Martedì, Aprile 22 2025

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Istituto Eneide, quando l'identità è nella lunga memoria romana


Nasce in Italia l’Istituto Eneide, associazione identitaria che affonda le sue radici nel pensiero dell’ala più radicale della Nouvelle Droite, la corrente metapolitica che ha fra i suoi punti di riferimento il filosofo normanno Alain de Benoist, gemellato al francese Institute Iliade.

Dopo che Dominique Venner – fra i padri intellettuali del GRECE (Groupement de Recherche et d’Études pour la Civilisation Européenne) e tramite fra “nuova destra metapolitica” e destra identitaria e militante, sia extraparlamentare che presente in seno al lepenismo – si suicidò nel 2014 nella cattedrale di Notre Dame a Parigi per sensibilizzare i francesi sul «pericolo» della «grande sostituzione della popolazione della Francia e dell’Europa» per l’«immigrazione afro-maghrebina»,[1] esponenti di spicco della Nouvelle Droite che militavano in centri studi vari come Philippe Conrad (ex membro del GRECE), Jean-Yves Le Gallou (ex membro del Club de l’Horloge, del GRECE, del Front National e del MNR), Bernard Lugan ed Henry de Lesquen (presidente di Radio Courtoisie, emittente web di estrema destra, e del Carrefour de l'Horloge, evoluzione dell'omonimo Club), decisero di animare un’associazione a cavallo fra un circolo culturale, un pensatoio e una scuola atta a formare quadri militanti, detta Institute Iliade pour la longue mémoire européenne, motore intellettuale del “movimento identitario”, un’area militante che pone l’attenzione sulla difesa dell’identità nazionale e locale (dando un forte peso alle tradizioni regioni declinate in chiave etno-nazionalista) dall’omologazione culturale – da cui la polemica antigiacobina, antesignana, col giudeo-cristianesimo, dell’omologazione mondialista) e dall’immigrazione, specie extraeuropea, in nome delle preservazione dell’identità della stirpe bianca indo-europea intesa come civiltà.

L’espressione movimentista più famosa degli identitari in Francia è stato il Bloc Identitaire, associazione creata nel 2003 da fuoriusciti dal movimento nazionalbolscevico Unité Radicale – sciolto dopo il tentato assassinio di Jacques Chirac da parte di Maxime Brunerie, membro del MNR vicino al collettivo “rosso-bruno”, che dopo lo scioglimento si è disintegrato in una serie di movimenti localisti sulla falsariga delle “leghe regionali” italiane degli anni ‘80 come Alsace d'abord, Nissa Rebela, la Ligue du Sud o la Ligue du Midi, ma di estrema destra e vicine alla figura di Mario Borghezio, ex ordinovista in gioventù legato a Jeune Europe, poi legato al circuito di Orion e infine pezzo grosso della Lega Nord di Umberto Bossi e Matteo Salvini – e divenuta partito politico dal 2009 in previsione delle elezioni presidenziali del 2012, per poi trasformarsi nel think tank "Les identitaires" dal 2016. Un'esperienza immortalata dal romanzo del 2015 di Michel Houellebecq Sottomissione – satira politica che immagina un futuro nel quale un partito musulmano conservatore simile al Partito per la Giustizia e lo Sviluppo di Recep Tayyip Erdoğan, sia in grado di vincere le elezioni presidenziali del 2022 in Francia grazie all’alleanza “repubblicana” fra socialisti, gollisti e centristi per impedire la vittoria di Marine Le Pen, imponendo una sorta di sharia attenuata, cui le élite francesi, specie progressiste, si adeguano quasi con piacere, collaborando con il nuovo regime islamista moderato, deliziati non solo dall'idea di convertirsi ma di fare un vero e proprio atto di "sottomissione" all'Islam e al suo autoritarismo rassicurante, una sorta di “DC islamica” ma esotica. L'organizzazione giovanile che si è successivamente chiamata "Les Jeunesses Identitaires" (2002-2006), "Une Autre Jeunesse" (2006-2012), "Génération Identitaire" (2012-2021), si è distinta per le azioni di protesta contro gli immigrati islamici (come l’occupazione del tetto della moschea di Poitiers nel 2012 o di ristoranti halal), e infine "Argos" (dal 2022).[2]


