7 febbraio 1945, Porzus: cento garibaldini e gappisti massacrano i partigiani antislavi dell'Osoppo
Durante il tragico inverno del 1944-45, la Resistenza nell'area friulana è animata da formazioni garibaldine e dai reparti dalla divisione Osoppo, tutti duramente attaccati dalle truppe tedesche e fasciste. Le forze partigiane slovene chiedono ai reparti italiani di passare sotto il loro controllo, al fine di coordinare meglio la lotta. I garibaldini accettano per ragioni politiche e militari, e così la divisione Garibaldi Natisone, già operante in stretto coordinamento con gli sloveni ma anche, sulla base di un comando unificato, con le Osoppo, passa sotto la dipendenza del IX korpus e si trasferisce in Slovenia. La I brigata Osoppo – guidata dal capitano Francesco De Gregori, con un delegato politico democristiano (Alfredo Barzanti) e poi azionista (Gastone Valente) – si stanzia, invece, sulle Prealpi Giulie, nelle malghe di Porzûs, e resta isolata. A quel punto, i rapporti tra garibaldini e osovani si fanno tesissimi: De Gregori accusa i comunisti di essere “nemici occulti”, mentre l'Osoppo è accusata «non solo di patteggiamenti col nemico ma di avere ucciso direttamente, o informando il nemico, decine di garibaldini»: si tratta di accuse infondate diffuse, con rapporti inviati al PCI di Udine e ai comandi delle Garibaldi, ma non al CLN provinciale, da Arturo Toffanin, un «estremista fanatico» legato agli sloveni e al PCI udinese, già responsabile di aver abbandonato, con il proprio reparto e senza ragione, il settore a lui affidato nella zona libera del Friuli orientale. Il PCI di Udine, che ha salvato Toffanin dalla fucilazione alla quale era stato destinato dal comando della Garibaldi Natisone, condivide le accuse alle Osoppo.
Il 7 febbraio 1945, un reparto di circa 100 garibaldini guidati da Toffanin (nome di battaglia “Giacca”, operaio iscritto al Pci dal 1933 riparato in Jugoslavia nel 1939 dove si era iscritto al PCJ) sale alle malghe di Porzûs e uccide De Gregori, Valente, una donna assolta dall'accusa di collaborazionismo con i tedeschi e un partigiano garibaldino che, scappato da un treno che lo stava deportando, aveva avuto l'ordine di raggiungere il comando partigiano più vicino, che era appunto quello di De Gregori. Aldo Bricco, nuovo comandante della I brigata Osoppo – De Gregori era stato da poco nominato capo di stato maggiore della formazione – si salva per puro caso; altri 14 partigiani osovani sono portati a valle e uccisi nei giorni successivi. Tra le vittime anche il fratello minore di Pierpaolo Pasolini, Guido. Il commissario politico delle Garibaldi Friuli, Mario Lizzero, da sempre favorevole al comando unificato con le Osoppo, riesce a rimediare alla frattura, che rischia di spaccare definitivamente la Resistenza nell'area. Nel dopoguerra, Toffanin – che si rifugia in Iugoslavia e poi dopo la rottura con il Comintern in Cecoslovacchia – e due dirigenti del PCI di Udine sono condannati per l'eccidio a 30 anni. Nel settembre 1978 il presidente Pertini, da tre mesi al Quirinale, lo grazia. Poiché viene riaperto un processo per genocidio della Brigata Osoppo, ripara di nuovo in Slovenia, dove muore nel 1999. Nel dopoguerra i partigiani osovari diventano la principale base di reclutamento per la rete di resistenza anticomunista Stay Behind, divenuta nota come Gladio.
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