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E' un ex di CasaPound il leader di Avanguardia rivoluzionaria


Ai vertici di "Avanguardia rivoluzionaria", il piccolo gruppo suprematista smantellato stamattina da un blitz della Procura di Milano, c'è il 20enne Giulio, ex "ragazzotto" di CasaPound, studente universitario di scienze politiche a Trieste, che aveva scelto il nome di battaglia di "Comandante G.". Il suo secondo era Luca, 21 anni, attivo in passato in "Blocco studentesco" e noto come "Maggiore Volpi". Sul terzo gradino c'era Aleksij, anche lui 20 anni, a cui spettava il compito - come ricostruito dalle carte dell'inchiesta - di "reclutare altri militi" potendo vantare "ruoli esecutivi ed operativi nell'organizzazione". E per stare in quell'organizzazione il 20enne aveva scelto un nome tetro, sinistro: Breivik, un omaggio al terrorista norvegese - suprematista bianco - che nel 2011 aveva ucciso 77 persone in Norvegia. Il quarto degli identificati - ma i "militi" sarebbero molti di più - è il 21enne Tommaso, coinquilino del capo a Trieste, dove studiano insieme, e ribattezzato "Milite Zucht".
  

Il controllo sul commando la sera dell'azione

La sera scelta per il pestaggio di quello che "è un musulmano di merda che non dovrebbe neanche stare nella nostra nazione", lo scorso 16 giugno, qualcosa però era andato storto. Scesi in strada con armi e "santini" di Hitler e Mussolini, i quattro si erano resi conto che c'era troppa gente a causa della partita dell'Italia e così avevano deciso di temporeggiare. Ma proprio in quegli istanti, fingendo un normale controllo di polizia, una Volante li aveva fermati in via della Moscova e identificati tutti, sequestrando tutto ciò che il "Comandante G." e i suoi nascondevano in due zainetti preparati per l'occasione. Così gli investigatori sono riusciti a mettere le mani anche su una sorta di statuto del gruppo, un papiello di 19 pagine, sul giuramento al quale dovevano sottoporsi i "militi" e su tutta una serie di consigli per evitare di essere intercettati, oltre che sulle caratteristiche necessarie per i nuovi "affiliati", dal rifiuto delle droghe al fisico in forma fino alle abilità nella lotta corpo a corpo.

La teoria accelerazionista: serve solo il caos

I membri del sodalizio di ’A.R. Avanguardia Rivoluzionaria’, l’organizzazione clandestina smantellata dalla Digos di Milano, composta da giovanissimi che, ispirandosi ai gruppi suprematisti americani, perseguiva l’instaurazione di un nuovo ordine mondiale di matrice nazi-fascista smantellata dalla Digos di Milano, sostenevano la ’teoria accelerazionista’ in base alla quale solo una violenza diffusa e indiscriminata costituisce l’unica via per distruggere la società occidentale, ormai troppo corrotta e degenerata per essere modificata.
"Sono accelerazionista, sono contrario tendenzialmente a una politica di tipo movimentista, canonica, classica, ne ho constatato l’inefficienza e l’inutilità, anzi la pericolosità - scrivevano nel documento di costituzione dell’organizzazione -. L’ unica nostra possibilità di affermare la nostra idea, la nostra visione del mondo, ….è soltanto attraverso il caos, attraverso la distruzione finale, attraverso il crollo poiché fin tanto che il sistema è forte, sano, qualsiasi altro tipo di attività politica, reazionaria è assolutamente inefficace, fallace, inutile ed soltanto una perdita di tempo".
"L’unica cosa che manca secondo me è il bastone da passeggio per Zucht - diceva uno dei membri - Breivik ha un passamontagna con un teschio sopra, è un problema? …il passamontagna lo metto sul collo.. e poi lo metto su". E ancora: "Che poi io penso che prenderlo in testa poi rischiamo davvero di mandarlo all’altro mondo, cioè poi rischiamo di andare nei casini seri …un conto è fargli davvero male.. però cioè se lui finisce in ospedale la denuncia parte in automatico eh".
I membri programmavano così l’agguato: "La cosa migliore è che se tipo lui è in moto, gli altri i due arrivano lo buttiamo per terra e iniziamo a colpirlo. Però cioè prenderlo in testa rischiamo davvero. Cioè l’importante è fargli male".

Prudenza sulle questioni della razza

Cautela veniva usata anche per evitare che l’azione potesse essere "riconducibile a questioni di razza". "L’azione la vorrei fare a prescindere perché è un musulmano di merda che non dovrebbe neanche stare nella nostra nazione - diceva uno dei membri - ah mi raccomando non bisogna dire negro di merda, non deve essere riconducibile a questioni di razza ovvio per che per noi è razziale però non dirgli negro di merda muori".

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