 Vista l’evoluzione “gauchista” del GRECE di Alain de Benoist dagli anni ‘80, che si concentra da tempo sulla critica culturale all’occidentalizzazione d’Europa tramite la ricerca di “nuove sintesi” anche col dialogo con intellettuali eretici del fronte opposto ma senza proporre sbocchi militanti, solo “metapolitici”, tale area militante, ispirata alle tesi di Dominique Venner, di Giorgio Locchi e di Guillaume Faye, si è inizialmente orientata verso la Fondation Polémia dell’ex grecista Jean-Yves Le Gallou, ma visti gli scarsi successi, quest’area – che presenta librerie, web radio, web tv, gruppi musicali ecc. – si è raggruppata attorno all’Institute Iliade.

Durante il suo colloque annuale tenutosi a Parigi il 5 aprile 2025, gli italiani Pierluigi Locchi, figlio del filosofo grecista Giorgio Locchi e professionista attivo fra Parigi e Roma, attivo nel mondo identitarista italiano, nominato presidente di questa associazione che si lega ai francesi dell’Institute Iliade e agli spagnoli dell’Istituto Carlo V, nonché Carlomanno Adinolfi – figlio di Gabriele Adinolfi, figura storica della fascisteria romana, cofondatore di Terza Posizione e oggi animatore di tante iniziative di formazione e informazione nell’“Area Non Conforme” – e l’editore fiorentino Marco Scatarzi, a capo delle Edizioni Passaggio al Bosco, daranno vita alla sezione italiana di questo progetto, l’Istituto Eneide per la lunga memoria europea.

Intervenendo al colloque dell’Institut Iliade per presentare la nuova iniziativa al pubblico francese, Locchi ha precisato: «Il pubblico di riferimento dell’Istituto sarà composto, molto semplicemente, da tutti gli europei animati da sincero amore per le proprie radici e per la propria cultura, indipendentemente dai contesti sociali o politici di provenienza». All’indirizzo istitutoeneide.it è possibile scaricare il manifesto ideologico dell’associazione che, tra le altre cose, recita: 

L’idea europea è l’unica grande idea rivoluzionaria del terzo millennio: noi, da italiani, le portiamo in dote i millenni di cultura, di bellezza, di originalità, di inventiva, di sperimentazione di cui siamo eredi. L’Istituto Eneide intende essere il vettore di questa rivoluzione, attraverso un’opera di formazione, informazione, diffusione di idee, mobilitazione militante, collaborando con qualsiasi realtà sia mossa dalle stesse finalità, al di là di contingenze politiche, sigle di appartenenza, ideologia di provenienza. 

Nei prossimi mesi, verrà organizzato il primo evento italiano, che avrà come titolo: “Eneide. Italia. Europa. Dalle rovine a una nuova Fondazione”. L’Istituto Eneide è quindi strettamente collegato ad una realtà editoriale come Passaggio al Bosco, nota nell’area della destra radicale identitaria per essere legata a Casaggì – Spazio Identitario, noto centro sociale “non conforme” fiorentino nato nel 2005 da appartenenti all'allora Azione Giovani, l’organizzazione giovanile di AN, che apre un "centro sociale di destra" puntando sull'aggregazione e il lavoro culturale, apertamente ispirati a quella che in quegli anni era la più significativa novità nel panorama della destra radicale, ovvero CasaPound. L’11 giugno 2022 Casaggì ha presentato il progetto francese dell’Institute Iliade in un’evento – organizzato da Passaggio al Bosco Edizioni – che vide gli interventi dei francesi Claude Chollet e Nicolas Pradines, del vicedirettore del quotidiano di destra La Verità, Francesco Borgonovo, oltre che di Adriano Scianca, giornalista e intellettuale identitario legato a CasaPound Italia e penna de Il Primato Nazionale.

