Caso Maignan. Udine ciacca (no alla cittadinanza onoraria); la Regione medica (il razzismo non ci appartiene)
Estratti da ilnapolista.it
L’Italia dei razzisti che ci tiene a guardarsi allo specchio senza appannamento – la vergogna è umida – è una Repubblica fondata sulle sparute minoranze “di cretini”. Sono sempre “pochi” gli “individui” da cui prendiamo strumentalmente le distanze a cose fatte. A smentire una ignoranza collettiva, quasi un reddito morale di cittadinanza che siamo costretti a pagare noi, tapini contribuenti, a loro, i suddetti cretini.
I razzisti sono sempre gli altri. Il vicino in curva, il dirimpettaio di pianerottolo, il simpatico salumiere protofascista, il cameriere trumpiano a sua insaputa, il o più ministri in carica. Ma noi mai. Adottiamo la metrica dei compartimenti stagni per trarci in salvo. Solo che vale per tutti: le persone perbene e i razzisti stessi. Che non glielo si rinfacci. Si offendono. Nel frattempo accumuliamo figure di merda da collezione col pratico raccoglitore in omaggio.
Oggi il Friuli Venezia Giulia ha acquistato (senza firma) due pagine intere sulla Gazzetta dello Sport e sul Corriere della Sera per ribadire che “il razzismo non ci appartiene”. Il titolone è SENZA MOTIVO, proprio così, tutto in carattere maiuscolo.
Il messaggio è che il Friuli è un “territorio di confine, sempre aperto a culture diverse e persone di ogni nazionalità, il Friuli Venezia Giulia accoglie e valorizza, sostiene e crea sviluppo. La nostra gente non accetta di essere definita razzista per l’inqualificabile gesto di pochi individui, già identificati e puniti, che non ci rappresentano. Il nostro tifo vive da sempre lo sport come una sana passione, oltre ogni differenza. IL RAZZISMO NON CI APPARTIENE”
FONTE: DAGOSPIA
Il Consiglio comunale di Udine ha bocciato la proposta di concedere la cittadinanza al portiere del Milan Mike Maignan, offeso con ingiurie razziste durante la partita contro l'Udinese disputata al Friuli, il 20 gennaio scorso. Per far passare la proposta non erano sufficienti i voti della sola maggioranza ma occorrevano i tre quarti dei voti dei consiglieri. La minoranza di centro-destra ha votato invece in modo compatto contro la proposta del sindaco Alberto Felice De Toni, a capo di una amministrazione di centro-sinistra.
"Prendo atto con dispiacere che il centrodestra non è stato al nostro fianco in questo delicato momento. Si è persa l'occasione per dimostrare che la nostra città è unita e che si distanzia nettamente da ciò che è accaduto, che, per quanto frequente in diversi stadi e messo in atto da pochi singoli, non rappresenta minimamente la città. Né tanto meno i nostri tifosi". E' stato questo il commento a caldo del sindaco De Toni: "Il nostro intento era duplice: una forte presa di posizione, altamente simbolica, contro ogni tipo di discriminazione. E la difesa della nostra città e dei nostri tifosi da accuse ingiuste", ha proseguito il sindaco. De Toni ha fatto notare che molti ministri - Piantedosi, Abodi, Salvini - dello stesso colore dei consiglieri che oggi hanno votato contro "hanno tenuto una linea durissima contro gli insulti razzisti avvenuti allo stadio Friuli. Siamo una terra di gente accogliente, una terra di confine, da sempre abituata alla multiculturalità, una terra di associazionismo e volontariato sociale, una terra rappresentata nel mondo del calcio da una squadra multietnica, vero esempio di integrazione. Ecco perché conferire la cittadinanza onoraria a Mike Maignan, come simbolo della lotta al razzismo, dimostrava la sensibilità della nostra città", scrive ancora il primo cittadino.
Diverso il tono dell'opposizione, affidato all'ex sindaco, il leghista Pietro Fontanini: "Sono convinto che la cittadinanza non debba essere conferita perché potrebbe sembrare un'azione riparatoria per una colpa che i friulani non ritengono di avere. Per prassi e tradizione - ha proseguito Fontanini - la cittadinanza onoraria si riconosce a personalità che hanno concretamente contribuito al benessere socio-culturale dei cittadini". La vicenda di Maignan "non rientra in queste fattispecie", che, tuttavia, "vanno senza dubbio, in modo fermo, condannate".
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