Lo scoop del Corriere sulla droga in curva giallorossa: una storia antica
Così Dagospia (il miglior sito di gossip in Italia, a detta del New York Times) rilancia lo scooppettone del Corriere della Sera, che racconta l'alto consumo di droghe. Una novità niente male, caratteristica essenziale del vecchio giornalismo. Una storia più ricca (c'erano anche le marchette nei cessi della curva, con un trucido che controllava il movimento) l'aveva scritta, nel secolo scorso, un giornalista dell'Unità. Gli ultras l'avevano "festeggiato" a modo loro: lanciandolo più volte in aria, informando tutto lo stadio con uno striscione che in curva c'era anche sua sorella. L'episodio era finito in un blitz giudiziario che aveva portato ad arresti clamorosi finiti in un ancor più eclatante nulla di fatto. Io l'ho raccontato così in Fascisteria. Dei 7 arrestati ben tre, è il caso di ricordare, sono morti precocemente: er Mafia, er Mortadella, Peppone.
Nell'autunno 1996 la magistratura romana presenta il conto a Corsi e alla sua banda. Una prima raffica di 7 arresti scatta a fine settembre per le pressioni e le violenze esercitate per assicurarsi ingressi di favore allo stadio e trasferte pagate, sotto la minaccia di scatenare disordini in curva e danneggiare così la società. Un mese dopo per 4 leader ultrà scatta un nuovo arresto (domiciliare), per i ricatti, le botte e le minacce ai cronisti del calcio, costretti talvolta a firmare articoli sotto falso nome per paura di rappresaglie: Corsi, Fabrizio «er Mortadella» Carroccia, 26 anni, Giuseppe «Peppone» De Vivo, 36 anni, leader di Frangia ostile, già sospettato per il raid di Brescia, Fabio «er Mafia» Mazzei, 33 anni. Un altro imputato, assolto, nel processo NAR 2, in libertà vigilata, si vede interdetto per un anno l'accesso alle manifestazioni sportive.
Gli episodi contestati sono numerosi: il blitz a Tele Roma Europa nel gennaio 1993, dove la presenza in video di De Vivo e Criserà sarebbe stata imposta minacciando di sfasciare tutto; telefonate minatorie alle redazioni di Radio Incontro, Radio Radio, Talk Radio e Spazio Aperto; un'irruzione nel gennaio 1996 a Radio Radio per imporre la messa in onda di un comunicato registrato con pesanti accuse a un cronista de «Il Messaggero» (Corsi, Carroccia e Criserà); il lancio in aria per tre volte di un radiocronista tra insulti, sputi, pugni e slogan fascisti durante il derby di febbraio 1996; l'ordine agli addetti di aprire i cancelli della tribuna Monte Mario durante Roma-Torino per fare entrare gratis una pattuglia di una ventina di ultrà (Mazzei); un capannello minaccioso in tribuna stampa il 12 maggio 1996, dove, nonostante la vittoria sull'Inter, «er Mortadella» riempie di improperi il presidente Sensi; gli insulti contro un giornalista dell'«Unità» (aveva fatto un'inchiesta sui giri di hashish e di prostituzione minorile in curva, nella zona controllata dai Boys, che gli dedicano uno striscione: «Tua sorella è qui con noi»). Il giornalista aveva raccontato così l'approccio con una delle ragazzine:
«giovani, giovanissime, potrebbero avere 15-16 anni […] sono vestite alla moda, il look è quello della ragazze che frequentano lo stadio, due sono truccatissime, la terza per niente, esitiamo, a metà delle scale. Troppo. Perché quasi subito appare un gigante con la faccia da bambino (avrà al massimo 18 anni, proprio a esagerare) ma i modi da duro, alla vita è cinto da una bandiera della Roma arrotolata: con lui c'è un piccoletto avvolto in una sciarpa giallorossa e i capelli a spazzola. 'Che caz… fai? Se voi annà colle ragazzine, devi pagà, scegli chi ti piace, caccia i soldi e te le porti ar cesso. Sennò vaff… e gira al largo'. L'invito eloquente è del minaccioso piccoletto. L'altro resta lì in silenzio»
Ad ogni modo, il cronista aveva avuto il tempo di contare, prima dell'incidente, una decina di «marchette» in mezz'ora. Le radio dei tifosi smentiscono la DIGOS: per l'editore di Radio Radio gli ultrà chiesero di partecipare a un dibattito e lo ottennero pacificamente, sulla stessa linea Tele Roma Europa: anzi, il conduttore ebbe persino il premio «Cuore di curva».
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