Trenta indagati in tutta Italia per l'Ultima legione fascio-web
Sono 30 gli indagati e 25 le perquisizioni domiciliari che la Polizia, su delega della Procura dell’Aquila, ha eseguito in 18 diverse province nei confronti di altrettanti sodali dell’organizzazione denominata "Ultima Legione" ai quali viene contestato il perseguimento di finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, con istigazione all’uso della violenza quale metodo di lotta politica e diffusione online di materiale che incita all’odio ed alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi.
Le indagini sono state dirette dalla Procura distrettuale di L’Aquila e coordinate a livello centrale dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo e dal Servizio per il contrasto dell’estremismo e del terrorismo interno della Polizia di Stato. Le investigazioni sul campo sono state condotte dalla Digos aquilana in collaborazione con le Digos di Milano, Como, Chieti, Verona, La Spezia, Genova, Pescara, Terni, Macerata, Piacenza, Modena, Vicenza, Lecce, Fermo, Roma, Cosenza, Venezia. Gli accertamenti di natura informatica sono svolti con il coordinamento del Servizio Centrale delle Polizia Postale e delle Comunicazioni.
Come mostra la foto, ripresa dal sito web dell'organizzazione non si tratta solo di una community web, come era in buona sostanza l'aggregato confusionario di "Avanguardia ordinovista", oggetto della precedente maxinchiesta della magistratura abbruzzese. Ultima Legione, infatti, come spiega il leader Enzo Cervoni, è
un gruppo di militanza civile volontaria attiva su tutto il territorio italiano, appartenente ad ogni fascia sociale denominato Ultima Legione. Il 29 Ottobre del 2018, insieme ad Elisa Procopio, Luca Colomban, Antonio Picardi ed altri quattro soci, decide di fondare ufficialmente il Movimento Politico Ultima Legione da Me ideato.
Agli appartenenti ad Ultima Legione è contestato il perseguimento di finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, con istigazione all’uso della violenza quale metodo di lotta politica e diffusione online di materiale che incita all’odio e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi, per avere, "con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso ed in concorso tra loro" promosso, organizzato, diretto o partecipato all’organizzazione neofascista. Le indagini sono state avviate nel 2019 su alcuni sodali residenti in Abruzzo e si sono poi sviluppate riguardo alle condotte tenute anche da altri soggetti, accusati di partecipare alla stessa organizzazione, su tutto il territorio nazionale. I fatti contestati traggono origine da dichiarazioni e documenti diffusi online tramite le piattaforme di messaggistica digitale WhatsApp e Telegram di Ultima Legione ed affini, nonché sui social network Facebook e VKontakte (social network russo noto per l’assenza di censura interna)
Sono
state analizzate anche riunioni organizzative e di propaganda
promosse da Ultima Legione in occasione delle commemorazioni di
Benito Mussolini che periodicamente
si sono svolte a Predappio, documentate da scatti fotografici e
dichiarazioni pubblicati nelle community di Ultima Legione e sui
profili pubblici e di libero accesso nonché sulla pagina web del
movimento. Dall’attività investigativa è emerso che alcuni
appartenenti si definiscono apertamente fascisti e denigrano i valori
della Resistenza con definizione del 25 Aprile "fine di una
liberta’ inizio di una prigionia", ed anche della Costituzione
italiana, ritenuta "una puttanata" e "prostituzione".
La
violenza viene in più occasioni esaltata quale metodo di lotta
politica, con l’aperta finalità di cavalcare il dissenso, anche
propugnando, in diverse circostanze, il ricorso alle armi, con frasi
pubblicate in chat del tipo: "Le armi si trovano si trovano. "Ho
sempre gli anelli alle dita e il manganello dietro ora ho pure un
machete."
La propaganda razzista e l’incitamento alla discriminazione ed alla violenza per motivi razziali, nazionali, etnici e religiosi - secondo gli inquirenti - è consistita nella pubblicazione, sulle varie chat e sul web, di dichiarazioni e meme improntati, in particolare, alla negazione della Shoah e con l’esaltazione delle leggi razziali, con frasi come "Elimina l’ebreo e il mondo diventa migliore almeno di un po’". L’odio è stato indirizzato, oltre che contro i1 popolo ebraico, anche contro persone di diversa etnia di provenienza, contro gli islamici, ed anche in senso omofobo. Significativa, secondo gli inquirenti, è l’affermazione di un appartenente al movimento che commenta i filmati ritraenti i mezzi dall’esercito italiano utilizzati a Brescia per il trasporto delle bare dei deceduti a causa del coronavirus per essere sottoposti a cremazione. Con cinismo, è stato associato l’utilizzo dei forni crematori al nazismo ed all’Olocausto.
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