25 marzo 1974, raid a Città Studi: ferita una bambina
[Nella primavera 1974] a Milano ci sono almeno tre ambienti diversi di neofascisti.
Quello meno politico e più numeroso è la base di San Babila, che ruota intorno a Manfredi e al suo inseparabile amico, Fernando Molina (detto «il Negro», figlio di un diplomatico peruviano). C’è poi il drappello di ex avanguardisti, che gravita intorno al Mar di Fumagalli e a Giancarlo Esposti. Infine i commandos di Ordine Nero, che non di rado provengono sia dal primo sia dal secondo gruppo...
Restiamo a San Babila. Dopo il giovedì nero, le pistole sono la dotazione praticamente obbligata di tutti i militanti della trincea nera. E con tutte queste armi in circolazione è ovvio che prima o poi qualcuno cominci a usarle. Come la coppia Danieletti-Pastori (diciannove anni il primo, diciassette il secondo), che il 25 marzo 1974 la combina grossa.
Dopo l’ennesima aggressione dei compagni a giovani di destra, scatta la solita reazione: una «squadraccia» parte in macchina dalla piazza nera, con l’obiettivo di vendicare i camerati aggrediti. La 128 utilizzata per il raid è stata rubata per l’occasione. L’auto passa davanti alla Casa dello Studente e i fascisti sparano contro l’obiettivo rosso. Ma sbagliano mira e feriscono una bambina di nove anni: Chiara Antola. Protagonisti dell’episodio, proprio Danieletti e Pastori.
Quello meno politico e più numeroso è la base di San Babila, che ruota intorno a Manfredi e al suo inseparabile amico, Fernando Molina (detto «il Negro», figlio di un diplomatico peruviano). C’è poi il drappello di ex avanguardisti, che gravita intorno al Mar di Fumagalli e a Giancarlo Esposti. Infine i commandos di Ordine Nero, che non di rado provengono sia dal primo sia dal secondo gruppo...
Restiamo a San Babila. Dopo il giovedì nero, le pistole sono la dotazione praticamente obbligata di tutti i militanti della trincea nera. E con tutte queste armi in circolazione è ovvio che prima o poi qualcuno cominci a usarle. Come la coppia Danieletti-Pastori (diciannove anni il primo, diciassette il secondo), che il 25 marzo 1974 la combina grossa.
Dopo l’ennesima aggressione dei compagni a giovani di destra, scatta la solita reazione: una «squadraccia» parte in macchina dalla piazza nera, con l’obiettivo di vendicare i camerati aggrediti. La 128 utilizzata per il raid è stata rubata per l’occasione. L’auto passa davanti alla Casa dello Studente e i fascisti sparano contro l’obiettivo rosso. Ma sbagliano mira e feriscono una bambina di nove anni: Chiara Antola. Protagonisti dell’episodio, proprio Danieletti e Pastori.
Fin qui Nicola Rao. Ci aiuta a completare la cronaca la collezione on line dell'Unità:
La « 128 », dopo la sparatoria, si allontanava in direzione di piazza Plola. Mentre alcuni passanti soccorrevano la bambina ferita, un garagista, Bruno Manfredini, saliva sulla propria auto e si metteva all'inseguimento della macchina con i due fascisti che raggiungeva e bloccava, tamponandola, in via Barzini.
Uno dei due occupanti la 128 riusciva a scappare, l'altro veniva preso dal garagista al quale si erano nel frattempo uniti gli equipaggi di alcune «zebre» dei vigili urbani. Portato in questura è stato identificato per Marco Pastore, di 17 anni, già protagonista di altri episodi di violenza.
Chiara Antola veniva trasportata all'ospedale Fatebenefratelll dove è stata sottoposta ad esami radiografici per stabilire l'entità della ferita riportata. Sul posto della sparatoria la polizia ha rinvenuto la pistola usata dai fascisti, una calibro 22 e alcuni bossoli. Dodici anni dopo, Danieletti spiegherà che era l'arma usata per l'omicidio di Parco Lambro e che avevano deciso di usarla un'ultima volta prima di liberarsene
Nessun commento: