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Il pentimento del capo ultrà Beretta: Ciccarelli rivendica lo striscione di condanna della curva Nord


[foto Dagospia]

AGGIORNAMENTO 20 NOVEMBRE 2024, ORE 14,40
"No comment": i circa 150 tifosi pervenuti ieri sera per la consueta riunione presso il "Baretto" di San Siro hanno rifiutato di commentare il pentimento del loro ex capo Andrea Beretta, pur rivendicando l'esposizione dello striscione contro di lui e la sua "infamità". Intervistati da Klaus Davi, che ha assistito a tutta la serata, gli ultras non hanno voluto esprimersi sulla scelta di Andrea Beretta di collaborare con la giustizia. La riunione, convocata insolitamente di martedì, è iniziata alle 21:40 circa. Il tema Beretta nel corso del confronto fra i supporter non è stato sfiorato. Finito l'incontro, Klaus Davi ha avvicinato il leader della curva Nino Ciccarelli che ha rivendicato l'esibizione dello slogan sul pentito Andrea Beretta: «Lo striscione potremmo non essere stati noi a innalzarlo. Scherzo... siamo stati noi», ha detto Ciccarelli a Klaus Davi, rivendicando la scelta del collettivo degli ultras. Nel corso della serata Ciccarelli, nuovamente avvicinato da Davi, alla domanda "Temete un'ondata di pentiti? E cosa dirà Beretta?", ha risposto: «Di questo non parlo».

La serata si è chiusa con la commemorazione dell'ultrà foggiano Samuele Bruno, 15enne morto in seguito all'incidente stradale di un mese fa avvenuto nei pressi di Potenza in cui avevano perso la vita tre giovanissimi. I tifosi hanno esposto due striscioni dedicati al povero ragazzo.

All'inizio della riunione diversi ultras hanno chiesto a Klaus Davi di allontanarsi ma il giornalista si è rifiutato ed è stato il capo dei Viking Ciccarelli a consentirgli di rimanere e assistere alla riunione fino alla fine alle ore 22:30 circa.


16 NOV. - Ha iniziato a collaborare con gli inquirenti da qualche settimana Andrea Beretta, il capo ultrà interista arrestato il 5 settembre per l'omicidio di Antonio Bellocco, l'erede dell'omonima cosca di 'ndrangheta che era anche lui nel direttivo della curva nord e puntava ad assumerne il controllo.

Beretta è stato anche destinatario del provvedimento giudiziario emesso il primo ottobre nel maxi blitz di Polizia e Gdf, coordinato dai pm di Milano Paolo Storari e Sara Ombracontro capi e sodali delle curve interista e milanista di San Siro con l'accusa principale di associazione per delinquere con aggravante mafiosa per gli ultras nerazzurri.

Nei giorni scorsi si era saputo che il legale di Beretta, l'avvocato Mirko Perlino, aveva rinunciato al mandato per divergenze nella linea difensiva e l'ultrà ha scelto un nuovo legale. E' stato anche trasferito da San Vittore in un altro carcere.

La notizia del pentimento è presto arrivata alla “nuova” Curva Nord. Il tifo organizzato dell’Inter ha subito preso posizione sulla scelta di Beretta, ex capo della curva. Ha, infatti, appeso uno striscione piuttosto chiaro fuori San Siro:  “La tua infamità non appartiene alla nostra mentalità”, firmato Secondo Anello Verde, la “nuova” Curva Nord.

 «Sta in un carcere in centro Italia famoso per essere quello dove spediscono i collaboratori di giustizia», rivela una fonte penitenziaria. La Procura è irritata perché avrebbe voluto ritardare il più possibile la notizia del pentimento di Beretta, trasferito a fine settembre, per motivi di sicurezza, da Opera a San Vittore in isolamento. Una decina di giorni fa sarebbe stato spostato in un altro penitenziario molto lontano da Milano ma anche dalla Calabria, dove la cosca della sua vittima  lo vuole morto.

Che qualcosa di grosso si fosse mosso lo si era capito anche dal rilancio di indagini ferme da anni. Come il tentato omicidio di Enzo Anghinelli a colpi di pistola il 12 aprile 2019, dietro cui ci sarebbero l’ultrà rossonero Daniele Cataldo e il suo padrino Luca Lucci, già in cella per le indagini sulle curve milanesi. Manca ancora il colpevole della morte dell’altro ultrà Vittorio Boiocchi, ammazzato sotto casa sua due anni esatti fa con una pistola proveniente dalla Repubblica Ceca.

Ad anticipare il pentimento era stato il giornalista e massmediologo Klaus Davi, grande esperto di 'ndranghet, anticipando l'epilogo dell'intricata vicenda oltre un mese fa in prima serata, ospite di Massimo Giletti nella trasmissione "Lo stato delle cose" su Rai 3 (video al link ). 

«La carriera criminale di Andrea Beretta è finita qui - disse Davi intervistato da Giletti - non ha futuro. L'alternativa è tra 30 anni di carcere per omicidio o il pentimento, mi pare chiaro cosa farà». Nella stessa puntata Davi si dichiarò certo della vendetta dei Bellocco: «Solo chi non conosce minimamente la 'Ndrangheta può pensare il contrario». Poi andò oltre: «Ci saranno altri pentimenti a catena. La criminalità degli ultras è di piccolo cabotaggio. Questi ultras non sono esattamente "schienadrittisti" del crimine», concluse Davi. 



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