Una domanda su Napoli. Pacella:la morte di Ugo Russo è anche la sconfitta delle politiche di contrasto alla criminalità giovanile
Possiamo piangere un ragazzo senza linciare il carabiniere? Questa è la domanda, con tanto di punto interrogativo che si pone Piero Sansonetti, in un editoriale pubblicato sulla prima pagina de Il Riformista di martedì 3 marzo, alla quale cerca di dare una risposta.
Domanda che abbiamo girato a diversi esponenti del variegato mondo della "destra italiana", nelle sue mille articolazioni, come nel caso di Salvatore Pacella, già responsabile cittadino di Forza Nuova, oggi impegnato nel volontariato sociale, a Villa Nestore, a Marianella, quartiere della periferia di Napoli.
La morte di Ugo Russo è la sconfitta dello stato e soprattutto la testimonianza diretta del fallimento del sindaco de Magistris, che al suo secondo mandato, non ha creato nessuna struttura in grado di risolvere, o quantomeno tamponare uno dei più grossi problemi della città di Napoli, ovvero la criminalità giovanile(con tutto ciò che ne consegue), perché se i risvolti penali sono in capo allo stato quelli educativi sono comunali. Ho letto poi il punto di vista di tantissimi esponenti del mondo politico, giovani o meno giovani, ma tutti accomunati da una cosa, esperienza pari a zero sul campo. Ho letto di ricette, pareri e consigli, ma tutte queste parole ed opinioni le userei per un altro scopo, ovvero un bel falò, magari quello del 21 dicembre. Il problema non può risolverlo chi intrinseco di buonismo e politicamente corretto, è abituato alle scrivanie ed ai palazzi, un dramma del genere lo si risolve stando per le strade( cosa che non dovrebbe pesare a chi è abituato alla militanza politica), raccattando i ragazzi dai bar, dalle piazze di spaccio, dalle sale scommesse e da altri centri della "mala-aggregazione", per seguirli nella vita di tutti i giorni e a scuola, dargli dei riferimenti, delle persone delle quali possono fidarsi e che sono in grado di rispondere alle loro numerose domande, spesso banali, ma che rappresentano la mancanza affettiva, di valori e di morale delle loro famiglie.
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