E' stata archiviata dalla magistratura parigina l'inchiesta che ipotizzava il reato di "occultamento di furto" per i manoscritti inediti di Louis-Ferdinand Céline (1894-1961), circa 6.000 fogli recentemente recuperati dagli eredi dello scrittore francese e della sua vedova, Lucette Destouches, morta a 107 anni nel 2019. Il sorprendente ritrovamento degli autografi scomparsi nel 1944, rivelato da "Le Monde" nell'agosto scorso, non è rimasto un evento strettamente letterario, tanto più che tra queste pagine ci sono due romanzi inediti - "Guerra" e "Londra" - così come il manoscritto completo del mitico "Casse-Pipe", che doveva formare un trittico con i capolavori di Céline "Viaggio al termine della notte" (1932) e "Morto a credito" (1936). La ricomparsa di questi "tesori" è stata tuttavia accompagnata da una battaglia legale. Il 5 febbraio 2021, i due eredi dello scrittore - l'avvocato François Gibault, 89 anni, autore della biografia di riferimento di Céline e presidente della Société d'études céliniennes, e Véronique Robert-Chovin, settantenne, autrice di "Céline segreto" e confidente della vedova dello scrittore - hanno presentato una denuncia contro Jean-Pierre Thibaudat, l'ex giornalista di "Libération" che ha detenuto illegalmente per anni i manoscritti. I curatori dell'eredità letteraria di Céline hanno sostenuto nell'atto di citazione in procura che Thibaudat non poteva ignorare che si trattasse dei manoscritti rubati alla Liberazione di Parigi, ipotizzando per tanto il reato di "occultamento di furto". È infatti risaputo - Céline lo ricordava con rabbia nelle sue opere del dopoguerra - che questi documenti erano stati rubati dal suo appartamento di Montmartre nel 1944 da parte di esponenti della Resistenza. Per mesi il personale dell'Ufficio centrale per la lotta contro il traffico di beni culturali ha indagato su questo furto vecchio di tre quarti di secolo.
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