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24 settembre 2005: il pestaggio impunito di Paolo Scaroni

 



16 anni fa, era il 24 settembre 2005, è il giorno in cui è cambiata, per sempre, la vita di Paolo Scaroni: allevatore di tori di Castenedolo, ultras del gruppo Brescia 1911, frequentatore della Festa di Radio Onda d’Urto.

Il 24 settembre del 2005 Paolo, con un altro migliaio di ultras e tifosi bresciani, si trovava alla stazione FS di Verona Porta Nuova, dopo la partita di calcio Hellas Verona – Brescia. Dopo una prima fase di relativa tranquillità, la polizia lancia una carica a freddo contro i bresciani, al termine di un pomeriggio di tensioni e provocazioni, iniziate già all’arrivo del torpedone bresciano nella città scaligera, prima della partita.

Botte rabbiose e violente, con i manganelli girati, colpiscono ripetutamente la testa di Paolo, oltre che decine di altre persone, che porteranno a lungo addosso i segni di quella mattanza. I soccorsi a Paolo, lasciato senza sensi, arrivano in ritardo perché la polizia chiama il 118 segnalando un codice giallo: niente di grave. Una volta sul posto gli operatori sanitari si rendono però conto della situazione e scatta il codice rosso: paziente grave, in condizioni critiche. Subito dopo, la questura di Verona dichiarerà che Scaroni è rimasto ferito da un sasso lanciato dai tifosi del Verona. Che però, in stazione, non metteranno mai piede. Una bugia, la prima, di tante altre. [A Paolo, rimasto invalido al 100%, è stato riconosciuto un indennizzo di 1,4 milioni di euro, ndb]




Paolo rimane in coma per due mesi e al risveglio ha segni permanenti di quel pestaggio, nel linguaggio e nel semplice camminare. Nel gennaio 2013 gli otto agenti di polizia del reparto celere di Bologna Luca Iodice, Antonio Tota, Massimo Coppola, Michele Granieri, Bartolomeo Nemolato, Ivano Pangione, Giuseppe Valente e Leonardo Barbierato, imputati per il reato di lesioni gravissime nei confronti di Paolo, vengono assolti dal tribunale di Verona per insufficienza di prove: senza numeri identificativi, e con il volto coperto da un foulard, impossibile identificare nel dettaglio i poliziotti presenti, sentenziano i giudici. Anche perché i filmati che hanno ripreso il pestaggio, magicamente, sono scomparsi: dalle riprese mancano infatti proprio i dieci minuti del massacro.

Una storia già scritta, che anche il processo d’appello, a Venezia, non ha cambiato.

FONTE: Radio Onda d'Urto

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