Leucio Miele, cinquant'anni dopo. Una figura superiore
Leucio Miele lo conosco per la fotografia che si trovava nella stanza romana di Walter Spedicato, in via Lorenzo il Magnifico, affissa alla parete di fianco al suo letto.
Mi fu raccontato, da lui e da Puccio Spezzaferro, che alla guida di Lotta di Popolo, ma soprattutto dei suoi concittadini, aveva dato vita quasi a una rivoluzione locale, a Montalbano Jonico in Lucania, portando la gente tutta al di fuori dei partiti. Era un vero e proprio capo carismatico. Enzo Maria Dantini, che di sicuro non era un gregario, dopo averlo conosciuto, affermò: "abbiamo trovato il capo che aspettavamo!"
Poi venne portato via dalla leucemia, che visse in assoluta dignità e con il distacco metafisico ed esistenziale evoliano o più propriamente dell'antico romano.
Per noi, giovanissimi capi della nascente Terza Posizione, era una figura lontana nel tempo (la sua rivoluzione in Lucania era di ben due anni prima!) e anche in qualche modo un simbolo del destino: non è oggi - pensavamo - il tempo degli dei celesti e solari e per questo è andato via. Gli dei, comunque, chiamano a loro, giovani, quelli che prediligono.
Poi ho saputo, oppure ho letto, cose incredibili sulla sua generosità, la sua bontà d'animo, la sua nobilissima umilità e il suo essere una figura superiore, di altri tempi.
Rimpiango di non averlo conosciuto e invidio bonariamente chi ha potuto frequentarlo.
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