La Russa e il 25 aprile. Tisci: l'odio è sempre rosso, la Patria tricolore
Ignazio La Russa ha proposto di trasformare la festa del 25 Aprile nella festa in memoria di tutti i caduti per l'Italia e delle vittime del coronavirus. Subito si sono alzate le (ormai poche e patetiche) vestali dell'antifascismo militante a ricordare che quella è la vittoria degli antifascisti contro i fascisti. Non è la festa di tutti ma solo dei vincitori.
Questa differenza è la grande differenza tra "noi e loro" e non è data solo dall'essere parte della comunità che ha preservato la memoria dei vinti, è figlia di una cultura che vuole che dopo le guerre la Patria si riconcili.
Francisco Franco vinse la guerra civile e volle che accanto al monumento funebre a José Antonio Primo de Rivera fossero sepolti tutti i caduti della guerra civile spagnola, anche quelli che avevano combattuto contro Franco a dimostrazione che i caduti per un'idea di Nazione, qualsiasi fosse quella idea meritano lo stesso rispetto.
La sinistra spagnola, appena ha potuto ha trafugato la salma di Franco e l'ha tolta dal monumento alla pacificazione nazionale che lui stesso aveva dedicato, del resto è la stessa sinistra necrofaga che ogni anno fa polemiche per chi va a Predappio ad omaggiare la salma del Duce o al cimitero a commemorare i morti repubblicani.
Me lo insegnarono molti anni fa che l'odio è rosso (oggi è tra il fucsia e l'arcobaleno) la Patria è tricolore (o di qualsiasi bandiera che rappresenti tutti), questa lezione è sempre vera.
"Una sola è la Destra, e vi appartengono tutti coloro che la Religione, il bene e la gloria dello Stato hanno in mira" Clemente Solaro della Margherita
Antonio Tisci
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