Pista nera e stragi del 1993. Anche Firenze indaga su Delle Chiaie
In passato la sua posizione fu archiviata. Anche a Caltanissetta verifiche sulla possibile presenza a Capaci. Non c'è solo la Procura di Caltanissetta ad indagare su eventuali contatti tra il mondo degli estremisti di destra e Cosa Nostra rispetto alle stragi del 1992.
A riaprire il fascicolo sulla cosiddetta "Pista nera" vi è anche la Procura di Firenze. A darne notizia è Marco Lillo su Il Fatto Quotidiano. La Direzione Investigativa Antimafia, su delega dei magistrati di Firenze (i procuratori aggiunti Luca Turco e Luca Tescaroli) che indagano sui mandanti esterni delle stragi del 1993 (Firenze, Milano, Roma) hanno chiesto verifiche sugli spostamenti dell'estremista di destra Stefano Delle Chiaie (fondatore di Avanguardia Nazionale e cofondatore di Ordine Nuovo).
Già in passato (sulla sua persona c'erano le dichiarazioni del collaboratore di giustizia messinese Luigi Sparacio) la sua posizione fu valutata (e poi archiviata nel 2002) dai giudici. Oggi, però, vi sarebbero nuove piste che meritano di essere approfondite. Difficile dire quali saranno gli sviluppi anche perché, come ricorda Il Fatto, sono totalmente da riscontrare e lo stesso Delle Chiaie (morto nel 2019) fu prosciolto o assolto non solo per le stragi del 1993 ma anche per altre stragi come quella di piazza Fontana del 1969, dell'Italicus del 1974, della stazione di Bologna del 1980 e anche per il golpe Borghese.
Resta comunque il dato che su questi ultimi delitti è sempre emerso un filo nero e se a questi si aggiungessero anche le stragi del 1992 e 1993, dove sono già state accertate le responsabilità mafiose, andrebbe in parte riscritto un pezzo di storia del nostro Paese. Del resto che dietro a quei delitti non vi fu solo mafia è un dato che è emerso in processi ed inchieste ed anche la recente relazione della Commissione Parlamentare antimafia sulla strage di Firenze ha messo in evidenza diversi elementi addirittura definendola come un accadimento criminale "ibrido" oltre Cosa Nostra.
E ciò di cui parliamo, nonostante i trent'anni ormai trascorsi, non sono affatto "vecchie storie", ma sono importanti perché permettono di comprendere meglio anche i tempi che stiamo attraversando. Ma quali sono i nuovi spunti per tornare a approfondire l'eventuale ruolo di Delle Chiaie?
In precedenti articoli abbiamo già raccontato delle dichiarazioni confidenziali rilasciate nel 2006 dal collaboratore di giustizia Alberto Lo Cicero (deceduto) e prima ancora (già nel 1992) dalla sua compagna Maria Romeo, proprio sulla possibile presenza di Delle Chiaie a Capaci un mese prima della strage, che oggi sono oggetto di approfondimento a Caltanissetta.
La Procura di Firenze invece, che già indaga su Marcello Dell'Utri e Silvio Berlusconi ha iniziato una rilettura di atti e documenti.
Tra questi un verbale di un medico, tal Giovanni Bertini, che il giorno dopo la strage si recò dai magistrati Francesco Fleury e Gabriele Chelazzi spiegando che il 26 maggio 1993 aveva preso il treno Intercity che da Roma si reca a Milano alle 9 di mattina. E' qui che avrebbe visto un tizio da lui identificato in Delle Chiaie vicino alla toilette del convoglio. Ai magistrati diede una descrizione sugli abiti (“vestito grigio scuro con camicia bianca e con una cravatta”) quindi aggiunse di essere sceso a Firenze attorno alle 11 per poi salire su un autobus dove diede di sfuggita un'occhiata ad un'automobile.
"Mi colpì la persona di colui che si era messo accanto al guidatore; la persona era in camicia bianca ed io l’ho vista per un attimo nel momento in cui aveva il volto orientato seppur di poco verso la mia direzione come se guardasse verso la strada - mise a verbale, così come riportato da Il Fatto - Lì per lì anche se non avevo e non ho sicurezze, associai questo individuo a quello che avevo riconosciuto per Delle Chiaie, tanto che mi domandai tra me e me cosa ci fosse venuto a fare a Firenze. Per questo tipo di considerazione cercai di cogliere qualche dato dell’automobile”.
