Header Ads


Organizzò la "cena fascista": la moglie gli spara dopo una lite


Era già stato al centro delle cronache per aver organizzato la famosa “cena fascista” nel 2019, adesso Luigi Capriotti, vicesindaco di Acquasanta Terme ed ex consigliere comunale di Fratelli d’Italia, torna sotto i riflettori per una lite familiare. Al termine di una discussione, la moglie, Giovanna Pompei, avrebbe sparato al marito con una pistola, ferendolo lievemente al braccio.

Il colpo di pistola e l’arresto


I fatti risalgono a lunedì, ma sono stati resi noti solo nelle ultime ore, come riporta il Corriere Adriatico. Quel giorno il vicesindaco era stato trasportato all’ospedale Mazzoni con una ferita da arma da fuoco al braccio, ma era stato dimesso poco dopo per la lieve entità della lesione.

Inizialmente si era pensato fosse stato colpito per errore da un colpo partito accidentalmente da una pistola regolarmente detenuta da Capriotti, una Magnum 357 acquistata tempo prima con regolare porto d'armi.

Le indagini, però, hanno portato a ribaltare l’ipotesi iniziale: il colpo era stato sparato volontariamente dalla moglie dell’ex consigliere, al termine di un litigio familiare. La donna e stata, quindi, arrestata con l’accusa di tentato omicidio e posta ai domiciliari. Nella giornata di oggi, la donna dovrà comparire per l’udienza di convalida dell’arresto davanti al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Ascoli.

La cena fascista


Già consigliere comunale dal 2016 e coordinatore provinciale di Fratelli d'Italia, nel 2019 il 69enne era stato coinvolto nella cosiddetta “cena fascista”, quella con cui i vertici locali del partito celebrarono una "data fondamentale della nostra storia": 28 ottobre 1922, la marcia su Roma, ovvero l'inizio, di fatto, del fascismo.

Dopo quella cena, Capriotti divenne presidente della Provincia di Ascoli Piceno, succedendo alla presidenza a Sergio Fabiani, esponente del Pd. Successivamente, alla fine del 2021, divenne vicesindaco di con la civica Acquasanta nel cuore e un boom di preferenze.
fonte: LA REPUBBLICA

Nessun commento:

Powered by Blogger.