Sentenza Cavallini, così Adinolfi ha evitato un processo per calunnia
Nella sentenza di condanna di Gilberto Cavallini per la strage di Bologna non c'è soltanto Valerio Fioravanti ad essere accusato di calunnia ma anche Gabriele Adinolfi, che evita l'imputazione formale per un cavillo: la vittima è morta.
Ad ogni modo la storia raccontata da Adinolfi non è del tutto incredibile: Manfreda era una presenza fissa al Giulio Cesare, Giorgio Vale, che è quello che gli va sotto e gli spara, faceva frequentemente intervento politico al liceo "nero" del quartiere Trieste. E' quindi effettivamente possibile che lo abbia riconosciuto. A dare un tocco ulteriore di verosimiglianza - direbbe Sciascia di verità - è la frase attribuita da Adinolfi a Manfreda: 'Sono stati i camerati'. Frase che acquista un preciso significato se ci si ricorda che l'attacco fu rivendicato dalla nuova sigla della banda Fioravanti, i Gruppi organizzati per l'azione diretta. Una sigla che richiamava più che la fascisteria gli anarcoconsiliaristi di Azione rivoluzionaria...
Manfreda era uno dei poliziotti feriti nell'agguato a "Serpico"
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