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Ramelli, ucciso perché di destra. Il ricordo di Veltroni sul Corriere della Sera


Morti per odio. A destra e a sinistra. Sergio Ramelli fu ucciso perché  fascista. Cosi il collega Valter Veltroni, già  direttore de l'Unità, sindaco di Roma e primo segretario del Partito Democratico dalle pagine de Il Corriere della Sera, il principale quotidiano italiano per numero di copie vendute  ricorda Sergio Ramelli, un ragazzo dai capelli lunghi che fu aggredito a Milano la mattina del 13 marzo del 1975 a colpi di chiave inglese  e morì  il 29 aprile.
Sergio, scrive Veltroni, non si distingue da tutti gli altri giovani ma ha idee di destra e non le nasconde. Non e', racconta chi lo ha conosciuto, un fanatico. Da poco ha aderito al Fronte della Gioventù. Ma è capitato in una scuola dove le sue idee non sono tollerate, per questo motivo venne isolato e perseguitato. Poi nel marzo del 1975 l'agguato a colpi di chiave inglese.
La violenza nei confronti di Sergio è  proseguita fino anche dopo la sua morte. Hanno continuato a fare scritte di minaccia nei confronti del fratellom a devastare la vita di quella famiglia con telefonate anonime a minacciare il padre. Una vera persecuzione.
Veltroni conclude queste due pagine dedicate a Sergio Ramelli, sul Corriere della Sera  di cui consiglio l'acquisto in edicola, con queste parole: " Sergio e gli altri, divisi sanguinosamente in vita, devono essere uniti nella memoria collettiva. Uniti almeno sulla collina.
Lontani dagli sciagurati che in pianura, non erano capaci di capire e vivere la legittimità e la bellezza dell'altro da se.

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