Gran ballo a Venezia, insulti razzisti e omofobi agli studenti napoletani
Insulti razzisti e omofobi. Contro i napoletani. Anzi, contro un gruppo di giovani studenti tra i 14 ed i 18 anni che era a Venezia, sabato sera, per partecipare al Gran Ballo storico di Natale, con tutte le associazioni italiane di danza storica.
I ragazzi, una ventina di studenti dell’Istituto Archimede di Ponticelli, accompagnati dalla dirigente della scuola Rori Stanziano, «stavano percorrendo in abiti d’epoca alcune strade della città per la “Sfilata storica con le lanterne” che li avrebbe portati sino al palazzo del Gran Ballo quando hanno incontrato - racconta Stanziano - alcuni ragazzini della loro stessa età che hanno iniziato a bersagliarli con epiteti e invettive dure e volgari». “Terroni”, “napoletani di m...”, “straccioni con le pulci” erano i meno grevi. E poi “gay di m... andate a scoparvi a casa vostra” o “non vi vogliamo in Veneto”. Ma «noi abbiamo continuato a camminare e sorridere» aggiunge la preside, nonostante sentisse «ribollire il sangue per la rabbia e il disappunto». E va dato merito «ai nostri studenti di non aver reagito, di aver mantenuto il sangue freddo dimostrandosi certo migliori di chi ci insultava».
E le offese non sono arrivate solo da ragazzi veneziani, ma anche da adulti, evidentemente istigati dal vedere i “terroni” in gruppo, dal trovarsi di fronte a studenti che ingombravano le strade e le calli «con la loro vitalità, freschezza, allegria, gioventù...». Rori Stanziano ne è stata ancora una volta testimone, e ne fa una denuncia che affida alle pagine di Repubblica e a una lettera al sindaco di Venezia: «Ci stavamo radunando alle porte del B&B per andare via quando un signore veneziano di una certa età, riconosciuto il nostro accento, ci apostrofa così: “Ma ‘sti napoletani si arrampicano dappertutto. Ma perché non se ne tornano al paese loro, fastidiosi come sono!” Frasi dense di inaccettabile cattiveria».
Il contrario del bello e dell’eleganza che gli studenti hanno scoperto con i corsi di danza storica che hanno aperto loro le porte della Serenissima. «I miei ragazzi hanno imparato il valzer spagnolo, la Quadriglia del Gattopardo, il galoppo, la mazurca, la polka. E partecipano con entusiasmo ad appuntamenti che riuniscono tante scuole di ballo. Ma ci ha profondamente addolorati - ed i ragazzi ne sono rimasti turbati - dover subire a Venezia, la Serenissima, assurdi cori razzisti per il solo fatto d’essere napoletani o perché indossavano frac e abiti storici. Ma cattiveria, ottuso pregiudizio, odioso razzismo e inconcepibile omofobia non hanno avuto la meglio sull’esperienza straordinaria dei miei studenti incantati da Venezia e dalla bellezza».
FONTE: Bianca De Fazio/la Repubblica on line
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