Camere penali: Fanpage? Non è giornalismo ma attività investigativa
Secondo l'Ucpi, in un durissimo comunicato,
"questo non è giornalismo di inchiesta così come lo si vuol definire", piuttosto il frutto di una vera e propria attività investigativa, sottratta a qualunque forma di controllo dell'Autorità Giudiziaria ed alle regole che presidiano la genesi e lo sviluppo delle vicende processuali. Siamo giunti ad un crocevia estremamente pericoloso, nel quale le persone sono offerte in pasto all'opinione pubblica sulla base di informazioni raccolte nel corso di una vera e propria 'indagine privata', che addirittura precede e 'genera' la vicenda procedimentale propriamente intesa".
L'Osservatorio carceri dell'Unione delle camere penali lancia l'allarme su una indagine "che non conosce termini da osservare, autorizzazioni da chiedere, contraddittori da rispettare, che si avvale dei mezzi più invasivi della privacy, di intercettazioni ambientali, telecamere nascoste e agenti provocatori, i cui risultati vengono divulgati senza alcun controllo". Siamo di fronte, insomma, a "una nuova pericolosa frontiera del processo mediatico". "Se non si porranno sanzioni effettive alla violazione del segreto istruttorio e limiti alle interpretazioni estensive delle norme sovranazionali in contrasto con la nostra Costituzione, il 'giornalismo d'inchiesta' si sostituirà alla magistratura inquirente - avvertono i penalisti - con l'unico impellente target di raggiungere lo scoop, senza trovare alcun freno inibitore, neppure le sanzioni penali. Oggi è successo ad un partito politico, domani potrà accadere ad altri schieramenti, ed ancor peggio, a qualsiasi cittadino, al di là della personale visibilità o notorietà".
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