 Sulla pagina Facebook dell’Istituto, viene così specificato: 

Per Passaggio al Bosco, con le sue diramazioni editoriali e metapolitiche, è un piacere ed un privilegio aver contribuito alla nascita di questo nuovo soggetto culturale: l’obiettivo, fin d’ora, è quello di operare quotidianamente per il suo sviluppo in ogni ambito. Formazione, informazione, mobilitazione e aggregazione: le migliori energie - a prescindere dalle appartenenze politiche e dai percorsi di provenienza - saranno convogliate in questa stimolante avventura.
 Questa realtà editoriale nasce nel 2017 animata da militanti di Casaggì, fra cui Marco Scatarzi, e oltre a classici sul fascismo, nazionalsocialismo e destra neofascista postbellica come molte case editrici di area, Passaggio al Bosco inizierà a pubblicare testi non solo di Dominique Venner o di Guillaume Faye legati al pensiero identitarista, ma pure documenti dell’Institute Iliade, a conferma della sinergia fra le due realtà.

Questa associazione identitarista, spiegano i fondatori, nasce dalla sinergia di movimenti, comunità, centri studi, intellettuali, militanti di differenti estrazioni, e il suo scopo non sarà svolgere un’azione politica propriamente detta, né tanto meno partitica, ma formulare analisi anticonformiste sul presente, contribuire alla formazione di quadri militanti, organizzare eventi di tipo culturale, artistico, sportivo, escursionistico.

Sono interessanti alcune cose:

 1) mentre in Francia il “mouvance identitaire” si situa a cavallo fra la destra radicale regionalista e il Rassemblement National, in Italia tale area, partendo da Casaggì, si differenzia da una CasaPound che si identifica col neofascismo classico, flirtando nel 2018 con la Lega, perché sceglie di collocarsi nell'area più dura di Fratelli d'Italia – erede della “destra sociale” di AN per intenderci –, e partendo dall’egemonia in strutture come Gioventù Nazionale, Azione Studentesca e Azione Universitaria – come i rautiani avevano fatto con le associazioni giovanili missine negli anni ‘70 e ‘80 –, Casaggì ha creato una rete di circoli gemelli a quelli di Firenze, come Casaggì Pisa, "Aretè – Spazio Identitario" a Modena, che si definisce "comunità giovanile di destra sociale e identitaria", la "Domus Turritana – Spazio Identitario" a Sassari, "La Contea" a Padova, "Casarhéa – Spazio Identitario" a Belluno, "Riconquista" a Vicenza per l’area del nord-est; spostandosi verso ovest Casaggì ha aperto una filiale a Brescia, e poi a Torino con "La Barriera", una realtà nata anche questa da pochi mesi che anima "Edoras Spazio Militante", e che ha intensi rapporti con le rete dell'estrema destra d'Oltralpe e di altri paesi europei. L’intento – visto il legame con Passaggio al Bosco – è chiaro: fare “egemonia gramsciana” di tipo culturale nella destra giovanile italiana, a cavallo fra quella movimentista di piazza e quella di governo, dando input provenienti dal mondo identitario francese. 

2) il progetto dell’Istituto Eneide vede fra i suoi sponsor, oltre a Passaggio al Bosco, una realtà editoriale molto importante come la rivista cartacea e online Il Primato Nazionale, legata a CasaPound Italia, orfana di recente della gestione di Stelio Fergola, giornalista e storico contemporaneista esperto di Unione Sovietica – ma senza afflati anticomunisti fuori tempo massimo – e figlio dell’intellettuale evoliano Gabriele Fergola, allontanatosi dal periodico casapoundino a seguito della presa di posizione europeista e filoucraina della redazione. Vista la presenza di Carlomanno Adinolfi e di Adriano Scianca – entrambi europeisti convinti e legati alla difesa dell’Ucraina “da destra”, convinti che la Federazione Russa di Vladimir Putin incarni un imperialismo neosovietico che desideri annettere l’Europa “da Lisbona a Vladivostok” e che serva un riarmo europeo e un relativo esercito, memori delle riflessioni di Adriano Romualdi –, e visti i legami di quest’ultimo con l’Institute Iliade, è assai probabile che l’Istituto Eneide diventi un punto di riferimento per i “fascisti del terzo millennio”, spingendoli a uscire dalle sacche incapacitanti della nostalgia fascista, sposando le riflessioni postfasciste della destra identitaria, un modo per modernizzarsi senza necessariamente fare abiura del proprio passato. 

