11 giugno 1984: ucciso a Napoli Tommaso Spezzacatene
Squadroni della morte, con killer spietati, hanno riaperto la guerra fra le bande della malavita organizzata. Una lunga scia di sangue ha attraversato, nelle ultime ore, l' area napoletana. E la paura ha invaso le strade a Marano, Mugnano e Boscotrecase. L' assassinio di Ciro Nuvoletta, appartenente ad uno dei clan più ricchi e potenti, dimostra che il controllo del vasto ventaglio delle attività illegali contrappone nuovamente i boss ed i loro luogotenenti. "Le camorre sono molte e la Nco è ancora viva", afferma il sostituto procuratore della Repubblica Gianfranco Izzo che conduce le indagini sugli ultimi feroci delitti e che ha già interrogato più di cinquanta persone. "I cutoliani hanno forse voluto dimostrare che nè i superblitz, nè le maxi requisitorie li hanno messi in ginocchio". L' assassinio di Ciro Nuvoletta, fratello del temuto boss Lorenzo che è latitante, ha scatenato la spirale delle vendette. Terrificante il bilancio: da domenica pomeriggio a ieri quattro morti e tre feriti gravi. L' ultimo agguato nel primo pomeriggio di ieri in via Benedetto Cairoli alla ferrovia. Due killer sono scesi da un' Alfasud di colore avorio. Si sono avvicinati a due persone che stavano conversando con la moglie del proprietario di un bar. Sono a viso scoperto, armati di pistole e fucili a canne mozze. Prendono la mira, sparano. Tommaso Spezzacatena, 43 anni, pregiudicato per vari reati, cade per terra. Considerato un estremista di destra, aveva compiuto alcuni anni fa un attentato dinamitardo contro la Facoltà di architettura di Napoli. Aveva precedenti per rapina, tentato omicidio e lesioni. Al torace, viene gravemente ferito Gennaro Bergantino, 34 anni, con precedenti per associazione a delinquere e furto. Ora è ricoverato all' ospedale Loreto Mare. Alle indagini, insieme con la squadra mobile ed i carabinieri, partecipano gli agenti della Digos al comando del vicequestore Filippo Ciccimarra. Secondo la questura di Napoli, i collegamenti di questa tragica sparatoria (nel centro della città, sotto gli occhi di molta gente terrorizzata) con il feroce blitz contro la villa dei Nuvoletta a Marano, appaiono evidenti.
Così La Repubblica ricostruì all'epoca dei fatti l'omicidio di Tommaso Spezzacatene. Per altro col senno di poi possiamo osservare che il pm Izzo si sbagliava: ad avere assaltato il santuario dei Nuvoletta era un commando di ex alleati, uomini dei clan Bardellino, Galasso, Moccia. Ma teniamoci stretti sulla figura di Tommaso Spezzacatene. Il suo anniversario di morte lo commemora sulla sua pagina facebook Maurizio Ruggiero che lo definisce "un fratello". E in effetti Spezzacatene era uno dei più noti squadristi nella Napoli degli anni Settanta.
L'attentato per cui finì in galera, il 25 aprile 1977, era in realtà una notte dei fuochi contro le celebrazioni dell'anniversario della Liberazione, una data allora molto sentita e occasione di attacchi e scontri assai violenti. I fascisti si diedero diversi obiettivi. Riuscirono quelli contro la sezione del Psi a Fuorigrotta, il quartiere in cui vivevano Spezzacatene e il giovane con lui arrestato, e contro la sede di Lotta Continua al rione Stella, un paio di ore dopo il loro arresto.
La facoltà universitaria, occupata da qualche giorno dai compagni, in pieno centro (duecento metri dalla questura, un centinaio dalla caserma dei carabinieri) era invece ben presidiata e quindi appena deposto l'ordigno su una finestra laterale gli agenti gli saltarono addosso e lo bloccarono. Il ragazzo che guidava la moto riusci a fare duecento metri: lo bloccarono all'ingresso di piazza Dante due volanti. All'epoca Spezzacatene era ricercato per un altro episodio di violenza politica: lo accusavano di aver accoltellato, sempre a Fuorigrotta, un giovane attacchino di Democrazia Proletaria, nel maggio 1976.
Il passaggio dalla militanza politica più radicale alla criminalità organizzata a Napoli non era infrequente e riguardò sia compagni sia camerati.
Il passaggio dalla militanza politica più radicale alla criminalità organizzata a Napoli non era infrequente e riguardò sia compagni sia camerati.
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