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A Parma buoni spesa, ma solo agli antifascisti. La denuncia di Fratelli d'Italia


Buoni spesa solo a chi si dichiara antifascista. A Parma scoppia la polemica dopo che è stato dato l’ok alla delibera che individua le linee operative all’erogazione dei buoni spesa e alimentari per i nuclei famigliari esposti agli effetti economici derivanti dall'emergenza corona virus.
Leggendo quanto scritto nell'autocertificazione: “In base all’articolo 5 comma 3 bis del Regolamento Comunale per la concessione di Contributi, vantaggi economici e patrocini, dichiaro di riconoscermi nei principi costituzionali democratici e di ripudiare il fascismo e il nazismo; di non professare e fare propaganda di ideologie nazifasciste, xenofobe, razziste, sessiste o in contrasto con la Costituzione (…); di non perseguire finalità antidemocratiche e di non compiere manifestazioni esteriori di carattere fascista e/o nazista, anche attraverso l’uso di simbologie o gestualità ad essi chiaramente riferiti”.
A denunciare quanto accaduto, attraverso i social network è il deputato di Fratelli d’Italia Giovanbattista  Fazzolari. “Questa sinistra fa schifo. Omuncoli cinici e senza scrupoli”.
A Parma anche la pastasciutta deve risultare antifascista” attacca il vice capogruppo alla Camera di Fratelli d'Italia Tommaso Foti, annunciando interrogazione al presidente del Consiglio Giuseppe Conte per avere chiarimenti. “Trovo vergognoso, precisa l'esponente sovranista, che in qualunque momento un comune possa decidere a chi concedere buoni pasto e a chi no solo in base alle sue idee politiche. Ma farlo in un momento come questo, con l’Italia in ginocchio per l’epidemia Covid-19 è ancora più squallido e indegno. Il governo faccia immediatamente chiarezza e prenda le distanze dal sindaco di Parma”.

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