3) è interessante segnalare la continua “liaisson dangerouse” fra fascisteria francese e italiana – parafrasando uno studio su questo tema di Pauline Picco pubblicato qualche anno fa –[3] perché se l’Institute Iliade crea una sua sezione italiana, l’Istituto Iliade, il GRECE non è da meno: nel 2020, in piena fase di lockdown per la pandemia da COVID-19, un gruppo di intellettuali impegnati in svariati ambiti, quali l’insegnamento, la filosofia, la storia e geopolitica, il giornalismo ed editoria, l’arte e metapolitica, ecc. come Francesco Marotta, Eduardo Zarelli, Andrea Virga, Andrea Cascioli, Andrea Scarabelli, Luca Siniscalco, Lorenzo Borré e molti altri, tutti vicini alle posizioni di Alain de Benoist e del prof. Marco Tarchi (Zarelli da anni scrive sulla rivista tarchiana Diorama letterario, occupandosi di ecologia e filosofia), primo a diffondere le tesi metapolitiche della Nouvelle Droite in Italia negli anni ‘70, hanno animato un centro studi vicino alla casa madre parigina e alle riviste ad essa collegate (Éléments, Nouvelle École, Krisis), il “GRECE – Italia”, per porsi, come gli amici francesi, a testa di una “rivoluzione metapolitica” atta ad elaborare nuove sintesi fra tutte le idee provenienti da destra o da sinistra che si oppongono ai principi della mentalità moderna, definiti da Alain de Benoist come “il nemico principale”: il capitalismo e la società di mercato sul piano economico, il liberalismo sul piano politico, l’individualismo sul piano filosofico, la borghesia sul piano sociale e gli Stati Uniti sul piano geopolitico (da cui l’interesse, negli ultimi anni, per l’eurasiatismo e le riflessioni di Aleksandr Dugin, a differenza degli ambienti identitaristi che si dividono fra “europeisti” russofobi e gli “eurosiberiani”, aperti alla Russia ma non ai popoli d’Asia).

È interessante perché, segnalavo qualche anno fa su questo blog nell’articolo “I limiti organizzativi della Nuova Destra italiana”,

mentre in Francia, nel Belgio francofono e fiammingo, in Germania, in Austria ecc. tutti i circoli intellettuali che si rifanno alle riflessioni metapolitiche di Alain de Benoist si danno una struttura organizzativa sul modello francese [...], in Italia avremo solo un cenacolo intellettuale legato alle due/tre riviste dirette e autoprodotte dal prof. Tarchi, cioè Elementi, Diorama letterario e Trasgressioni.



Dopo avere organizzato diversi convegni aperti ad intellettuali provenienti dalla sinistra e ufficializzato la graduale rottura col Msi e in maniera netta con la destra radicale – rottura avvenuta col convegno ‘Nuova destra e destra radicale. Dalla evoluzione alla specificità’, i cui atti saranno pubblicati su «Diorama letterario» n. 76 del novembre 1984, ufficializzando la rottura del siciliano Fabio Granata, legato ad Adriano Romualdi – accusata di ancorarsi al «mito incapacitante del tradizionalismo»[4] per la «costruzione di una griglia interpretativa del divenire storico» tipica del discorso ciclico di matrice evoliana, «necessaria ed utile» per rispondere alle «carenze della destra politica» ma negativa per «il sorgere di un mito incapacitante, collegato all’attesa della “fine di un ciclo”, ineluttabile, ed a rifuggire da ogni opzione politica per privilegiare solo la formazione personale»,[5] si aprirà all'interno dell'ambiente neodestro italiano un dibattito sul modello organizzativo da adottare.

