La banda anti-Meloni ora suona il folk di Predappio
Niccolò Zancan per “la Stampa”
Certe volte la vita è una faccenda complicata. Ne sa qualcosa il signor Hermes Fantuzzi, pensionato di 62 anni, «figlio di genitori comunisti», uomo moderato e «dalle passioni politiche sbiadite», appena assunto come nuovo guardiano del museo «O Roma o morte. Un secolo dalla Marcia».
Stacca i biglietti all'ingresso: 7 euro intero, 15 euro famiglia, visita guidata 45 euro. Dice che il suo lavoro richiede un continuo sforzo di mimetizzazione: «Devo stare calmo e farmi vedere nella parte, perché arrivano certi invasati incredibili. Gente che piange, gente che si inginocchia, gente che ringrazia. Stivaloni nazisti, paramenti da guerra. Dovreste leggere che dediche lasciano sul libro delle presenze, con tanto di nome e cognome». Quante presenze? «Siamo oltre due mila biglietti staccati in questi giorni». E chi sono? «Laziali, marchigiani, siciliani, lombardi, 7 persone di Forlì, 4 di Predappio. Questo per dire che Mussolini interessa agli italiani».
È da Predappio che passa il fiume nero. Mai così strabordante, alto sugli argini fissati dalla Costituzione. Una preghiera alla cripta nel cimitero di San Cassiano. Una maglietta con la croce celtica e un boia chi molla come souvenir. E adesso, questo nuovo posto assurdo, a completare il tour del nostalgico redivivo.
Il piccolo museo è stato inaugurato il 22 aprile al posto di un bar, si trova sulla strada principale all'ingresso del paese. Nessun finanziamento pubblico lo sostiene, però può contare sul patrocinio di «Rinascimento» di Vittorio Sgarbi e di San Patrignano, del sindacato Ugl e di alcuni negozianti della zona. Le timide perplessità dei contrari a questa iniziativa sono state zittite con due frasi di rito: «Interesse storico» e «nessuna intenzione apologetica».
Ma per capire di cosa si tratti, basterebbe dire che uno dei due responsabili dell'allestimento, nonché il cerimoniere, è l'avvocato Francesco Minutillo di Forlì, già segretario provinciale di Fratelli d'Italia. Carica lasciata dopo aver scritto su Facebook questa frase: «Solo un nuovo manifesto di Verona contro islamici e negri ci può salvare. Nuove leggi razziali e tutela della cristianità: ecco cosa dovremmo fare. Ma gli italiani, popolo bue, non lo faranno anche per colpa della nostra schifosa Costituzione scritta dai maiali partigiani».
Eccolo il museo voluto dall'avvocato Minutillo. Sono busti del duce, quadri, sculture, libri, armi e vestiti del Ventennio. Materiale interamente messo a disposizione dalle collezioni private degli italiani. Il diario delle visite è piazzato prima dell'uscita, come il registro delle presenze a un funerale. E davvero ogni messaggio è seguito dalla firma, con nome e cognome. «Con onore sempre. A Noi!».
«Complimenti per la mostra. Per non dimenticare mai chi ha vissuto e combattuto per la libertà e per la grandezza d'Italia». «Gruppo Alpini Golasecca Verona. Complimenti! Molto educativa». «Una mostra che crea un esempio di presente. Grazie». «Il neo figlio della lupa, Giuseppe R. Vi saluta romanamente!». «Una mostra necessaria». «Un dovere ricordare». «A noi!». «Bellissima!». «Onore!». «Spettacolare!». «Dux». «Camerata Andrea B. Da Grumo Nevano. Presente!». «Solo Tu potresti risollevare l'Italia».
«Onore al Duce!». E via così. Predappio è nera. Fa affari sul fascismo e sul negazionismo. Fa affari sui simboli di morte. Ma quanto è nera l'Italia e chi ci guadagna? Esci dal museo e incontri il signor Ferrino Benizzi con al collo un ciondolo d'oro con la faccia di Mussolini: «Vinceremo a mani basse le elezioni del 25 settembre, sarà un trionfo per Giorgia Meloni. È l'unica rimasta con una sola parola. Mi gioco la gamba buona che vinceremo e cancelleremmo quella porcata del reddito di cittadinanza».
