, lo chiusero i killer di Ordine nuovo e i loro mandanti; al resto ha pensato chi ha continuato a occultare verità e prove rimaste nascoste per mezzo secolo.
3 apr 2025 18:50
GIUSTIZIA E’ S-FATTA! PER LA STRAGE DI MATRICE NEOFASCISTA DI PIAZZA DELLA LOGGIA A BRESCIA DEL 1974, E’ STATO CONDANNATO A 30 ANNI MARCO TOFFALONI ALL'EPOCA 16ENNE, MILITANTE TRA LE FILA DEL MOVIMENTO DI ESTREMA DESTRA ORDINE NUOVO. MA NON ANDRÀ IN CARCERE, VISTO CHE È CITTADINO SVIZZERO – IL PAESE ELVETICO HA DICHIARATO CHE NON PROCEDERÀ ALLA SUA ESTRADIZIONE: PER LA LEGGE SVIZZERA IL REATO È ESTINTO…
marco toffaloni a piazza della loggia
A quasi 51 anni dall'attentato di matrice neofascista che il 28 maggio 1974 uccise otto persone e ne ferì 102, durante una manifestazione sindacale, arriva la terza condanna per la strage di piazza Loggia. Il Tribunale dei Minori ha condannato a trent'anni Marco Toffaloni: all'epoca sedicenne, veronese tra le fila del movimento di estrema destra Ordine Nuovo - oggi cittadino svizzero con il nome di Franco Maria Muller - è ritenuto dai giudici di primo grado uno degli esecutori materiali della strage di piazza della Loggia. La Svizzera ha dichiarato che non procederà alla sua estradizione nemmeno in caso di condanna poiché per la legge elvetica il reato di cui è accusato risulta prescritto.
(...) «Ci sono voluti 51 anni ma la verità processuale lentamente e inesorabilmente si avvicina» commenta Silvio Bonfigli, che da procuratore generale di Brescia (ora guida la Procura di Cremona) ha portato avanti assieme alla collega Caty Bressanelli l'inchiesta quater su piazza della Loggia.
Nel 2017 erano stati condannati gli ideologi della strage. Carlo Maria Maggi, medico mestrino, allora referente del movimento estremista di estrema destra di Ordine Nuovo per il Triveneto [in realtà della componente ordinovista rientrato nel Msi con Rauti prima della strage di piazza Fontana, ndb] (morto il 26 dicembre 2018) avrebbe pianificato, ideato e organizzato l’attentato. Insieme a lui Maurizio Tramonte, ex infiltrato dei Servizi segreti, alias «Fonte Tritone» (che si è sempre detto innocente): nulla avrebbe fatto per impedire che alle 10.12 di quella mattina, esplodesse l’ordigno piazzato in un cestino sotto i portici di piazza della Loggia.
Per la Procura, che questo fascicolo lo ha aperto nel 2011, gli indizi emersi nel corso del dibattimento, «valutati nel loro insieme, in continuità rispetto alla sentenza di appello bis» che ha già portato a due ergastoli (per Maurizio Tramonte e Carlo Maria Maggi) conducono a lui, a Marco Toffaloni: a partire dai racconti dei due superteste, riscontrati, fino alla foto che lo ritrarrebbe in piazza Loggia, la mattina del 28 maggio 1974, dopo l’esplosione della bomba che uccise otto persone e ne ferì 102.
Tanto che davanti al Tribunale dei minori, la pm Caty Bressanelli ha chiesto una condanna a 30 anni — il massimo — a carico del veronese (oggi cittadino svizzero) ritenuto esecutore materiale della strage bresciana: all’epoca solo sedicenne, era membro del movimento di estrema destra di Ordine Nuovo, nella frangia più violenta. Tre «pilastri» accusatori che la difesa — rappresentata dall’avvocato Marco Gallina — ritiene invece «densi di contraddizioni» e «inattendibili».
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