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Mikis Mantakas vive e lotta nei nostri cuori. Il ricordo di Luigi Rispoli

Il 28 febbraio di quarantacinque anni fa veniva colpito a morte con un colpo di pistola alla nuca lo studente greco Mikis Mantakas, militante del Fuan, l'organizzazione degli studenti universitari dell'allora Movimento Sociale Italiano.
Luigi Rispoli, storico esponente della destra partenopea, nel Movimento Sociale Italiano prima, in Alleanza Nazionale poi, ora componente della direzione nazionale di Fratelli d'Italia dal suo profilo Facebook ricorda il giovane studente greco vittima degli anni di piombo. Post che pubblichiamo per intero.

Io ricordo la tragica morte di Miki Mantakas, giovane studente greco di cui oggi ricorre l'anniversario della morte, che aderì, appena giunto in Italia per studiare, al FUAN. Il giovane camerata era a Roma, e partecipò ad una manifestazione, in cui scoppiarono forti scontri, durante il processo agli accusati per il rogo di Primavalle.
Alla televisione raccontarono che al culmine di una mattinata di tensione, intorno alle 13, la teppaglia comunista decise di raggiungere la sede del MSI di via Ottaviano. All'interno dei locali vi erano una decina di giovani militanti missini, che sentirono distintamente i numerosi colpi di pistola esplosi contro la sezione. Miki Mantakas uscì dalla porta sul retro, e si diresse verso l’ingresso principale, ma appena svoltò l’angolo, fu colpito mortalmente da un proiettile sparato da Alvaro Lojacono, un comunista già noto alle forze dell'ordine.
Io mi ricordo che furono tempi duri per noi militanti di destra. Tempi, in cui, la caccia al fascista era l'attività preferita specie nelle scuole e nelle università.
In particolare lo furono per me che da pochi mesi frequentavo il Liceo Vincenzo Cuoco di Napoli e da subito mi ero unito ai camerati del nucleo di istituto. Una lotta continua con la mia mamma che, spaventata da quanto accaduto, voleva che io smettessi di fare politica.
Anche la mattina successiva all'assassinio di Mantakas tentammo di distribuire un volantino tra gli studenti per denunciare l'accaduto ma fummo quasi subito aggrediti da quelli di Lotta Continua.
Paradosso dei paradossi, per il governo e la magistratura, il problema eravamo noi con la nostra determinazione a voler rappresentare la nostra idea e a difendere i nostri valori, non chi vigliaccamente ci aggrediva per impedirci di parlare.
Noi siamo ancora qui.

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