Beretta racconta tutti gli scazzi con Boiocchi
Soldi, affari, una donna, gemellaggi con altre tifoserie, litigi sul sostegno a pugili professionisti («Non c'entra un cazzo con noi, noi siamo ultras»). Le discussioni tra Vittorio Boiocchi e Andrea Beretta, dopo il ritorno in libertà dello «Zio», sono sempre più frequenti. E violente.
O uno, o l'altro. Tanto che alla fine, solo uno dei due resiste al vertice della Curva Nord: «C'è questa persona che ti può risolvere il problema definitivamente», dirà, a "Berro", Mauro Nepi, altro ultras indagato ma non arrestato nell'inchiesta dell'Antimafia che venerdì ha portato a sei arresti per l'omicidio di Boiocchi, avvenuto il 29 ottobre 2022 in via Fratelli Zanzottera a Figino. E per i pm Paolo Storari e Stefano Ammendola è proprio Beretta il mandante della morte di colui che l'aveva designato come suo «erede».
[…] «Berro» ricostruisce il suo rapporto burrascoso con l'ex storico capo del tifo organizzato nerazzurro. Mette per iscritto i ricordi delle discussioni, delle parole di Boiocchi («Vittorio mi ha accusato di rubargli i soldi»). È in un località segreta, come collaboratore di giustizia dopo essere finito in carcere per l'omicidio del rampollo di 'ndrangheta Antonio Bellocco. […]
Racconta Beretta: Boiocchi «s'era invaghito un po' di una ragazza che frequentava la Curva Nord, frequentava il Basket Milano e anche l'Hockey Milano e prima avevo avuto un'avventura anch'io, solo che avevo troncato quasi subito i rapporti perché era sposata. E lei, penso per ripicca, si sia avvicinata a lui. Da lì nasce un po' una frizione nei miei confronti». Donne e soldi: «Dopo nasce una mal fiducia nella gestione dell'attività del negozio di Pioltello». Un «problema» che incrinerà il loro rapporto e che per gli investigatori della polizia […] costituisce il movente dell'omicidio di quasi tre anni fa. […]
«Arriva il momento che seguiamo un pugile professionista famoso di Milano, che è Scardina - prosegue il "Berro" - Mi faccio dare i biglietti per andare con i ragazzi ad assistere, per sostenerlo con lo striscione. Al che (Vittorio, ndr) arriva fuori dall'ingresso del palazzetto e incomincia a dire: "Non c'importa niente del pugilato"».
La tensione sale. Boiocchi non è nemmeno d'accordo sul «gemellaggio col gruppo bulgaro del Botev. C'è poi la volontà di Beretta di entrare nella gestione del parcheggio della discoteca Aria, a San Siro. Lo "Zio" non ci sta. Altra discussione. Il Berro apre anche una linea di abbigliamento. Stampa sui vestiti la «Rosa dei venti», simbolo usato anche da una nota marca. Reazione di Boiocchi: "Che ca..o fai questa cosa qua?". Ancora un litigio.
ultra inter mauro nepi andrea beretta marco ferdico
Poi arriva "l'apice della discussione", come spiega lo stesso collaboratore di giustizia. Beretta riceve una chiamata. È Boiocchi. Lo insulta. «Fai sempre quel ca..o che vuoi, fai le cose di testa tua, sei un pezzo di me..a!». Il “Berro” sbotta: «Adesso m'hai rotto i cog….i, ci ammazziamo di botte». Lo “Zio” gli dà appuntamento al bar Tenconi in via Tesio. È l’estate del 2022. Beretta porta con sé una conoscenza comune, Carlo Trovato, nome noto della mala milanese.
Si siedono a un tavolino fuori dal bar. I toni sono infuocati. “Io tiro fuori tutte le cose che erano successe in questo periodo - ricorda il “Berro” - e lui mi tira fuori ancora il discorso del negozio”. Beretta si accorge che alle loro spalle c’è Debora Turiello, la “contabile della Nord” come emerso dall’inchiesta «Doppia Curva». Sarà Nepi, in un successivo incontro, a svelare un dettaglio a Beretta di quel ritrovo al bar Tenconi: «Guarda che all'appuntamento Vittorio era armato e aveva dato la pistola a Debora che la teneva nella borsa». E la guerra tra gli ultras doveva ancora scoppiare.
omicidio antonio bellocco
antonio bellocco
andrea beretta e antonio bellocco nella partita di calcetto prima dell'omicidio
antonio bellocco e andrea beretta
Beretta confessa: sono io il mandante dell'omicidio Boiocchi
Per quanto riguarda l'omicidio Boiocchi, non c'entra niente Antonio Bellocco e la famiglia Bellocco, siamo stati noi a organizzare tutto. Praticamente quando è uscito Vittorio dalla carcerazione ...".
