Carminati e i neri a Sabra e Chatila? Una fantasia senza Limiti
“...Sabra e Shatila mica me la possono accolla’...quella mica l’avemo fatta noi...”. È una intercettazione nella quale parla Massimo Carminati, che al tempo, settembre del 1982, aveva preso parte insieme ad altri fascisti italiani dell’esercito cristiano maronita dei falangisti libanesi, esecutori della strage nei campi profughi palestinesi, attuando gli ordini del ministro della Difesa israeliano Ariel Sharon - Israele in quel momento occupava il Libano. Di questi fascisti sono figli i militanti di Casapound, Forza nuova e altri gruppuscoli neri che ogni tanto si esibiscono nelle loro gesta violente.
Così sulla sua pagina Facebook Stefania Limiti, una giornalista che ha scritto importanti saggi sui misteri d'Italia. Ora, a prescindere dalla discutibilità di questa storia degli "eredi", tocca ricordare che nessun fascista italiano ha partecipato alla strage di Sabra e Chatila. I giovani romani e triestini che poi daranno vita alla stagione più cruenta dei Nar riparano in Libano dopo la strage di Bologna e vi rimangono pochi mesi, al massimo un anno.
Restiamo alle date certe, fissate da condanne penali definitive. Il 6 gennaio 1981 Pasquale Belsito è a Roma ad ammazzare Luca Perucci, il 5 febbraio Gabriele De Francisci è a Padova a persuadere Mambro e Fioravanti a mollare tutto e seguirlo a Beirut, il 31 luglio Alessandro Alibrandi è a Roma e ammazza un camerata che gli aveva fregato 50 milioni. Il 19 ottobre Walter Sordi è a Milano dove con Gilberto Cavallini e Alibrandi ammazza due poliziotti. Ciro Lai è a Roma il 5 dicembre per partecipare all'assalto alla volante in cui muore Alibrandi.
Carminati è sicuramente a Roma ai primi di febbraio per dare ospitalità, in una villetta di un sodale della banda della Magliana, a Francesca Mambro e Cristiano Fioravanti in fuga da Padova. Carminati è arrestato il 21 aprile 1981, al valico di frontiera con la Svizzera, dove gli fanno perdere un occhio in un tiro al bersaglio che molti raccontano come sparatoria. L'ultimo arrestato è Walter Sordi. Il 17 settembre 1982: proprio mentre i cristiano maroniti fanno strage nei campi palestinesi. Ma la cattura di quello che diventerà il superpentito nero è in una villetta del litorale romano.
Di grazia: perché Carminati, scarcerato ad agosto del 1982, distaccato dalla fascisteria per i più remunerativi affari con la banda della Magliana, sarebbe dovuto andare da solo a combattere in Libano per i falangisti a metà settembre per poi tornare in Italia e in carcere già il 6 ottobre, arrestato proprio per le confessioni di Sordi.
Quando la storia della presenza di Carminati in Libano uscì al processo di primo grado, non essendoci nessun riscontro nelle carte giudiziarie sulla strage di Bologna, sentii uno dei fascisti romani che in Libano c'erano effettivamente stati, Gabriele De Francisci, per altro anche lui dell'EUR. Questa la sua testimonianza:
Carminati è sicuramente a Roma ai primi di febbraio per dare ospitalità, in una villetta di un sodale della banda della Magliana, a Francesca Mambro e Cristiano Fioravanti in fuga da Padova. Carminati è arrestato il 21 aprile 1981, al valico di frontiera con la Svizzera, dove gli fanno perdere un occhio in un tiro al bersaglio che molti raccontano come sparatoria. L'ultimo arrestato è Walter Sordi. Il 17 settembre 1982: proprio mentre i cristiano maroniti fanno strage nei campi palestinesi. Ma la cattura di quello che diventerà il superpentito nero è in una villetta del litorale romano.
Di grazia: perché Carminati, scarcerato ad agosto del 1982, distaccato dalla fascisteria per i più remunerativi affari con la banda della Magliana, sarebbe dovuto andare da solo a combattere in Libano per i falangisti a metà settembre per poi tornare in Italia e in carcere già il 6 ottobre, arrestato proprio per le confessioni di Sordi.
Quando la storia della presenza di Carminati in Libano uscì al processo di primo grado, non essendoci nessun riscontro nelle carte giudiziarie sulla strage di Bologna, sentii uno dei fascisti romani che in Libano c'erano effettivamente stati, Gabriele De Francisci, per altro anche lui dell'EUR. Questa la sua testimonianza:
“Io sono rientrato fortunosamente in Italia il 31 dicembre 1980. Il mio fu l’ultimo volo per Roma poi ci fu una violenta ripresa dei combattenti e il controllo dell’aeroporto era uno dei principali terreni di scontro per cui Beirut restò isolata per alcuni giorni. Non ricordo proprio la presenza di Carminati e del resto anche in anni recenti è capitato, come è tipico di tutte le esperienze giovanili, di riesumare ricordi tra “reduci” e il suo nome non è mai affiorato“.
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