Sequestro Orlandi: lo scoop della Repubblica e la precipitosità della Procura
Il figlio aveva rapito Emanuela Orlandi. Marco Sarnataro, morto nel 2007 a 46 anni, faceva parte del commando che, per conto della Banda della Magliana, aveva prelevato la figlia del messo pontificio il
22 giugno del 1983. Salvatore Sarnataro, classe 1940, padre del sequestratore, con diversi precedenti penali alle spalle, lo aveva confermato alla squadra mobile. I poliziotti lo avevano sentito come testimone. Gli agenti l'avevano ascoltato dopo che due amici della 15enne rapita avevano riconosciuto senza ombra di dubbio nel figlio Marco (tra numerose foto che gli vennero mostrate) quel giovane che li seguiva da tempo in modo ossessivo, salvo poi svanire nel nulla proprio dopo il sequestro. Sarnataro rappresentava la bassa manovalanza criminale e niente più. Per il rapimento venne ripagato da Enrico De Pedis, il boss della sanguinaria banda, con una Suzuki 1100. Ecco il verbale, inedito, reso nell'ottobre del 2008, durante un'inchiesta della procura di Roma che stava dando i suoi frutti e che forse è stata archiviata troppo frettolosamente come hanno sempre sostenuto i familiari di Emanuela.
Ma il titolo strillato con cui la Repubblica.it annuncia il suo scoopettone
"Emanuela Orlandi l'ho rapita io, me lo ordinò il Presidente": la confessione shock dell'uomo di fiducia del boss della Magliana
è ingannevole. Perché in realtà l'archiviazione arrivò nel 2015, cioè sette anni dopo l'interrogatorio, e all'epoca della decisione della Cassazione i particolari della confessione erano già noti, e puntualmente descritti dalla stampa dell'epoca. Inedito è quindi il testo del verbale ora pubblicato, non la notizia. Ma per capirlo bisogna arrivare ben oltre il lead... Il bello del nuovo giornalismo.
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