25 giugno 1974: attivista missino uccide a revolverate consigliere del Pci a Barrafranca
Nell'assolato e centralissimo
corso Umberto di Barrafranca, in provincia di Enna, Alessandro Bartoli, di 57 anni,
iscritto al MSI e suo noto
attivista, ha ucciso il compagno Vittorio Ingria, di 53 anni, consigliere comunale del
PCI. Ha assassinato con fredda determinazione: Bartoli
ha esploso quattro colpi di
pistola, una « Colt » calibro
7,65, concludendo sanguinosamente la provocazione
che aveva iniziato appena
visto il compagno Ingria
che si apprestava ad affiggere un manifesto murale sulla
porta del circolo antifascista
«25 aprile 1945». Era stato
proprio il compagno Ingria a
farsi promotore per la creazione di quel circolo, ieri appena inaugurato.
Da quasi venti anni iscritto al nostro partito, Ingria che svolgeva il lavoro di meccanico dedicava tutto il suo tempo libero alla nostra organizzazione. Non era sposato, aveva due fratelli - Dalle prime testimonianze raccolte, e in particolare da quella del compagno Salvatore Bartoli che insieme a Ingria stava sistemando il manifesto murale, non sembrano esserci dubbi sulla deliberata ricerca della provocazione da parte dell'omicida missino.
Passando davanti al circolo, probabilmente appena uscito dalla sua casa situata nello stesso Corso Umberto una ventina di metri più su, Alessandro Bartoli si è rivolto al compagno Ingria insultandolo e rivolgendogli frasi ed epiteti ingiuriosi come: «Sei un vigliacco».
Ingria ha reagito con fermezza: « Con voi fascisti non abbiamo niente a che fare ». A distanza ravvicinata, con freddezza, Alessandro Bartoli ha tirato fuori dalla tasca della giacca la pistola e ha sparato contro il compagno Ingria che, di fronte a lui era inerme, le mani sui fianchi. Quattro colpi, uno dietro l'altro, finché non l'ha visto a terra, esanime e in una pozza di sangue. Il primo colpo è stato quello mortale: ha raggiunto la vittima alla regione sopratemporale sinistra; la pallottola gli ha attraversato il cervello; il secondo lo ha colpito al braccio sinistro, il terzo all'emitorace sinistro, il quarto alla spalla. In un baleno l'omicida si è allontanato: si è rifugiato a casa sua e ne è uscito poi dopo alcuni minuti — da un ingresso secondario — per costituirsi alla vicina caserma dei carabinieri.
Sul luogo del delitto si è immediatamente raccolta una folla numerosa di compagni e di cittadini, ma il corpo di Vittorio Ingria non dava più segni di vita. Per due lunghe ore si è atteso l'arrivo del sosstituto procuratore della Repubblica di Enna, dottor Zotti, e del medico legale. Solo allora si è potuto rimuovere il corpo insanguinato. Le indagini si sono avviate con lentezza; si e cercato di ricostruire la dinamica dell'assassinio. Sul movente politico dell'uccisione non ci sono dubbi: tra Alessandro Battoli e Vittorio Ingria non c'erano mai stati rapporti, tranne quelli della reciproca conoscenza, fatto normale in un paese di quindicimila abitanti come Barrafranca. Di Bartoli si sa che era stato candidato lo scorso anno nella lista del MSI per le elezioni amministrative ed era risultato il primo dei non eletti.
Insieme al sostituto procuratore Zotti, conducono le indagini il maresciallo Jannelh della polizia scientifica e il dirigente dell'ufficio politico della questura di Enna, Frazzi. Gli inquirenti hanno tenuto una prima riunione verso le 14, dopo avere sentito i primi testimoni al fatto. Nel frattempo il cadavere è stato trasferito all'obitorio del cimitero a disposizione dell'autorità giudiziaria. Nel pomeriggio si è proceduto invece ad interrogare l'omicida. I comunisti di Barrafranca hanno annunciato che il feretro del compagno Vittorio Ingria sarà esposto nei locali della sezione. E' già arrivata a Barrafranca una delegazione di dirigenti regionali e provinciali del partito guidata dal compagno Achille Occhetto, membro della direzione e segretario regionale; è presente pure una delegazione della CGIL guidata dal segretario provinciale Boggio. Per venerdì, quando ci saranno i funerali saranno effettuate fermate in tutti i posti di lavoro della zona e delegazioni di decine di comuni si porteranno a Barrafranca.
