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25 giugno 2020: muore Marco Morin, il superperito col vizio del falso


E' morto ieri a Venezia, Marco Morin, super-esperto di armi ed esplosivi. Aveva 82 anni, abitava in Campo San Polo, e come si dice in queste occasioni, quando ci lascia un protagonista degli anni di piombo, porta nella tomba i suoi segreti. Noi non ce ne siamo mai occupati sistematicamente, avendolo intercettato in una serie di disavventure giudiziarie, dall'arresto del 1966 per un traffico di armi con gli ordinovisti veronesi ai magheggi in favore di Maggi e Digilio. Sulla sua doppiezza, "nello stesso tempo esperto di bombe e amico dei bombaroli, consulente dei tribunali e complice degli imputati", sul vizio della millanteria si sofferma Gianni Barbacetto che nel suo blog gli dedica un robusto pezzo a cui attingeremo abbondantemente.

Perché Morin è stato per decenni consulente balistico dei Tribunali o perito legale di parte nei processi su alcuni dei più delicati casi giudiziari della storia italiana, nei delitti eccellenti, da  Calabresi a Moro, da Mattarella a dalla Chiesa, e poi i maxiprocessi: Palermo, il mostro di Firenze, la strage di Peteano.

Un elemento fisso i suoi incroci pericolosi con l'ambiente ordinovista veneto, già di suo fortemente inquinato dagli intrecci con le reti spionistiche e operative americane e atlantiste. Il primo processo, concluso con una condanna irrisoria, lo vede imputato con gli ordinovisti Massagrande, Soffiati (un agente americano) e Besutti nel 1966. Eppure qualche anno dopo diventa grande amico dei giudici veneziani e il più richiesto dei periti balistici giudiziari. Tanto che nel 1982 lo chiamano a esaminare le armi trovate al Poligono di Venezia e che hanno portato all'arresto di due amici suoi: Carlo Digilio (prescritto per la strage di piazza Fontana) e Carlo Maria Maggi (ergastolo per piazza della Loggia).
Una sua memoria significa la libertà immediata per Digilio. Nella perizia giudiziaria per Maggi non ha paura di contraddire quanto sostenuto in una rivista accademica: stavolta il caricatore per fucile mitragliatore sequestrato a Maggi non è più “parte essenziale di arma da guerra”, ma solo un “accessorio”. E così il medico veneziano ottiene la libertà provvisoria.

Far sparire, negli anni Ottanta, i campioni di esplosivi e munizioni su cui stava lavorando, provenienti dall’arsenale sequestrato a Pierluigi Concutelli. Il giudice di Venezia Felice Casson, impegnato nelle indagini sulla strage di Peteano, lo accusa di aver coperto i suoi amici di Ordine nuovo.

MORIN E IL FALSO SULLA STRAGE DI PETEANO
"Morin - ricorda Barbacetto - era stato il perito sull’esplosivo della strage di Peteano: lo aveva classificato come Semtex H di fabbricazione cecoslovacca, esplosivo “di sinistra”, usato dalle Br e dai terroristi palestinesi. Casson ordina una nuova perizia, svolta da altri esperti, e scopre che il rocchetto con tracce di Semtex ospita da lungo tempo una larva di lepidottero. È la prova che non può essere il rocchetto originale: Morin l’aveva sostituito e vi aveva inserito l’esplosivo “rosso”.

Chi è davvero Morin? Casson lo chiede ripetutamente, dal 1987 al 1991, al Sismi, che non gli risponde, tanto che il giudice decide di incriminare il capo del servizio Fulvio Martini e il suo braccio destro, il generale Paolo Inzerilli. Intanto tutti i documenti che riguardano Morin spariscono nel nulla: dagli archivi dell’Aeronautica militare, dal Palazzo di giustizia di Verona, perfino dall’inaccessibile laboratorio scientifico di Scotland Yard, a Londra, dove si era svolta la perizia (menzognera) di Morin sull’esplosivo di Peteano.

Così Casson non si stupisce, quando trova il nome di Morin negli elenchi di Gladio. Eppure il superconsulente continuerà per anni ad avere le chiavi, riservatissime, del Centro indagini della Procura di Venezia e a essere il consulente più ascoltato dai magistrati, e non soltanto quelli veneziani".

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