Diabolik e Carminati: alla 'ndrangheta non piaceva l'ascesa del capo ultrà
Ilaria Sacchettoni per il “Corriere della Sera – ed. Roma”
«A Roma è pieno. Come è pieno a Milano e al Nord. Roma è piena...», ha raccontato il pentito Antonino Belnome ai pm dell'Antimafia. Roma è piena di famiglie della 'ndrangheta, emanazioni delle cosche di Guardavalle (Catanzaro) che avrebbero colonizzato Anzio e Nettuno già alla fine degli anni Novanta .Modaffari. Perronace. Gallace. Ecco i boss del litorale laziale che, secondo i pm, controllando l'importazione di cocaina, reinvestono in attività commerciali.
E che dialogando con politici e amministratori infiltrano gli appalti pubblici. L'informativa dei carabinieri del Nucleo investigativo coordinati dall'Antimafia ricostruisce il perimetro degli affari e il profilo delle loro relazioni criminali, facendo anche luce su ambizioni e timori degli affiliati. Così, una conversazione fra le tante rivela la considerazione verso Massimo Carminati (il Nero), l'ex Nar socio in affari di Salvatore Buzzi nell'inchiesta «Mondo di Mezzo» e le perplessità invece su Fabrizio Piscitelli «Diabolik» ucciso al Parco degli Acquedotti il 7 agosto 2019.
A parlarne sono l'indagato Vincenzo Italiano e un amico: «Si dice che lui («Diabolik», ndr ) è il nuovo coso (capo, ndr ) no?», chiede quest' ultimo. Risposta di Italiano: «See...gli piacerebbe». E ancora l'altro: «Il nuovo Cecato de Roma» Quindi, sempre l'amico di Italiano: «Ho letto la biografia» mentre Italiano: «Diabolik?» risposta: «No, quell'altro (Carminati, ndr)...ma lui c'ha certi documenti pesanti proprio», fa notare l'amico. «Eh sì quando li hanno presi dentro le cassette no? Le cassette di sicurezza».
Il riferimento è al furto nel caveau del tribunale romano risalente al 1999 e che ha innalzato la reputazione di Carminati a livelli leggendari. Prosegue l'amico: «Non stanno a parla' più perché mo piano piano...e poi lo buttano fuori (lo scarcerano) perché se parla come dire...», «Casca tutta l'Italia...» chiosa Italiano il quale si dimostra critico, invece, nei confronti di Piscitelli: «E poi, insomma, questi qua so' andati a fare l'estorsione non so se è andato un altro gruppo che gliela hanno fatta più apposta a Diabolik, capito?
Non lo so il perché e Diabolik ha preso ed è andato, insomma lui è venuto de qua e gliel'ha chiesto a un paesano» (il riferimento è a una sorta di tentata espansione di Piscitelli sul litorale, censurata dai due, ndr ).
Piscitelli è ritenuto poco affidabile proseguono Italiano e l'amico: «Certe voci dal carcere non so' tanto belle...» Risposta: «No, si sono messi a piangere co' Toffolo (Fabrizio Toffolo l'ultrà condannato in primo grado per la scalata della Lazio, ndr ) se so' puntati er dito a vicenda».
Alla vigilia della sua esecuzione Piscitelli si conferma, stando almeno alla chiacchierata fra i due, un ingombrante, ambizioso capopopolo della criminalità organizzata. Un aspetto, questo, che era stato evidenziato anche nel corso delle indagini sul suo omicidio.
Oltre a con-frontarsi con cri-minali vecchi e nuovi gli 'ndranghetisti del litorale sono interessati a diventare i referenti del mondo politico: «La capacità del gruppo criminale - scrivono i carabinieri - di infiltrare le pubbliche amministrazioni emerge con tutta evidenza nel corso di una conversazione durante la quale Italiano, parlando con un imprenditore che sta ingaggiando per conto della articolazione di Gallace, affinché fornisca società pulite...evidenzia la capacità di condizionamento esercitata dal loro gruppo criminale nei confronti delle pubbliche istituzioni locali».
Quanto al boss Bruno Gallace, così avvisava i suoi interlocutori: «Sarò prigioniero dentro Anzio perché sono un ex detenuto che c'ha una sorveglianza speciale... ma le mie orecchie e i miei occhi arrivano dappertutto...».
FONTE: DAGOSPIA
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