L'auto descritta da Bertini era “piuttosto grossa” e color “canna di fucile”. Inoltre il medico, quando i magistrati gli hanno mostrato una foto, ha confermato con certezza che l'uomo visto sul treno era Delle Chiaie, ma non ha potuto confermare alla stessa maniera che quella persona fosse la stessa vista nell'auto. Al tempo vennero fatti accertamenti e la Digos di Firenze, il 31 maggio 1993, scrisse alla Procura fiorentina riportando “la segnalazione della Questura di Bolzano nella quale si informa che nella serata del 26 maggio decorso il Delle Chiaie Stefano unitamente al Nardulli Vito (un ex Avanguardia Nazionale molto vicino a Delle Chiaie, ndr) ha preso alloggio presso la pensione Steidlerhof sita in (…) Bolzano (…) i predetti (…) nella mattinata del 27 maggio successivo (…) verso le ore 12 e 30 hanno presenziato ai lavori di allestimento della nuova sede del partito (il Movimento ANP, Alternativa Nazional Popolare, la lista creata da Delle Chiaie nel 1991, ndr) e sono quindi ripartiti in direzione del casello autostradale Bolzano sud a bordo di autovettura Rover targata BZ…”. Per questo motivo la pista venne abbandonata nel momento in cui Delle Chiaie era a Bolzano mentre la bomba in via dei Georgofili esplose all'una del 27 maggio. Alla fine degli anni Novanta, però, il collaboratore Luigi Sparacio riferì di avere accompagnato il boss Mangano, non meglio precisato all’inizio e poi identificato in Nino Mangano, a un appuntamento a Roma con Stefano Delle Chiaie nel 1993.
Quelle dichiarazioni, dette in maniera confusa, come scrive Lillo furono considerate “intrinsecamente inattendibili oltre che prive di alcun elemento oggettivo di conforto” dal Gip Crivelli nel 2002. Tuttavia nel 1999 portarono a indagare Delle Chiaie tanto che il 18 maggio 1999 vengono chiesti accertamenti per verificare se sull’archivio delle telefonate delle indagini sulle stragi vi fosse traccia di Delle Chiaie. La consulenza fu data a Maurizio Manetti ed emerse che il cellulare intestato a Delle Chiaie il 26 maggio del 1993 aveva avuto due contatti telefonici con il cellulare intestato a una società che il Fatto Quotidiano ha scoperto essere controllata per il 50 per cento da un vecchio camerata dell'estremista nero.
L'uomo viene indicato dal giornale (che ha anche provato a contattarlo senza successo) con le sue iniziali. Il primo dato di rilievo è semplice: entrambe le chiamate del 26 maggio tra il cellulare della società del soggetto e quello di Delle Chiaie agganciano la cella di Firenze. Ma sono gli orari che suscitano ancor più interesse. Perché la prima telefonata, in uscita, avviene alle 11 e 17 del mattino, il che potrebbe essere congruo con la tempistica del treno, partito da Roma, che si poteva trovare in transito a Firenze. La seconda telefonata, in entrata sul cellulare di Delle Chiaie, avviene meno di tre ore prima dell’esplosione a Firenze, alle 22 e 09. Entrambe le chiamate durano 56 secondi.
Ai magistrati fiorentini il consulente ha spiegato di non avere in mano il tabulato telefonico di Delle Chiaie e che quelle telefonate del 26 maggio le ha trovate perché “una parte dell’archivio è costituita dal traffico telefonico generato da utenze radiomobili svoltosi sotto il ponte radio 055 dalle ore 00.00 del 26 maggio 1993 alle ore 02.00 del 27 maggio 1993”. Quelle due chiamate, dunque, emersero grazie a una pesca a strascico fatta su tutti quelli che a Firenze hanno usato il cellulare il giorno prima della strage. Non è dato sapere chi utilizzò il cellulare intestato a quella ditta. L'utilizzatore potrebbe essere A.T. (così il Fatto ha chiamato il camerata di Delle Chiaie), ma anche qualcun altro.
Il Fatto è riuscito a mettersi in contatto con Vito Vincenzo Nardulli che ha affermato di non essere mai stato a Firenze con Delle Chiaie, e di non credere alle testimonianze che lo avrebbero portato ad essere presente sul treno. Tuttavia individua una "stranezza": "Il fatto che A.T., come lei mi dice, avrebbe chiamato Stefano agganciando una cella telefonica di Firenze mi sembra strano perché da quel che ricordo lui aveva un’attività a Figline Valdarno che è lontano da Firenze". Pochi mesi dopo la strage di Firenze (dove morirono cinque persone), nella notte tra il 27 e il 28 luglio ci sono le stragi di Roma (con le bombe che esplodono colpendo le basiliche di San Giorgio al Velabro e San Giovanni in Laterano, per fortuna senza morti) e di Milano (altri cinque morti).
La mattina dopo l'attentato qualcuno con una voce maschile chiamò presso la segreteria del magistrato Francesco Saverio Borrelli dicendo che il giorno prima, in una pizzeria di via Padova 31, si trovavano Stefano Delle Chiaie e quattro persone. Anche in quell'occasione furono avviate delle indagini e fu sentito lo stesso estremista nero. Così emerse che era andato davvero in quella pizzeria in via Padova, ma pochi giorni prima, il 25 luglio. Delle Chiaie, scrive il Fatto, dormiva al primo stabile ed era ospite del cuoco. Dopo la cena era ripartito per Roma e il 26 luglio si trovava già nella Capitale. A testimoniarlo un biglietto del treno. Tutto nella norma? Forse. O Forse no. Perché quella pizzeria ("Le Passere"), come fa notare il Fatto, era di Giancarlo Rognoni, poi imputato e assolto per la strage di Piazza Fontana, leader del gruppo La Fenice. Una curiosa coincidenza.
Fonte: Antimafia Duemila
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