Da quasi venti anni iscritto al nostro partito, Ingria che svolgeva il lavoro di meccanico dedicava tutto il suo tempo libero alla nostra organizzazione. Non era sposato, aveva due fratelli - Dalle prime testimonianze raccolte, e in particolare da quella del compagno Salvatore Bartoli che insieme a Ingria stava sistemando il manifesto murale, non sembrano esserci dubbi sulla deliberata ricerca della provocazione da parte dell'omicida missino.
Passando davanti al circolo, probabilmente appena uscito dalla sua casa situata nello stesso Corso Umberto una ventina di metri più su, Alessandro Bartoli si è rivolto al compagno Ingria insultandolo e rivolgendogli frasi ed epiteti ingiuriosi come: «Sei un vigliacco».
Ingria ha reagito con fermezza: « Con voi fascisti non abbiamo niente a che fare ». A distanza ravvicinata, con freddezza, Alessandro Bartoli ha tirato fuori dalla tasca della giacca la pistola e ha sparato contro il compagno Ingria che, di fronte a lui era inerme, le mani sui fianchi. Quattro colpi, uno dietro l'altro, finché non l'ha visto a terra, esanime e in una pozza di sangue. Il primo colpo è stato quello mortale: ha raggiunto la vittima alla regione sopratemporale sinistra; la pallottola gli ha attraversato il cervello; il secondo lo ha colpito al braccio sinistro, il terzo all'emitorace sinistro, il quarto alla spalla. In un baleno l'omicida si è allontanato: si è rifugiato a casa sua e ne è uscito poi dopo alcuni minuti — da un ingresso secondario — per costituirsi alla vicina caserma dei carabinieri.
Sul luogo del delitto si è immediatamente raccolta una folla numerosa di compagni e di cittadini, ma il corpo di Vittorio Ingria non dava più segni di vita. Per due lunghe ore si è atteso l'arrivo del sosstituto procuratore della Repubblica di Enna, dottor Zotti, e del medico legale. Solo allora si è potuto rimuovere il corpo insanguinato. Le indagini si sono avviate con lentezza; si e cercato di ricostruire la dinamica dell'assassinio. Sul movente politico dell'uccisione non ci sono dubbi: tra Alessandro Battoli e Vittorio Ingria non c'erano mai stati rapporti, tranne quelli della reciproca conoscenza, fatto normale in un paese di quindicimila abitanti come Barrafranca. Di Bartoli si sa che era stato candidato lo scorso anno nella lista del MSI per le elezioni amministrative ed era risultato il primo dei non eletti.
Insieme al sostituto procuratore Zotti, conducono le indagini il maresciallo Jannelh della polizia scientifica e il dirigente dell'ufficio politico della questura di Enna, Frazzi. Gli inquirenti hanno tenuto una prima riunione verso le 14, dopo avere sentito i primi testimoni al fatto. Nel frattempo il cadavere è stato trasferito all'obitorio del cimitero a disposizione dell'autorità giudiziaria. Nel pomeriggio si è proceduto invece ad interrogare l'omicida. I comunisti di Barrafranca hanno annunciato che il feretro del compagno Vittorio Ingria sarà esposto nei locali della sezione. E' già arrivata a Barrafranca una delegazione di dirigenti regionali e provinciali del partito guidata dal compagno Achille Occhetto, membro della direzione e segretario regionale; è presente pure una delegazione della CGIL guidata dal segretario provinciale Boggio. Per venerdì, quando ci saranno i funerali saranno effettuate fermate in tutti i posti di lavoro della zona e delegazioni di decine di comuni si porteranno a Barrafranca.
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