23 settembre 1980: il blitz che annienta Terza Posizione
La mia navigazione nell'"arcipelago nero", l'ho raccontato piĆ¹ volte, nasce da un incrocio casuale con i leader transfughi all'estero di Terza posizione e da un progetto di libro sulla loro storia che poi si ĆØ andato gonfiando, in funzione della mia nevrosi enciclopedista e onnivora.
Il 23 settembre 1980, il blitz che smantella quel che era rimasto di Terza posizione, merita quindi uno speciale. Ecco la testimonianza di Gabriele Adinolfi, pubblicata da No Reporter in occasione del quarantesimo anniversario
TP, espressione di giovani (i capi avevano tra i 17 e i 22 anni al momento della fondazione), attrasse tra le sue fila centinaia di giovani e giovanissimi tra il 1976 e il 1980 e, nonostante la sua breve vita, ha rappresentato sicuramente un momento di discontinuitĆ e di novitĆ rispetto alle esperienze extraparlamentari che lāavevano preceduta.
TP, espressione di giovani (i capi avevano tra i 17 e i 22 anni al momento della fondazione), attrasse tra le sue fila centinaia di giovani e giovanissimi tra il 1976 e il 1980 e, nonostante la sua breve vita, ha rappresentato sicuramente un momento di discontinuitĆ e di novitĆ rispetto alle esperienze extraparlamentari che lāavevano preceduta.
I numeri oggi possono apparire scarni ma, all'epoca, militare significava rischiare tutto in ogni istante, la cultura dominante era molto simile a quella dei tempi dell'Epurazione, le organizzazioni storiche erano state sciolte, le prigioni erano piene di fascisti colpevoli di essere fascisti che "uccidere non era reato" (Corriere della Sera...) ragion per cui l'ambiente si era assottigliato e, rispetto ad oggi, si era uno su cento. Ma quell'uno aveva la fortuna di non potersi presentare per ipotetiche carriere nƩ mostrare con i selfies.
Ogni medaglia ha il suo rovescio: quell'epoca drammatica e tragica, vissuta con leggerezza ed allegria, non offriva opportunitĆ materiali di nessun tipo, ma apriva la strada all'ascesi interiore, passando per esperienze guerriere.
Questa non fu prerogativa esclusiva di TP ma dell'intera generazione che resse la piazza tra il 1972 e il 1980. Le differenze tra TP, la base autonoma missina e quella dello spontaneismo stavano nella concezione gerarchica e nell'idea dell'organizzazione rivoluzionaria che caratterizzarono il movimento distanziandolo dall'emergenza immediata e soprattutto dallo spontaneismo e, sostanzialmente, determinando altre traiettorie di vita.
Questa non fu prerogativa esclusiva di TP ma dell'intera generazione che resse la piazza tra il 1972 e il 1980. Le differenze tra TP, la base autonoma missina e quella dello spontaneismo stavano nella concezione gerarchica e nell'idea dell'organizzazione rivoluzionaria che caratterizzarono il movimento distanziandolo dall'emergenza immediata e soprattutto dallo spontaneismo e, sostanzialmente, determinando altre traiettorie di vita.
Mito e attualitĆ
Pur tenendo saldamente intatta lāidentitĆ dottrinaria nazionalrivoluzionaria, ma senza imbalsamarla in stereotipi e formule oramai vetuste, TP riuscƬ a creare un'incarnazione del Mito nella contemporaneitĆ dellāepoca, adottando un lessico ed uno stile comunicativo efficaci e di avanguardia. Frutto non di chissĆ quale studio o programmazione ma del fatto che erano espressione della generazione di allora che si raffigurava l'assoluto, il tradizionale, la fedeltĆ , l'eterno, con gli occhi del momento.A questo proposito va detto che esiste una notevole differenza tra quel modo di essere e di concepire e quello di parecchie esperienze successive che, benchĆ© si siano raffigurate le cose con gli occhi del momento, raramente le hanno ancorate al tradizionale, alla fedeltĆ , all'assoluto e all'eterno, generalmente intesi tutt'al piĆ¹ come cristalli ideologici piuttosto che come bussole che orientano e rivoluzionano le vite indirizzandole al sacrificio e all'impersonalitĆ .
Anticipatori della storia ma fedeli all'eterno
Frutto della sua epoca e realmente calata nella realtĆ , TP fu capace di elaborare per prima (se non da sola) analisi che avrebbero poi trovato riscontro nelle dinamiche storiche future (la caduta del Muro di Berlino, lāavvento della Globalizzazione, lāanalisi del Potere nelle sue multiformi articolazioni come incontro/scontro tra lobbies).Fu il primo movimento (o il secondo se si attribuisce la stessa ambizione a Lotta di Popolo) che non si propose la presa del potere o la conquista dello Stato ma che teorizzĆ² e cercĆ² di mettere in pratica con pochi mezzi, e quindi in modo estemporaneo, l'idea di Contropotere.
GiĆ appariva chiaro ai suoi occhi il tramonto della sovranitĆ statale, fatta eccezione degli ambiti repressivi e fiscali, e comprendeva che lo Stato andava ricreato dal basso, nell'autonomia, con l'acquisizione di potere di popolo.
