La controffensiva giudiziaria di De Angelis e il doppiopesismo del Pd
Ha deciso di passare al contrattacco Marcello De Angelis, oramai ex responsabile della Comunicazione Istituzionale della Regione Lazio. Ha scritto al presidente Francesco Rocca una lettera di dimissioni anticipata in un colloquio privato. Sulle motivazioni alla base della decisione tace, ma non rimane in silenzio davanti a un'accusa "falsa e diffamatoria".
De Angelis si riferisce ad alcuni quotidiani che gli avevano attribuito un post su Instagram, datato 21 dicembre 2022, dai contenuti antisemiti. Per alcuni "inneggiava a Himmler", il comandante delle forze di sicurezza del Terzo Reich. Accuse molto gravi alle quali, dopo settimane, De Angelis ha deciso di rispondere.
"L'accusa - dice all'AGI De Angelis - di aver pubblicato nel dicembre 2022 un post antisemita, addirittura inneggiante a Himmler e all' Olocausto(!) è falsa e diffamatoria: il messaggio di auguri del post incriminato - 'è meglio accendere una candela che maledire l'oscurita'' - è una citazione attribuita a Eleanor Roosevelt, ispiratrice dell'ONU e della dichiarazione universale dei diritti umani e a Peter Benenson, fondatore di Amnesty International".
"Ho dato mandato ai miei legali di procedere in via giudiziaria contro chiunque abbia formulato questa infamante accusa contro di me", conclude l'ex parlamentare del centrodestra
De Angelis aveva resistito nelle passate settimane alle polemiche che avevano seguito un suo post su Facebook nel giorno dell'anniversario della Strage di Bologna. Aveva sostenuto nel post l’innocenza di Francesca Mambro, Giusva Fioravanti e Luigi Ciavardini, condannati in via definitiva per l’attentato terroristico, rivendicando il diritto di esternare la sua opinione "su un evento solstiziale della nostra storia", salvo poi scusarsi con "chi io possa aver anche solo turbato esprimendo le mie opinioni".
A dirla tutta De Angelis avrebbe potuto chiudere il cerchio tra i due incidenti sottolineando che sì, è vero, a 18 anni ha scritto una canzone pro-Palestina con espressioni evidentemente antisemite ma che 20 anni dopo il suo giornale era stato il primo a "scoprire" una "pista palestinese" per la strage di Bologna. Una pista che non mi convince ma, stante l'assoluta debolezza e inconsistenza del movente dei condannati in aula o a futura memoria, assolutamente legittima da offrire alla discussione pubblica. Ha preferito evitare.
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