Calano i reati dell'odio. Però Repubblica fa il confronto con il 2016
L'osservatorio sulla discriminazione dà una buona notizia. i reati e le violenze dell'odio sono in calo dopo due anni di forte crescita. Ma la stampa mainstream invece di sottolineare con soddisfazione il dato positivo va a fare il confronto con il 2016, l'anno precedente l'impennata. Un po' come i 5 stelle che a tutte le mazzate prese alle regionali hanno risposto che erano cresciuti rispetto alle precedenti regionali, dimenticando che in mezzo c'era stato il 33% e la conquista del governo
Gli unici reati in aumento i vandalismi e le turbative della quiete pubblica.
Il monitoraggio dei reati, sostiene il vice capo della Polizia Vittorio Rizzi, sconta due problemi fondamentali: la mancanza di denunce - il cosiddetto ’under reporting’ - che determina una sottostima del fenomeno, e il mancato riconoscimento della matrice discriminatoria da parte delle forze di polizia e degli altri attori del sistema penale, tecnicamente detto ’under-recording’. Insomma, la realtà potrebbe anche essere peggiore. Ecco perché mezzo governo usa parole forti. "Non è più accettabile che ci siano episodi di violenza verso il diverso, banalizzare non è più possibile - dice il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese che ipotizza anche un ’maggiore controllo’ del web - Sono troppi e su questo dobbiamo lavorare. Il compito della politica è rendere il paese più inclusivo e porre un freno alle contrapposizioni". "Dobbiamo fare in modo che questo linguaggio violento sia fatto fuori".
Di necessità di "intervenire contro il linguaggio d’odio" perché "il paese non merita questo", parla anche la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina mentre per la collega alle Pari Opportunità Elena Bonetti bisogna avere "il coraggio di porre al centro il tema della discriminazione ed affermare in modo netto che servono politiche per eliminare ogni forma d’odio".
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