GiĆ appariva chiaro ai suoi occhi il tramonto della sovranitĆ statale, fatta eccezione degli ambiti repressivi e fiscali, e comprendeva che lo Stato andava ricreato dal basso, nell'autonomia, con l'acquisizione di potere di popolo.
Quando diciamo "dal basso" ci riferiamo a una dinamica perchĆ©, valorialmente, lo Stato per TP rappresentava un ideale assiale che formava il popolo dall'alto. In nessuna pubblicazione di TP viene mai usato il termine Stato in senso negativo e mai ĆØ riportato senza la maiuscola. Il nemico per TP era il Potere. E anche questa prerogativa esprime una novitĆ ideologicamente corretta e anticipatrice di posizioni attuali che per i piĆ¹ sono perĆ² ancora da maturare.
TP poi aveva ben chiaro come democrazia significasse e significhi sovversione, confusione e maschera per il potere oligarchico e come all'opposto la partecipazione degli uomini liberi sia garantita da comunitĆ organiche con il senso gerarchico. Mai TP avrebbe invocato la democrazia o strillato per difenderla. Si sarebbe rifatta al cesarismo, al bonapartismo, alla monarchia popolare, all'Impero.
ProgettualitĆ e visione internazionale
Terza Posizione riuscƬ a dare un senso di direzione e di marcia ad un ambiente rimasto intrappolato tra la guerra civile in atto in quegli anni ed una carenza di progettualitĆ rivoluzionaria.Lāacceso antiparlamentarismo che denunciava il principio della delega popolare ai partiti corrotti e responsabili dello sfacelo etico e morale dellāItalia e dell'Europa tutta, lāelaborazione, appunto, del concetto del Contropotere da esperirsi nella concretezza nelle scuole e nei quartieri attraverso lā autonomia dalle cinghie di trasmissione del Potere e la costruzione di avanguardie che fossero in grado di organizzare il dissenso organizzato per lāunitĆ di Popolo: ecco il frutto piĆ¹ maturo, attuale se riattualizzato, ma soprattutto futuribile, dellāelaborazione del corpus dottrinario di TP.
In questo senso lāantimperialismo che portava alla contrapposizione ai blocchi USA e URSS, emersi a Yalta e considerati come uno solo bifronte, trovava la sua declinazione naturale nellāaffermazione del concetto di Europa Nazione, che non poteva realizzarsi senza la riunificazione auspicata della Germania.
Un'Europa unita, armata, indipendente e orientata ad alleanze con i Paesi ed i movimenti di liberazione nazionale in America Latina (ad esempio i Montoneros argentini o lāala tercerista dei Sandinisti), in Afghanistan, in Africa e ovunque nel mondo si mettesse in discussione lāegemonia russo-americana, con il sostegno tattico ai cd paesi non allineati.
Avanguardie temute
Lāaffermazione di TP, infatti, oltre ad un potente slancio attivistico e alla fama d'invincibilitĆ conquistata in strada e ampiamente riconosciuta dal Fronte Rosso, fu dettata soprattutto dalla capacitĆ di declinare la mentalitĆ nazional-rivoluzionaria in termini nuovi, calati nellāattualitĆ , proiettati verso l'avvenire, ribaltando gli schemi culturali e politici che il Nemico aveva sino ad allora detenuto a proprio vantaggio esclusivo.Non sarebbe mai venuto in mente a TP di contrapporre alla politica dominante un ritorno a qualche anno prima, come accade oggi in diversi ambienti di destra radicale che rivalutano persino la DC, e neppure la riproposizione di modelli storici di anni felici senza averli prima riattualizzati, riproposti e coniugati con le dinamiche storiche.
Questa capacitĆ d'avanguardia, generalmente ritenuta di sinistra, si affiancĆ² alla strategia scientifica di piazza e sconvolse letteralmente il Fronte Rosso che non era piĆ¹ abituato ad essere sfidato e sconfitto sul terreno che riteneva suo.
A conferma di ciĆ² ĆØ possibile cogliere attraverso la lettura dei giornali dellāepoca, soprattutto quelli di sinistra e di estrema sinistra, dallāUnitĆ al Manifesto, una forte preoccupazione per la crescita del Movimento, soprattutto nelle scuole, ma anche nei quartieri popolari di Roma e di altre cittĆ italiane, dove lāestrema sinistra ed il PCI avevano per anni detenuto lāegemonia assoluta. Non si trattava della preoccupazione per la crescita esponenziale di una forza maledetta, come accade negli anni dell'avanzata populista, ma della paura di perdere l'egemonia delle avanguardie del futuro. Fu qualcosa di inedito e di particolare.
Il solco
In conclusione, se Terza Posizione ha lasciato un solco, e lo ha fatto, lo s'identifica prettamente nel perseguire la necessaria attualizzazione delle istanze nazionalrivoluzionarie, abbandonando i vecchi schemi e il nostalgismo incapacitante, tenendo ben salda lāidentitĆ ed i princƬpi. Tra i quali distaccano la coscienza di un'appartenenza a qualcosa che ci sovrasta, il senso del dovere, la disciplina e l'impersonalitĆ . Con leggerezza. Con gioiosa leggerezza.In questa prospettiva il modus operandi e l'armamentario teorico-politico di TP rappresentano, in condizioni storiche modificate e con gli strumenti forniti dal momento, un arsenale al quale attingere per il futuro.
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