Martedì, Aprile 8 2025

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Acca Larentia: tra i colpiti dal Daspo anche gli Adinolfi




AGGIORNAMENTO 22 FEBBRAIO

43 anni dopo l'ultimo procedimento, a un mese esatto dal 25mo anniversario del mio ritorno in Italia dopo venti di esilio.
Per la prima volta insieme a mio figlio (oltre alla Scelba e la Mancino suggeriranno il 41bis?)
Ma, sì sa, siamo noi a essere rimasti al 1945.
Ps: se non si legge perché sfocato, si riferisce alla commemorazione, il 7 gennaio scorso, della strage di Acca Larentia, che, per la Questura, è "cosiddetta"



Così Gabriele Adinolfi rende noto di essere, con il figlio Carlomanno, tra i colpiti da Daspo fuori contesto per la celebrazione del 7 gennaio scorso. In questo caso la misura colpisce duramente. Gabriele, infatti, è uno che "se ne frega della galera" ma lo stadio no, non glielo devi toccare. Poiché abbiamo fatto diversi eventi in giro per l'Italia una delle condizioni per la fissazione della data era il calendario della Roma. Anche se all'epoca non c'erano tante misure di sicurezza, nei mesi di latitanza operativa in Italia (primavera 1982) trovò tempo e modo di andare in curva all'Olimpico per una partita della sua Roma. Passione condivisa con moglie e figlio che trovavano imbarazzante, nella nostra amicizia, non il fatto che fossi "zecca" ma "gobbo". Così, consapevole della sua passione calcistica (come nelle cose più serie Gabriele è un primo della classe: ultracompetente, maniacale, espertissimo di tattiche ma anche di curriculum) lo portai con me in sala stampa (con un accredito 1+1) per i sedicesimi di finale di Coppa Uefa del 1989-90 contro il PSG a Parigi. Era l'anno che poi la Juve vinse la coppa contro la Fiorentina e licenziò Zoff per prendersi quella capra di Maifredi... Per dare invece la misura della grandezza del calcio francese dell'epoca, al Parco dei principi A si disputavano i quarti di finale della Coppa di Francia di rugby. E sul campo B la competizione europea. 


Se fosse vivo Foucault - commenta sulla mia pagina Facebook Fabrizio Mottironi che di Terza Posizione fu giovanissimo dirigente e si fece anni di carcere da innocente  - questi daspo fuori contesto offrirebbero a lui un eccellente esempio del controllo politico e repressivo dei corpi che interviene là dove in un confine normativo sfumato, emerge prepotentemente la morale di senso comune di cui la Questura rimane la sola interprete. Insomma la vecchia logica della buoncostume. Autoritarismo contemporaneo quindi, senza se e senza ma.



Siamo di fronte a provvedimenti assurdi di cui tra l’altro veniamo a conoscenza dai giornali”. Così CasaPound Italia commenta i daspo fuori contesto per le manifestazioni sportive applicati nei confronti di 16 militanti per le commemorazioni di Acca Larenzia.

“Nonostante ancora non ci siano stati notificati - continua Cpi - alla stampa vengono forniti nomi, cognomi e informazioni spesso fantasiose che non corrispondono alla realtà. In CasaPound ci sono padri, madri, lavoratori, studenti e ogni parte della società civile, evidentemente anche tifosi di calcio o altri sport: detto questo, nessuna regia o nostra trama occulta esiste nelle curve italiane ed è paradossale che alcuni daspo arrivino a persone che non mettono piede in uno stadio da vent’anni o minimamente interessate al calcio”.

“Ci appare chiara la volontà di colpire, punire e intimorire un movimento che non ha abbassato la testa di fronte alle 31 denunce per apologia di fascismo arrivate per la commemorazione del 2024 e alle
indagini in corso per lo scorso 7 gennaio. Vorremmo solo ricordare alcune cose che la stampa spesso dimentica: sul saluto romano si sono espresse le Sezioni Unite con una sentenza che di fatto esclude ogni ipotesi di reato in casi come quello di Acca Larenzia e sulla base della quale gli imputati di diversi processi, a partire dalle commemorazioni di Sergio Ramelli a Milano, sono recentemente stati assolti. Il 7 gennaio, inoltre, si svolge appunto una commemorazione, in cui ricordiamo tre ragazzi assassinati che dopo quasi 50 anni, come in altri casi, non hanno ancora avuto giustizia e meriterebbero quantomeno rispetto e silenzio”.

“Non c’è nessuna sfida allo Stato o alle procure da parte nostra - conclude CasaPound - ma semplicemente la volontà di non fare passi indietro rispetto a una commemorazione che si svolge da decenni e nemmeno, stando alle ultime sentenze in merito ai saluti romani, costituisce reato. È una questione di dignità, libertà e giustizia, che seppur sappiamo essere parole incomprensibili ai più in quest’epoca di sciacalli, restano per noi principi oltremodo più importanti delle nostre fedine penali".

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