Anche il signor Pier Luigi Pompignoli, titolare di un negozio di souvenir fascisti, pure lui con un Mussolini d'oro al collo, esprime personali sentimenti di ottimismo: «Non ho mai visto tante gente a Predappio come in questa estate elettorale». E se domandate all'organizzatore del museo Minutillo cosa pensi della situazione politica, lui risponderà così: «Speriamo di vincere. Ma non mi fido di nessuno. Quando eravamo giovani e militavano nel movimento, Giorgia Meloni aveva posizioni di vera destra, ora le sta rinnegando nel nome del consenso. È una persona che sta insultando il suo passato».
E se ti sposti verso il cimitero, dove in fondo a destra c'è la cripta con le spoglie di Benito Mussolini presidiata dai volontari con la camicia nera, vedi arrivare turisti mussoliniani in bermuda e infradito: «Oggi a Riccione il cielo è nuvolo e giù fa troppo caldo». Vedi i fidanzati Igor Parenti e Alessia Gagliardi da Ponzano Romano, veterinari, per una sosta lungo la strada delle loro vacanze: «Ci sentiamo rappresentati dal passato. Da questo passato. Speriamo che sia la volta buona per chi crede nei nostri valori».
Arrivano in visita un padre e un figlio della Repubblica Ceca, due fidanzati del litorale laziale che restano dentro per un'ora abbondante. Una famiglia di origini persiane: marito, moglie e figlioletta ignara di tutto. Altri due fidanzati che avanzano verso la tomba mano nella mano. Il signor Carlo Palmiero da Lecco, «amministratore delegato di grossi gruppi siderurgici», ora in pensione: «Sono molto contento. Sta per finire l'epoca dei bibitari-occupa-poltrone. Non dico che Giorgia Meloni sia una figura politica stupefacente. Ma è l'unica rimasta coerente. E la coerenza paga». Cosa si augura dal suo governo sperato?
«Una vita serena per noi pensionati. Strade sicure. Ordine. Mi auguro che vengano tolti di mezzo i pericoli. E poi voglio che vengano limitati gli stipendi massimi dei manager statali. Lei lo farà, ne sono sicuro, Giorgia lo farà. E state tranquilli: lo farà senza affacciarsi da un balcone con le mani sui fianchi!». Intanto, al negozio di souvenir fascisti «Ferlandia Predappio», un signore di mezza età sceso da una Mercedes GLE 400 sta soppesano il valore intrinseco di un'aquila imperiale «in vetroresina» da 45 euro: la compra.
Vendono anche svastiche, bottiglie di vino Dux, finto olio di ricino, adesivi, «Msi», Almirante, un libro apologetico su «Ordine Nuovo», rune, targhe degli alpini e della Folgore, gagliardetti fascisti, elmetti da SS, finte bombe a mano, la maglietta «Molti nemici molto onore» e quella «Credere, ubbidire, combattere», il giubbotto «Me ne frego» a 39 euro. Entrano due ragazzi pieni di tatuaggi della Lazio e anche, entrambi, con una croce celtica tatuata sul polpaccio: provano una felpa nera con sopra scritto «Italia. Fedeltà».
Sulla saracinesca del negozio ci sono gli adesivi di chi è passato qui durante questi anni: «Hellas Verona appartiene a noi». «Tradizione». «Forza Nuova». «Veneto Fronte Skinheads», decine di gruppi, sigle della galassia nera. Sono fascisti fuori dalla storia e dalla legalità. Sono fascisti che rivendicano la loro appartenenza. Fascisti che si apprestano a brindare per il primo partito che li rappresenterà in Parlamento.
Il ragazzo con la celtica tatuata sul polpaccio ne è convinto, esce dal negozio di souvenir con i nuovi acquisti in un sacchetto: «Lascia perdere le tattiche elettorali di questi giorni, Giorgia è una di noi. Hai sentito cosa diceva di Mussolini quando era giovane? Diceva: "Io penso che Mussolini sia stato un buon politico. Tutto quello che ha fatto l'ha fatto per l'Italia". Quindi...». E quindi: ammesso che Giorgia Meloni ultimamente abbia preso le distanze dal fascismo, i fascisti di Predappio non hanno preso le distanze da Giorgia Meloni.
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