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Già una sentenza del 1998 indica in Nino Madonia il killer di Mattarella


AGGIORNAMENTO 5 GENNAIO - Prende consistenza lo scoop di la Repubblica. La nuova pista sull'omicidio di Piersanti Mattarella porta direttamente alla cupola di Cosa Nostra. A uccidere il presidente siciliano sarebbero stati due componenti del gruppo di fuoco a disposizione della commissione. I palermitani Nino Madonia, figlio di Ciccio, capomandamento di Resuttana-San Lorenzo e Pino Lucchese della cosca di Ciaculli, il mandamento rurale guidato dal "Papa", Michele Greco, il capo dei capi che consegnò Palermo ai "corleonesi". A indicare Nino Madonia (condannato a sette ergastoli per i più importanti delitti mafiosi degli anni '80) era stata già la sentenza sui "delitti politici" del 1998: 

"Tutti i collaboratori hanno altresì escluso ogni coinvolgimento di personaggi esterni all'organizzazione mafiosa nel delitto ed in particolare di terroristi neri, indicando la maggior parte in Nino Madonia il killer che si avvicinò a Mattarella per sparargli". "I giudici - ha affermato Repici - nel 1998 scrivono, peraltro, che Nino Madonia faceva parte del gruppo di fuoco a disposizione della commissione e che, altro particolare di non poco conto, che Nino Madonia somigliasse moltissimo a Fioravanti, come lui aveva occhi chiari e l'espressione degli stessi era glaciale. Nella sentenza si legge infatti: 'Invero (il collegio) esaminando le fotografie dei due soggetti e le schede antropometriche acquisite, balza all'evidenza una solare somiglianza tra i due che hanno tratti somatici molto simili sia con riferimento al colorito degli occhi, all'altezza, al taglio e al colore dei capelli e comunque ai tratti complessivi del viso, anche l'età dei due, poi, appartiene alla stessa fascia".   




Anche quest'anno, alla vigilia dell'anniversario dell'omicidio del fratello del presidente della Repubblica (Palermo, 6 gennaio 1980) c'è la corsa all'annuncio della riapertura delle indagini. Quest'anno a battere tutti sul tempo è Lirio Abbate, che ricicla un suo vecchio scoop (abortito). Il lungo articolo pubblicato sull'edizione cartacea odierna tiene da molte ore l'apertura dell'edizione online. Evento decisamente raro, per restare sul piano strettamente tecnico. 

Le informazioni sul fatto nuovo sono estremamente generiche. Facendo riferimento a due killer mafiosi è evidente che siamo in presenza di  un ennesimo filone di indagini. Il penultimo è di quest'estate. Ad aprirlo una lettera anonima in cui è indicato un nome preciso, un neofascista siciliano. Identificato sulla base delle caratteristiche descritte dalla vedova Mattarella: occhi di ghiaccio, andatura caracollante. Una storia che ha raccontato, tra gli altri, il Secolo d'Italia.
E' strano però che il grande inviato del gruppo Gedi rilanci, dandola per verità acquisita, un'ipotesi investigativa che non ha avuto riscontri.


Questa ipotesi era alla base dell'inchiesta del 2019 che si è conclusa quattro anni dopo, con un nulla di fatto, perché i proiettili dei due delitti erano degradati e non potevano essere comparati. Una certezza senza pezze d'appoggio, quindi  

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