Si terrà, nell'aprile 1986, a Palestrina, dopo ben tre incontri preparatori a Padova, Milano e Firenze, un incontro per dar vita ad un'“Associazione Nazionale Metapolitica” strutturata attorno ad una rete di circoli territoriali sparsi su tutto il territorio nazionale, più o meno sul modello del GRECE francese. Vi era già un collegamento – oltre alle pubblicazioni di Tarchi ovviamente – con il centro studi francese: all'epoca il giovane milanese Stefano Vaj – che oggi mantiene rapporti con l’Institute Iliade visto il legame affettivo e intellettuale con Giorgio Locchi – sarà il responsabile italiano del Sécretariat Études et recherches del Grece nonché animatore con Guillaume Faye, una delle menti più raffinate della nouvelle droite francese assieme ad Alain de Benoist, del Collectif de réflexion sur le Monde Contemporain. Peccato, spiega lo stesso Tarchi, che la nascita di questa rete capillare a supporto di questa “Associazione Nazionale Metapolitica” sarà

«... un obiettivo fuori portata, in primo luogo per l'assoluta carenza di risorse economiche adeguate a sostenerlo, resa evidente dal fatto che i quattro numeri del “Bollettino nazionale di coordinamento della Nuova destra” usciti tra il marzo 1985 e l'ottobre 1986 per illustrarne le ragioni e le possibili fasi di sviluppo hanno una modestissima veste, più somigliante ad un ciclostilato che a un opuscolo stampato, ma si cerca di perseguirlo per rispondere alle aspettative di una parte dei simpatizzanti di base, incapaci di assegnarsi un ruolo in un ambito limitato alla sola elaborazione e divulgazione intellettuale. L'incontro rivela tuttavia l'esistenza di un'insanabile divergenza tra due tendenze rappresentate all'interno del gruppo promotore: da un lato c’è chi vorrebbe dar vita ad un’esperienza analoga al Grece francese, per darsi una fisionomia più definita e riuscire a presentare il movimento all’esterno come interlocutore facilmente individuabile; dall’altro si colloca chi sostiene l’opportunità di rimanere allo stadio di corrente culturale aperta, agile e non condizionata da rapporti formali, temendo che la forma associativa provochi un irrigidimento e una cristallizzazione.» [6]

Non riuscendo a trovare alcuna mediazione fra le due linee, che come spiega Tarchi stavano creando un’insanabile frattura in seno alla Nuova destra italiana, e non volendo far sfociare il confronto in una verifica dei rapporti di forza che avrebbe disgregato il gruppo, il progetto “Associazione nazionale metapolitica” si inabisserà rapidamente. Questo, ammette lo stesso Marco Tarchi nella postfazione del libro La rivoluzione impossibile: dai Campi Hobbit alla Nuova destra, portò tale area a sfilacciarsi gradualmente, al punto che molti sostengono, Tarchi in testa e studiosi come Marco Angella e Massimo Capra Casadio,[7] che la Nuova Destra come area chiudi i battenti, in Italia almeno, nel 1994.

Tale dicitura è sorpassata, e anche i francesi del GRECE se ne sono accorti, non usando più l’etichetta giornalistica abusata sin dal 1979 di “Nouvelle Droite”, ma non quella di “Movimento Metapolitico per le Nuove Sintesi” o “Nouvelle Culture”, e la nascita del GRECE – Italia (che strategicamente non ha nessi né con l’Institute Iliade né con la sezione italiana dell’Istituto Iliade, quanto meno per gli obiettivi, i referenti e l’idea geopolitica) forse conferma che l’unico limite del neodestrismo italiano non erano le sue idee in sé – che si palesano in una fase di crisi di rigetto delle ideologie moderne nate nell’800 e ‘900 –, ma l’assenza di una struttura organizzativa, dando spazio a tali riflessioni e idee sincretiche critiche verso la postmodernità.

Come sempre la domanda è: se “a destra” ci sono giovani intellettuali che prendendo mano le riflessioni di Alain de Benoist e cercano di portarle avanti davanti ad una crisi di civiltà ormai ultradecennale in più campi, perché a sinistra manca un progetto intellettuale affine, non tanto nei contenuti, ma nella forma? E perché, ogni volta che un qualche intellettuale anticonformista nasce in campo neo-marxista o socialista (Costanzo Preve, Jean-Claude Michéa, Carlo Formenti, ecc.), spunta fuori a sinistra l’etichetta infamante di “rossobruno” per tappargli la bocca? Credo che tali domande devono trovare al più presto una risposta, specie in una fase in cui la sinistra europea va a rimorchio della peggio tecnocrazia ultraliberista in seno all’UE più bellicista – favorendo chi, da sponde opposte, contrasta tali derive – venendo meno alla sua storica missione di emancipare i più deboli, sposando peggior la narrazione imperialista occidentale sui vari fronti, dalla Palestina al Medio Oriente passando al fronte russo-ucraino fino a quello dell’Indo-Pacifico. E magari chiedendosi perché, dall’altra sponda, si danno al via certe iniziative intellettuali mentre a sinistra ci si bea della nostalgia della sinistra comunista o socialista che fu e che è bella che andata dal 1989, o cercando modelli stranieri impraticabili.

