Il leader giapponese ucciso per i legami con la setta anticomunista di Moon
Lorenzo Lamperti per "La Stampa".
È il 12 settembre 2021. Shinzo Abe e Donald Trump appaiono alla convention annuale della Chiesa dell'Unificazione. Poco meno di dieci mesi dopo, la salma dell'ex primo ministro del Giappone è arrivata a Tokyo, mentre un flusso costante di cittadini ha deposto fiori per tutta la giornata. L'ipotesi che il legame tra Abe e l'organizzazione religiosa sia il movente dell'omicidio è sempre più forte. «Volevo colpire i capi dell'organizzazione, ma era difficile. Così ho preso di mira Abe. Volevo ucciderlo», ha confessato secondo i media giapponesi Tetsuya Yamagami durante l'interrogatorio.
Il rancore deriverebbe dall'adesione della madre al gruppo religioso. La donna avrebbe fatto diverse donazioni causando problemi economici alla famiglia, costretta anche a vendere casa. I rapporti tra Abe e le sette religiose sono molto chiacchierati in Giappone. «È colpa di Abe se il Giappone è diventato così» aveva detto qualche settimana fa il leader del partito populista d'opposizione Nhk, Akihiko Kurokawa. L'accusa era quella di aver consentito «l'invasione» di gruppi religiosi finanziati da paesi stranieri e talvolta «copertura di attività spionistiche». Non risultano collegamenti tra l'assassino e il partito Nhk, ma in passato anche il Partito comunista giapponese ha sostenuto che Abe avesse rapporti poco chiari con delle sette religiose, realtà molto ricche e influenti in Asia orientale.
Tra queste anche la Chiesa dell'Unificazione, fondata negli anni Cinquanta dal coreano Moon Sun Myung e approdata poi in Giappone. Di stampo ultraconservatore, è una delle più potenti d'Asia e non solo. I Moonies, come vengono chiamati i suoi seguaci, fondarono sul finire degli anni Sessanta l'International Federation for the Victory over Communism. Tra i primi obiettivi anche quello di sostenere Richard Nixon. [In Italia la setta ha raggiunto il suo quarto d'ora di celebrità quando celebrò le nozze di monsignor Milingo con una adepta di Moon, ndb]
Tra i finanziatori del progetto ci sarebbe stato il nonno di Abe, l'ex premier Nobusuke Kishi. Anche il padre Shintaro Abe avrebbe avuto dei legami, che sarebbero stati proseguiti dal figlio. La conferma di queste voci, secondo i critici, sarebbe la partecipazione di Abe insieme a Trump all'evento Rally of Hope del 2021.
A Nara, teatro dell'attentato, la sede della Chiesa dell'Unificazione si trova proprio all'incrocio in cui Abe stava tenendo il suo discorso quando è stato raggiunto dagli spari. Un agguato che secondo gli investigatori sarebbe premeditato. Il killer avrebbe deciso di agire la sera precedente dopo aver appreso del comizio. Ma il giorno prima Yamagami sostiene di essere andato a Okayama, altra città dove Abe ha fatto campagna elettorale. E prima di colpire si sarebbe esercitato a sparare con munizioni vere, rinfrescando i ricordi dei tre anni di servizio nelle forze di autodifesa navali tra il 2002 e il 2005.
Anche le autorità locali sono state informate dell'arrivo dell'ex premier con meno di 24 ore di preavviso. In Giappone è consuetudine che i raduni elettorali non siano presieduti da grandi spiegamenti di polizia. Quasi sempre sono presenti solo pochi agenti, spesso membri dello staff dei candidati. Ma le falle del sistema di sicurezza sono evidenti. «È innegabile che ci siano stati gravi problemi», ha ammesso Tomoaki Onizuka, il capo della polizia locale. «Sento il peso della mia responsabilità», ha aggiunto in conferenza stampa. Martedì è in programma il funerale. Oggi, intanto, i giapponesi vanno alle urne per le elezioni per la Camera bassa. Il Partito liberaldemocratico, quello di Abe e dell'attuale premier Fumio Kishida, si aspetta una vittoria schiacciante.
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