Inizia così uno dei verbali di Andrea Beretta, ormai ex leader della curva Nord interista, che lo scorso novembre, dopo essere finito in carcere per aver ucciso Antonio Bellocco, rampollo dell'omonima famiglia di 'ndrangheta e anche lui nel direttivo ultras, comincia a collaborare, ricostruendo a tappe business, ruoli e violenze, ma anche svelando dettagli e responsabilità di quell'uccisione, che era irrisolta dal 2022.
Vittorio Boiocchi, storico capo ultrà nerazzurro con un passato di anni e anni in carcere, venne ammazzato il 29 ottobre di tre anni fa davanti a casa, a Milano, a colpi di pistola da due killer in moto. Oggi la svolta, partita dalle parole di Beretta ma costruita anche riscontro dopo riscontro nelle indagini della Squadra Mobile, diretta da Alfonso Iadevaia, coordinate dai pm Paolo Storari e Sara Ombra. Un'ordinanza, firmata dalla gip Daniela Cardamone, ha raggiunto in carcere Beretta, ma anche Marco Ferdico, pure lui nel direttivo della Nord, il padre Gianfranco, e l'ultrà Cristian Ferrario, tutti già coinvolti nel maxi blitz sulle curve di settembre. Poi, sono stati arrestati Pietro Andrea Simoncini, legato alla 'ndrangheta, e Daniel D'Alessandro (preso in Bulgaria), questi ultimi due presunti esecutori materiali.
Un omicidio, come spiega la giudice, con "modalità mafiose", tanto che è stata contestata l'aggravante, e inserito nel contesto di una guerra sulla gestione degli affari legati al mondo delle curve di San Siro. A Beretta, successore di Boiocchi, pesava il ruolo che quest'ultimo voleva mantenere, una volta tornato libero. Lo stesso Beretta che il 4 settembre scorso fece fuori a coltellate Bellocco, il quale, a suo dire, voleva sempre una maggior "fetta" degli incassi e aveva pronto un piano per ucciderlo.
Come emerge dai verbali, Beretta ha descritto "l'apice della discussione avuta con Boiocchi" sulla "gestione e la spartizione dei proventi degli affari" della Nord e "del negozio", il merchandising in particolare. Affari e contrasti che, poi, hanno trovato riscontro, scrive il gip, anche nei messaggi analizzati nelle indagini. Beretta ha così confessato di essere "il mandante", mentre l'esecuzione "sarebbe stata demandata", al prezzo di 50mila euro, a Marco Ferdico e al padre Gianfranco. Cinquantamila euro "per eliminare quello che era stato fino a quel momento il leader della Nord, per prendere il suo posto e dividere i profitti", ha spiegato l'aggiunta della Dda Alessandra Dolci.
Sarebbe stato un altro ultrà interista Mauro Nepi (indagato), anche lui già finito in carcere nel maxi blitz sulle curve, a suggerire a Beretta di rivolgersi ai Ferdico. E questi ultimi per il "progetto" si sarebbero rivolti, come veri esecutori materiali, a D'Alessandro (riconosciuto anche da un tatuaggio sotto l'occhio a forma di lacrima, "simbolo" dell'omicidio commesso) e Simoncini, già coinvolto in una faida di 'ndrangheta e salito a Milano appositamente. Ferrario, invece, si sarebbe intestato la moto usata per l'agguato.
"Grazie alla Polizia di Stato sono stati ricostruiti e accertati tutti i fatti di sangue commessi nell'ambito delle curve", ha spiegato il procuratore Marcello Viola in una conferenza stampa. "È un fenomeno che aveva colpito la città di Milano con una ferita profonda - ha affermato il questore Bruno Megale -. La risposta data in termini giudiziari e amministrativi, però, va verso una sorta di pulizia di questi fenomeni criminali all'interno della curva".
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