26 ottobre 1988: muore d'overdose Aldo Tisei, un pentito bugiardo
Aldo Tisei è uno degli ordinovisti tiburtini pentiti, transitati dalla militanza di paese alla lotta armata e poi alla malavita organizzata. Muore di overdose il 26 ottobre 1988. Lo trovano con un ago al braccio in una stanza d'albergo a Milano. Era tossicomane da una decina di anni. Gode della stima di giornalisti e magistrati ma molte delle sue accuse crollano per l'assoluta inconsistenza e contraddittorietà. Alla sua vicenda ho dedicato un saggio inedito (qui puoi scaricare l'intero testo) che pubblicherò a puntate (5 o 6) tra oggi e domani su Fascinazione
Una raffica
di assoluzioni
“Nel processo
penale a carico di D’Arrigò Sebastiano ed altri 36 imputati, ben 11
imputati sono stati assolti con formula piena, per non aver commesso il fatto,
dai reati di associazione a delinquere, di detenzione e spaccio di droga, non
essendo state ritenute attendibili le dichiarazioni accusatorie del pentito Tisei
Aldo, già colpito da 27 mandati di cattura per reati gravissimi. La
sentenza ha rilevato che le dichiarazioni del pentito erano prive di precisi
riferimenti spazio-temporali, e riferivano circostanze apprese dal Tisei, a suo
dire, da altri.
I processi ordinovisti
Nel processo
penale a carico di Tilgher Adriano + 9, imputati di duplice tentato
omicidio, porto e detenzione di armi, ben 7 imputati sono stati assolti per non
aver commesso il fatto, disattendendosi le dichiarazioni del pentito Tisei Aldo,
ritenute incongrue e non aderenti al quadro probatorio, come affermato con la
sentenza 25.11.1983 della sezione Istruttoria della Corte di appello penale di
Roma.
Nel
procedimento penale a carico di Pau Virgilio + 11, imputati di omicidio,
rapina e favoreggiamento personale, la sezione istruttoria della Corte di
appello penale di Roma con sentenza 4.7.84, assolveva Vecchioni Sergio,
Andolina Salvatore, Chiesa Sergio per non aver commesso il fatto, su
rilievo che la parola del pentito Tisei Aldo era generica e riferiva
circostanze de relato, ed era del tutto isolata, non trovando conferma in alcun
altro elemento probatorio.
Le dichiarazioni concordate
Nel corso del
processo svoltosi dinanzi la Corte di assise di Bologna a carico di Cavallini
Gilberto + 7, imputati dell’omicidio Amato, il pentito Tisei Aldo
dichiarava che allorquando veniva arrestato un latitante, che sceglieva la via
della collaborazione, si discuteva in carcere su ciò che riguardava le
testimonianze rese, per non compromettere le testimonianze stesse.
Nel processo
penale a carico di Sainas Paolo + 2, imputati di omicidio, porto e
detenzione di armi, la Corte di assise di Roma con sentenza 18.5.84 ha assolto
gli imputati per insufficienza di prove, osservando che l’accusa era basata
unicamente sulla parola del pentito Tisei Aldo, rivelatasi contraddittoria e su
alcuni punti smentita.
Le accuse contraddittorie o smentite dai fatti
Con ordinanza
17.2.83 il Tribunale della libertà di Roma revocava il mandato di cattura
emesso sulla base delle dichiarazioni del pentito Tisei Aldo, nei confronti di Deodati
Antonio, imputato di porto e detenzione di armi, ponendo in rilievo che
difettavano elementi per dare attendibilità alle rivelazioni del pentito,
essendo le dichiarazioni di questi smentite da altre risultanze e presentando
ingiustificabili contraddizioni.
Nel processo
penale relativo al sequestro Antolini Ossi Tommaso, terminato con
sentenza 18.3.83 del Tribunale di Roma che assolveva per insufficienza di prove
gli imputati, la Questura di Roma riferiva che, a seguito di accertamenti
effettuati, non rispondeva al vero quanto affermato dal pentito Tisei Aldo
in ordine al luogo ove il sequestrato sarebbe stato tenuto prigioniero.
Una denuncia per calunnia
L’avv. Germano Sangermano veniva arrestato
per il reato di favoreggiamento personale in base alle dichiarazioni rese dal
pentito Tisei Aldo. L’avv. Germano Sangermano veniva dopo pochi giorni
scarcerato ed assolto in istruttoria con formula ampia. L’avv. Sangermano ha
denunziato per calunnia il Tisei Aldo.
Le ragioni del suo successo
Nonostante
questo inquietante “quadro clinico” la collaborazione di ha pesato nella vita di centinaia di
persone. ottenendo credito di
investigatori e magistrati qualificati nonostante le evidenti incongruenze. Non
essendo, per altro, una personalità particolarmente qualificata né tantomeno
carismatica (“un asino”, lo ha definito icasticamente il suo leader Pierluigi
Concutelli), è possibile ridurre tutte le ragioni del suo successo alla
capacità di offrire risposte adeguate alle domande che gli venivano poste,
nella logica feroce del mercato giudiziario degli anni di piombo?
Il guinzaglio lungo
In alcuni
casi le menzogne di Tisei sono plateali ma gli inquirenti preferiscono
lasciargli il guinzaglio lungo. Come quando racconta, per avvalorare la tesi
che fosse Massimiliano Fachini il fornitore dell'esplosivo per i
devastanti attentati dimostrativi del Movimento rivoluzionario popolare
alla fine degli anni '70, che la notizia gli era stata data da Paolo
Signorelli nel 1972, “quando facevo parte del circolo Drieu la Rochelle
da un paio di anni”. Sarebbe stato quindi un bambino prodigio, che inizia la
militanza a tredici anni e capace già a quindici – in un ambiente
ultragerarchizzato - di guadagnarsi la fiducia e le confidenze del leader.
I ritratti di D'Avanzo e Signorelli
“Era un ragazzino ancora
– racconterà di lui Giuseppe D'Avanzo, inviato di punta di 'La
Repubblica' - aveva 14 anni e ne
dimostrava 18, la barba già scura e forte, un corpaccione da lottatore. Diceva:
Sono un italiano nazionalista. Soprattutto odiava i comunisti. Raccontano che
un giorno dinanzi alla sua scuola di Tivoli gli dissero: Il professore ha fondato
un'associazione speciale contro i rossi. Vieni anche tu. Ci andò. Era il 1971.
Il circolo era intitolato a Pierre Drieu La Rochelle. Il professore era Paolo
Signorelli.
Il ragazzino cresciuto troppo per la sua
età era Aldo Stefano Tisei. Quel giorno si intrecciarono i destini
dell'ideologo dell'eversione nera e del primo pentito del terrorismo di destra [in realtà il primo
pentito nero è Cristiano Fioravanti, che comincia a collaborare nella
seconda settimana di aprile 1981, ndb].
(…) Quando si decise a vuotare il sacco, seppe raccontare ai giudici, con
memoria di ferro, voce calma e quasi distaccata, i protagonisti e gli episodi
grandi e piccoli del terrorismo di destra ”
Della loro
conoscenza restituisce un ricordo diverso Signorelli. “L'ho incontrato – racconterà nella sua autobiografia giudiziaria – in carcere. Lui mi ferma presentandosi
calorosamente come Aldo di Tivoli ma io non ne ho un preciso ricordo. Saprò poi
dai malavitosi tiburtini, nei cui ambienti si era spacciato come un duro di
Ordine nuovo, che è un tossico, chiacchierone e in odore di confidente, pestato
da un detenuto comune per un' infamità”.
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