20.10.20: è andato oltre Roberto Melchionda, un "Figlio del Sole"
Evola e i giovani del secondo dopoguerra
"Tutto nelle pagine politiche di Evola spingeva nella direzione della serietà, della autenticità, della autonomia consapevole, dello scavo interiore e intellettuale. Egli appariva già in quegli anni filosofo nel senso ampio e alto - nel senso, si vide dopo, plotiniano e platonico -, non un teorico della politica on un pensatore 'generalista': per chi avesse avuto reale interesse a comprenderlo, non andare al cuore metafisico del suo pensiero sarebbe stata dunque pigra semplificazione. Il pensiero 'tradizionale' che usciva dalle opere di Evola, e degli altri autori a lui subito affiancati, offriva una visione delle cose che problematizzava certezze centrali, scardinava canoni di giudizio, sovvertiva l'intere conoscere sin lì appreso. Separava dal restante mondo. Tutta una metodica culturale si oscurava e un nuovo ordine teorico, gravido di misteri, si faceva avanti per essere anzitutto realmente compreso e saggiato.
Un gran lavoro, che quei giovani dovevano compiere nelle condizioni peggiori, perché l'approccio al nuovo sapere era avvenuto sul terreno della politica, nel corso di una battaglia che non si poteva e non si doveva abbandonare, e che si manifestava in una vita di dispersione, allo sbaraglio, fatta anche di carcere e di scontri fisici - quasi sempre, purtroppo, per non entusiasmanti necessità di difesa.
Al nuovo compito intellettuale e, diciamo pure, spirituale doveva inoltre affiancarsi un impegno politico profondamente rinnovato. La stessa nozione di 'partito' andava respinta, e altre forme di aggruppamento e altri strumenti di lotta dovevano essere messi in cantiere. Nel mentre si assimilava la nuova lezione, bisognava saperla trasmettere e tradurre in atti politici. Competenze, tecniche, arti molto diverse erano chiamate simultaneamente in causa, e tutto gravava sulle stesse persone, perché le tesi evoliane erano state o ignorate o rifiutate dai padri e dai fratelli maggiori. La 'corrente' che era stata a ragione chiamata 'giovanile', pur facendosi valere più del lecito, e pur riscuotendo generiche simpatie qua e là, era nei fatti isolata nel suo stesso habitat politico, impotente d'altra parte a procurarsi autonomamente i mezzi necessari alla sua attività. Forse soltanto la presenza di giovani eccezionalmente dotati, come in effetti parve di scorgere sull'inizio, avrebbe potuto dare alla vicenda esiti diversi".
(R. Melchionda, La folgore di Apollo, Cantagalli, Siena 2015)
Una visita fiorentina
Maurizio Murelli ricorda una "visita fiorentina" e accenna a un progetto editoriale sul suo ricco epistolario con Evola:
Questa notte è mancato Roberto Melchionda, uno degli ultimi "Figli del Sole". È un luogo comune in queste circostanze dire "grave perdita", ma per me lo è veramente. Un grande filosofo, studioso, detentore di un prezioso archivio epistolare condiviso con i grandi del primo Novecento. Ricordo ancora le giornate passate a casa sua, in centro, a Firenze. Con naturalezza e umiltà, quasi con timore, tirava fuori dai suoi cassetti le lettere scambiate con Evola e me le metteva in mano raccontandomi i retroscena degli scritti. Ho avuto la prontezza di filmare quella giornata intensa.... Chissà, un giorno magari ne faccio un DVD mettendo assieme le interviste che nei giorni seguenti feci a Sigfrido Bartolini, Giano Accame, alla segretaria di Evola...
A Mauro Melchionda, suo fratello e mio amico, un forte abbraccio... nella certezza che saprà salvaguardare l'immensa biblioteca e l'inestimabile archivio epistolare del grande filosofo, ignoto alla massa degli intellettuali a gettone mediatico.
L'impegno politico fuori dal Msi
Wikipedia ci segnala infine una sua vivace attività politica nel decennio 1955-1965, che spazia dalla destra ultracattolica di Baget Bozzo alla esperienza gollista di Pacciardi e Accame:
Nell'aprile 1955 fondò la sezione milanese del Centro di vita italiano creato dal parlamentare missino Ernesto De Marzio e con segretario Giano Accame, che voleva dare la possibilità di fare politica attraverso iniziative culturali.
Nel 1956, delusi dalla strategia politica del MSI, ritenuta fiacca e priva di respiro, Melchionda fondò assieme a Giano Accame, Cesare Pozzo, Mario Pucci e Carlo Costamagna la rivista Tabula Rasa, attraverso la quale entravano in polemica con la dirigenza missina, accusata di aver rinnegato l'esperienza politica del ventennio e di essere scaduta in un "tono mediocrissimo".
Nel 1957 si recò in Spagna per una serie di articoli sulla Falange e sulla vita quotidiana sotto il governo di Francisco Franco, collaborando lì con il Movimento Poujade.
Nel 1958, su invito di Julius Evola, iniziò a collaborare con la seconda serie di Ordine Nuovo, il periodico del Centro Studi Ordine Nuovo di Pino Rauti e Clemente Graziani appena uscito dal MSI.
Nel 1960 partecipò alla costruzione e all'attività dei Centri per l'ordine civile – articolati in sezioni provinciali - ideati da Gianni Baget Bozzo in protesta alla virata verso sinistra della Democrazia Cristiana che a suo dire metteva fine all'anticomunismo cristiano. Melchionda diresse il relativo gruppo di lavoro fiorentino e fu invitato formalmente da Baget Bozzo nel 1961 a entrare nel Comitato Promotore e divenire il suo referente per la Toscana.
Dopo il sostanziale fallimento di quell'esperienza per via del ritiro da parte della Chiesa del loro appoggio, Melchionda partecipò ad alcune iniziative dell'Unione Democratica per la Nuova Repubblica di Randolfo Pacciardi, sostenitore del presidenzialismo e nemico della partitocrazia, con segretario Giano Accame, ma lo abbandonò velocemente.
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