A D'Elia ancora non perdonano il sostegno a Mambro e Fioravanti
L’intento di organizzare un panel ecumenico stava tutto nel titolo, "Mai più terrorismo: informazione e dialogo verso la riconciliazione e la pacificazione nazionale". Ma attorno all’evento organizzato dall’Università di Foggia per promuovere una riflessione sul tema del terrorismo in Italia sono germogliate aspre polemiche.
Colpa degli ospiti – che fanno gridare al revisionismo – e del format del convegno programmato per il prossimo 24 marzo: il racconto della storia di due vittime, Benedetto Petrone (militante comunista barese ucciso nel ’77) e Sergio Ramelli (militante milanese del Fronte della Gioventù ucciso nel ’75) che, per i critici, restano innocenti ma con storie profondamente diverse.
Nel calderone della contesa legata all’appuntamento – che gode del patrocinio di Camera e Senato e vedrà la lettura dei saluti del presidente Ignazio La Russa – è finito tutto questo. Ad agitare le acque, anzitutto, l’invito di Sergio D’Elia, segretario dell’associazione Nessuno tocchi Caino ed ex terrorista del gruppo armato Prima Linea.
Nel suo passato la condanna a 25 anni di reclusione per 31 capi di imputazione scoccata dai giudici della Corte d’Assise d’Appello di Firenze in relazione al concorso nel tentativo di evasione dal carcere delle Murate che culminò con l’uccisione del poliziotto Fausto Dionisi, il 20 gennaio 1978. Da allora il percorso di ravvedimento di D’Elia, negli scorsi anni anche deputato e oggi alla testa dell’associazione impegnata per l’abolizione della pena di morte
. Il suo invito è stato bollato come "inaccettabile" da una parte dei docenti dell’Ateneo foggiano, che trovano una sponda negli studenti dell’università. A compendiarne lo stato d’animo, Gregorio Carmone, di Link-Udu: "Siamo contenti – afferma – che anche un gruppo di docenti sia del nostro stesso parere. I problemi sono principalmente due: gli invitati, alcuni dei quali come D’Elia hanno assunto anche posizioni revisioniste sulla storia, e il modo di affrontare il tema. Quelle di Petrone e Ramelli sono due storie diverse: metterle assieme fa del convegno un calderone decontestualizzato. Petrone – afferma ancora - non è stato ucciso dai terroristi ma dei militanti del Fronte della gioventù, ossia di quella destra di cui fa parte il Movimento sociale italiano che può essere definita parlamentare. Ramelli è stato ucciso da esponenti della sinistra extraparlamentare e quindi per quanto siano due omicidi e per quanto possano sembrare simili sono maturati in contesti del tutto diversi".
Anche la Cgil Foggia ha lanciato strali sull’evento. A partire proprio dalla presenza di D’Elia e da quella, in qualità di moderatore, del direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci. “È noto - afferma il segretario generale della Cgil di Foggia, Gianni Palma - che il direttore Chiocci e D’Elia dell’associazione Nessuno Tocchi Caino, siano ancora oggi sostenitori dell’innocenza di Mambro e Fioravanti per la strage di Bologna, nonostante ripetute sentenze passate in giudicato. L’intento poi di accomunare le drammatiche vicende di Sergio Ramelli e Benedetto Petrone, nel ricorrente e diffuso ricorso al paradigma vittimario - continua - cela vicende e storie processuali differenti pur trovandoci di fronte a due vittime innocenti. Esecrabili gli atti, ma è doveroso ricordare che gli assassini di Benny partirono da una sede del MSI barese, lo stesso partito dal quale provengono il presidente del Senato e il vicepresidente della Camera. Tutto questo è noto al rettore e ai docenti che hanno avallato promosso questa iniziativa?”.
Contattato da Repubblica, Sergio D’Elia si dice stupito dalle polemiche. "Sergio D’Elia terrorista? Deve essere un errore di persona. Se si parla di Sergio D’Elia è un’altra persona da quella che descrivono le critiche. Non so di chi stanno parlando", afferma. E su Mambro e Fioravanti rincara: "La penso allo stesso modo. Mambro e Fioravanti sono innocenti e sarei molto cauto a prendere le sentenze come verità storica e non giudiziaria. Se usassimo questo metro avremmo ritenuto ancora Enzo Tortora colpevole. Io ho il mio libero convincimento". Basato su cosa? ''Conosco le persone. E conosco la storia d’Italia. So quali meccanismi portano a sentenze fallimentari".
FONTE: La Repubblica
(umt) - A onor del vero, nonostante sia lecito sollevare più di un dubbio sulla sua esclusiva responsabilità, la verità giudiziaria è che c'è un unico omicida di Benedetto Petrone: l'avanguardista Giuseppe Piccolo. Il processo ha escluso la responsabilità dei militanti missini. E le coincidenze significative tra le due vittime sono numerose:
- gli omicidi erano tutti extraparlamentari
- le organizzazioni a cui appartenevano avevano un nome in comune: Avanguardia nazionale a Bari, Avanguardia operaia a Milano
- le due vittime erano entrambi militanti delle organizzazioni giovanili di Msi e Pci
- l'omicida di Petrone e il principale responsabile dell'agguato a Ramelli si sono suicidati
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