 Matteo Luca Andriola

 

 

 



[1] Maxime Macé, Nicolas Massol, "Iliade, un «institut» de formation au service des thèses racistes désormais représenté à l’Assemblée", in Libération, 15 settembre 2024, https://www.liberation.fr/politique/iliade-un-institut-de-formation-au-service-des-theses-racistes-desormais-represente-a-lassemblee-20240915_7J24MUBIEJCUJJ4ZL3KBX4IMYQ/.

[2] Sulla Nouvelle Droite e il mouvance identitaire cfr. Francesco Germinario, La destra degli dei. Alain de Benoist e la cultura politica della Nouvelle droite, Bollati Boringhieri, Torino 2002; Pierre-André Taguieff, Sulla Nuova Destra. Itinerario di un intellettuale atipico, Vallecchi, Firenze 2003 (ed. orig. 1994); Pierre Milza, Europa estrema. Il radicalismo di destra dal 1945 a oggi, Carocci Editore, Roma 2003, pp. 195-231 (ed. orig. 2002); Jean-Yves Camus, “Le Bloc identitaire, nouveau venu dans la famille de l'extrême droite”, Rue89, 19 ottobre 2009; Stéphane François, “Réflexions sur le mouvement «Identitaire» [1/2]”, Fragments su les Temps Présents, 3 marzo 2009; Id.; “Réflexions sur le mouvement «Identitaire» [2/2]”, Fragments su les Temps Présents, 5 marzo 2009; Id., Au-delà des vents du Nord: l'extrême-droite française, le pôle Nord et les Indo-Européens, Presses universitaires de Lyon, Lione 2014; Id., La Nouvelle Droite et ses dissidences : identité, écologie et paganisme, Le Bord de l'Eau, Lormont 2021; Id., Géopolitique des extrêmes droites. Logiques identitaires et monde multipolaire, Le cavalier bleu, 2022; Matteo Luca Andriola, “Il Mouvement Identitaire francese: dal gramscismo di destra a Terre et peuple”, Paginauno n. 35, dicembre 2013 – gennaio 2014; Id., “Il Mouvement Identitaire francese: da Unité radicale al Bloc identitaire”, Paginauno n. 37, aprile – maggio 2014; Id., La Nuova destra in Europa. Il populismo e il pensiero di Alain de Benoist, Edizioni Paginauno, Milano 2019 (ed. orig. 2014).

[3] Cfr. Pauline Picco, Liaisons dangereuses. Les extrêmes droites en France et en Italie (1960-1984), Presses universitaires de Rennes, Rennes 2016.

[4] Marco Tarchi, Cinquant’anni di nostalgia. La destra italiana dopo il fascismo, a cura di Antonio Carioti, Rizzoli, Milano 1995, p. 96.

[5] Marco Tarchi, “Ipotesi e strategie di una nuova destra”, in Apiù Mani, Proviamola nuova, atti del convegno «Ipotesi e strategie di una “Nuova destra”», L.Ed.E., Roma 1980, pp. 110, 111.

[6] Marco Tarchi, I Campi Hobbit, la Nuova destra e la «Destra nuova». Una controversia politico-genealogica, in Marco Tarchi, La rivoluzione impossibile: dai Campi Hobbit alla Nuova destra, Vallecchi, Firenze 2010, pp. 456, 457.

[7] Cfr. Michele Angella, La Nuova Destra. Oltre il neofascismo fino alle "nuove sintesi", Fersu, Firenze 2000 e Massimo Capra Casadio, Storia della Nuova Destra. La rivoluzione metapolitica dalla Francia all'Italia (1974-2000), Clueb, Bologna 2013.  

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