Paolo Berizzi perde la sfida giudiziaria con Maurizio Murelli
Ti avevo sfidato a pubblico duello dialettico dal quale saresti uscito sconfitto. È vero, avevo implementato la disfida con qualche espressione colorita che essenzialmente aveva lo scopo di far leva sul tuo amor proprio e portarti ad accettare il confronto. Ma tu hai preferito evitarlo e ricorrere al duello giudiziario dopo aver frignato presso l’Ordine dei giornalisti, che ti ha sostenuto nella tesi della minaccia (addirittura!!!). Ebbene, sei stato sconfitto anche nel duello giudiziario. Sono passati sette anni e mezzo dalla mia disfida e con il tempo ho capito che non meriti neppure di essere preso in considerazione. E quindi per me non esisti più, qualsiasi cosa tu pubblicherai in futuro. In ogni caso, devo la mia vittoria nei tuoi confronti alla sagacia dei miei avvocati, Stefano Sutti e Isabella Corlaita, che ringrazio di cuore.
Addio, Paolo Berizzi.
Così Maurizio Murelli annuncia la vittoria giudiziaria sull'inviato di la Repubblica, specializzato in antifascismo. In tutta evidenza il linguaggio della sfida era impertinente e incontinente, ma non c'era nessuna minaccia. Solo un uso molto forte del diritto di critica, a mio giudizio. In ogni modo il giudice non è potuto entrare nel merito: perché, banalmente, la querela era stata presentata fuori tempo ... Un errore imbarazzante. Berizzi non l'ha presa bene e rilancia, dando del "vigliacco" e del leone da tastiera a Murelli:
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