Sternhell ci spiega che cos'è il fascismo e perché è irriducibile al nazismo
Nella "Nascita dell'ideologia fascista" Zeev Sternhell parte da una definizione del fascismo come forza di rottura, concorrente l marxismo per la conquista delle masse e degli intellettualie capace di elaborare un progettonon conformista, rivoluzionario, d'avanguardia. Essendosi già occupato altrove della matrice maurassiana, nel volume metterà a fuoco l'importanza del revisionismo rivoluzionario soreliano e del suo farsi linea politica di massa nell'Italia dell'agosto 1914. Ma nelle prime pagine del libro (che vi ripropongo qui asciugate dai riferimenti bibliografici e ai tanti autori che hanno affrontato il tema) definisce anche un'altra questione essenziale: perché il fascismo è irriducibile al nazismo.
Di tutte le grandi ideologie del Novecento, l'ideologia fascista è la sola che nasca con il secolo. Terza via tra liberalismo e socialismo marxista, il fascismo propone una soluzione alternativa ai problemi sollevati, nell'Europa a cavallo tra i due secoli, dalla rivoluzione tecnologica e intellettuale. Ma il disastro in cui sono sprofondati i movimenti fascisti dopo la seconda guerra mondiale non deve occultare le realtà dell'epoca: il fascismo non rappresenta un fenomeno eccezionale e neppure il semplice risultato della crisi seguita al cataclisma bellico del 1914-18. Il fascismo, per dirla tutta, non può essere affatto confinato al periodo tra le due guerre, né tantomeno ridotto ad un'anomalia e per riprendere le celebri espressioni di Croce a una parentesi della storia contemporanea, a un'infezione che segnerebbe, dopo la Grande Guerra, un periodo di "abbassamento nella coscienza della libertà". (...) Il fascismo è parte integrante della storia del nostro secolo. Allo stesso modo non costituisce una sorta di sottoprodotto del marxismo, come sembra ritenere Ernst Nolte. (...) Conviene anche non esagerare nell'uso del prefisso "anti": il fascismo non s'incarna unicamente nell'antiliberalismo. (...) Tuttavia, se il fascismo non è certamente una "varietà di marxismo", (...), esso è irriducibile, a una semplice reazione antiproletaria, che interverrebbe a un determinato stadio del capitalismo in fase declinante. Tra questi due estremi, le interpretazioni abbondano. (...)
De Felice, decano riconosciuto degli studiosi italiani, ha proposto, accanto alle altre interpretazioni degne di menzione, anche la propria fondata su una doppia tipologia, dei paesi e delle forme di potere e ha insistito soprattutto sull'importanza delle specificità nazionali, applicandosi con particolare attenzione al caso italiano.
Il presente studio è stato concepito in una prospettiva diversa. in primo luogo, si tratta di ristabilire nella sua esatta misura l'influenza dell'ideologia sulla crescita del fascismo che fu un fenomeno politico e culturale dotato in ogni momento di una completa autonomia intellettuale. L'ideologia, non dimentichiamolo, è l'interazione della cultura e della politica. Inoltre, è nostro intento mostrare, come un tale corpus ideologico, formatosi diversi anni prima dell'agosto 1914, sia la base di un progetto non conformista, avanguardista e rivoluzionario. Di fatto, il fascismo è stato una forza di rottura, capace di partire all'assalto dell'ordine costituito e di porsi in diretta concorrenza con il marxismo nel tentativo di procacciarsi il favore tanto degli intellettuali quanto delle masse. La nostra attenzione si rivolge dunque al periodo di formazione del fascismo. Si tratta in particolare di analizzare la crescita del pensiero fascista e delle strutture intellettuali cui esso da vita nel contesto culturale franco-italiano.
La Francia del nazionalismo estremistico e della destra rivoluzionaria è la vera culla del fascismo. Chi scrive l'ha già sostenuto altrove, dunque non torneremo, qui, sull'argomento. Ma la Francia è anche la culla del revisionismo rivoluzionario soreliano, componente fondamentale del fascismo. Sorto in Francia il revisionismo rivoluzionario si sviluppa in Italia come forza intellettuale, politica e sociale. Alleati ai nazionalisti e ai futuristi, i revisionisti rivoluzionari italiani troveranno infine, nell'estate del 1914, le truppe, le condizioni storiche e il capo, che permetteranno loro di portare a compimento la lunga incubazione intellettuale iniziata a inizio secolo.
Prima di procedere oltre è necessario insistere su un altro elemento della definizione qui proposta: il fascismo non potrà in alcun caso essere identificato con il nazismo. Certo, le due ideologie, i due movimenti e i due regimi hanno punti comuni che li portano spesso a toccarsi e a coincidere parzialmente. Essi differiscono però su una questione fondamentale: il nazionalsocialismo tedesco si fonda sul determinismo biologico. Il razzismo nel senso più estremo costituisce il fondamento del nazismo. La guerra agli ebrei, la guerra alle razze inferiori vi gioca un ruolo preponderante rispetto alla lotta contro il comunismo. Un marxista può convertirsi al nazionalsocialismo - è avvenuto in un buon numero di casi - e, uno stato nazionalsocialista può coesistere con uno comunista perlomeno temporaneamente. Niente di simile può accadere, da parte nazista rispetto agli ebrei: con loro non vi è che una soluzione, quella finale.
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