6 febbraio 1980: Fioravanti e Vale uccidono l'agente Arnesano
I Nar non sono mai stata una organizzazione centralizzata e strutturata ma una sigla espressione di una comunità abbastanza ampia radicata a Roma e di là diramatasi in alcune località del Nord. Per un anno esatto il principale gruppo di fuoco ha fatto capo a Valerio Fioravanti. Dal 6 febbraio 1980, quando insieme a Giorgio Vale uccide il poliziotto Arnesano a Roma, al 5 febbraio 1981, quando Fioravanti è ferito e catturato a Padova dopo che insieme al fratello Cristiano hanno ucciso due carabinieri. Qui il racconto del debutto dal volume "Guerrieri"
Giorgio Vale è uno dei tanti pischelli che è nato politicamente con Lotta studentesca ed è cresciuto con Tp. Più volte fermato durante attività politiche pubbliche, e una volta arrestato per rissa, ha partecipato alla gambizzazione di Ugolini. Ha appena compiuto 18 anni quando si trova proiettato in una posizione di responsabilità di cui non si sente all’altezza. Consapevole dei propri limiti – qualità rara in un ambiente di gasati – e di quelli dei suoi capi sceglie di legarsi a Valerio, riconoscendone le qualità di leader, e si sottrae al controllo di Fiore. Una decisione che segnerà la sua breve vita. Mulatto, capelli neri crespi e carnagione olivastra, Vale può militare tranquillamente nella destra radicale degli anni ‘70. Il vangelo di questa generazione è La disintegrazione del sistema, che al mito dell’Europa «vecchia baldracca, rotta a tutti i puttaneggiamenti» contrappone «lo stile sobrio e spartano dei vietcong». Il nucleo operativo con Nistri ha vivacchiato: furti di motorini e in appartamenti per coprire i buchi finanziari, fornitura di documenti falsi per i latitanti, un minimo di pistole e di uomini allenati per garantire la copertura "armta" per le attività di piazza. Il salto di qualità con Vale è immediato. Dopo poco più di un mese dalla “promozione” si fa coinvolgere da Valerio nell'omicidio dell’agente Arnesano. Per un dirigente di Tp è una trappola:
Giorgio Vale è uno dei tanti pischelli che è nato politicamente con Lotta studentesca ed è cresciuto con Tp. Più volte fermato durante attività politiche pubbliche, e una volta arrestato per rissa, ha partecipato alla gambizzazione di Ugolini. Ha appena compiuto 18 anni quando si trova proiettato in una posizione di responsabilità di cui non si sente all’altezza. Consapevole dei propri limiti – qualità rara in un ambiente di gasati – e di quelli dei suoi capi sceglie di legarsi a Valerio, riconoscendone le qualità di leader, e si sottrae al controllo di Fiore. Una decisione che segnerà la sua breve vita. Mulatto, capelli neri crespi e carnagione olivastra, Vale può militare tranquillamente nella destra radicale degli anni ‘70. Il vangelo di questa generazione è La disintegrazione del sistema, che al mito dell’Europa «vecchia baldracca, rotta a tutti i puttaneggiamenti» contrappone «lo stile sobrio e spartano dei vietcong». Il nucleo operativo con Nistri ha vivacchiato: furti di motorini e in appartamenti per coprire i buchi finanziari, fornitura di documenti falsi per i latitanti, un minimo di pistole e di uomini allenati per garantire la copertura "armta" per le attività di piazza. Il salto di qualità con Vale è immediato. Dopo poco più di un mese dalla “promozione” si fa coinvolgere da Valerio nell'omicidio dell’agente Arnesano. Per un dirigente di Tp è una trappola:
A Roma già esistevano
scambi di armi e di favori tra gruppi operativi. Giorgio cura i
contatti, poi si ritrova privo di una figura carismatica e non ha la
maturità per assumere un ruolo che non può essere ricoperto da
Fiore. Vale sa benissimo che Robertino è uno che lo usa, non il capo
in cui avere fiducia. Saltata la mediazione di Nistri realizza
il rapporto strumentale con i vertici di Tp e diventa facile preda
dell'accelerazione militarista di Fioravanti. Va a “fare”
Arnesano per disarmarlo e si trova complice in un omicidio. Era
uno dei più coscienti del fatto che era entrato in una
situazione che non aveva liberamente determinato eppure una
volta che ci sta la vive fino in fondo. In seguito dirà
esplicitamente che Giusva ammazza Arnesano proprio per legarlo
in una sorta di perverso contratto di sangue .
Il
precario equilibrio è durato giusto un mese. Mentre Fiore e Adinolfi
pensano di aver risolto il problema della separazione tra iniziativa
politica e lavoro illegale “subappaltando” il nucleo operativo e
ribadendo il divieto per i capizona di partecipare alle attività
“militari”, Nanni De Angelis e Dario Mariani, responsabili dei
quartieri Parioli e Trieste progettano con Giorgio Vale il disarmo
del poliziotto di guardia all’ambasciata libanese, a Prati. A
dare la “base” è il miglior amico di Vale che abita nei paraggi:
Luigi Ciavardini, 17 anni, il sogno di una carriera in Marina
stroncata da un arresto l’anno prima (una rapina di armi
nella casa di un camerata in onore di Alberto Giaquinto). Nanni,
Vale e Mariani non si decidono a eseguire l'azione e così entra in
scena Fioravanti. Valerio teorizza la compromissione dei complici per
impedire loro di tirarsi indietro: affida a Vale la guida
della Vespa e si incarica lui dell'impatto. L’agguato scatta poco
prima delle 11. I primi tre colpi vanno precisamente a segno, nelle
mani del giovanissimo Maurizio Arnesano, ma quando il ferito scappa,
lo ammazza sparandogli alla nuca. Nella fuga a Vale cade la pistola
rapinata. Valerio si fa accompagnare a piazzale Clodio, dove sbaglia
a prendere l’autobus: si accorge a tempo che sta andando in
direzione del luogo del delitto e può tranquillamente scendere e
attraversare la strada per allontanarsi dall’altra parte. Così
Vale, coinvolto involontariamente in un omicidio sostanzialmente
gratuito, una sorta di "contratto di sangue" che Valerio
gli ha fatto firmare in bianco e praticamente a sua insaputa, si
trova a varcare la soglia della lotta armata quasi senza rendersene
conto. La rivendicazione è doppia, alle 13.30 Prima linea,
alle 14.45 i Nar:
Rivendichiamo l'assassinio
del poliziotto stamattina in Prati, in via Settembrini. Tutti gli
sbirri di regime devono pagare: questa è la giustizia
rivoluzionaria. Segue comunicato.
Nel
salutare la mattina il fratello Cristiano, impegnato a poche
centinaia di metri in un processo al Tribunale minorile con
Alessandro Alibrandi, Valerio lo ha avvertito scherzosamente: un
poliziotto gli avrebbe dato un mitra gratis. E infatti lui si terrà
l’M12 mentre la pistola calibro 9, un vecchio modello 51, finisce a
Stefano Soderini, uno dei ragazzini in fase di reclutamento
operativo. La “prodezza” cominciano a pagarla proprio i due.
Sorpresi a poche centinaia di metri dal luogo del delitto sono
portati in questura. Il buon nome del padre non risparmia ad
Alessandro un pestaggio. Se la legherà al dito.
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