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Saluto romano, la Procura di Milano ci riprova sul "presente" a Ramelli

La Procura di Milano ci riprova. Incurante delle ripetute bocciature subite vuole un'altra volta processare i militanti neofascisti che, da decenni, il 29 aprile celebrano il rito del Presente nell'anniversario della morte di Sergio Ramelli, Enrico Pedenovi e Carlo Borsani. Poco conta che le numerose sentenze sugli anni passati, tutte concordanti, della Cassazione hanno ormai fatto giurisprudenza. Il saluto romano a una commemorazione funebre non configura il reato di apologia di fascismo.
La Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per 28 estremisti di destra, tra cui appartenenti a Casapound, Forza Nuova e Lealtà e azione, accusati di apologia di fascismo per la chiamata del "presente" e i saluti romani, durante il corteo in ricordo di Sergio Ramelli, lo scorso 29 aprile, in via Paladini a Milano. 
L'inchiesta è coordinata dal pm di Milano Enrico Pavone e dal capo del pool antiterrorismo Alberto Nobili. In totale sono 29 le posizioni che figurano nell'inchiesta milanese. Roberta Capotosti, rappresentante di Casapound Italia, è accusata solo (in concorso con Alfredo Durantini e Luca Cassani, esponenti rispettivamente di Forza Nuova e Lealtà e azione: sono i firmatari della richiesta di autorizzazione per il meeting) di avere violato le prescrizioni in materia di pubblica sicurezza. La manifestazione doveva svolgersi in modo statico, invece gli attivisti neofascisti si sono mossi "lungo il percorso non autorizzato fino a via Paladini 15", dove si trova il murale in ricordo del giovane. Tra i 28 indagati per apologia di fascismo, anche il presidente di Casapound Italia Gianluca Iannone, l'editore di Altaforte ed esponente di Casapound Francesco Polacchi, Luca Cassani di Lealtà e azione, Alfredo Durantini di Forza Nuova. Come si legge nel capo di imputazione a loro carico, sono accusati di avere violato la legge Scelba per avere compiuto "manifestazioni usuali del disciolto partito fascista, quali la chiamata del presente effettuata da Luca Cassani per ben tre volte, cui tutti i presenti rispondevano gridando 'presente' e, tenendo il braccio destro ed il palmo della mano destra rivolti verso l'altro, contestualmente effettuando il saluto romano". 
In questi mesi la Digos di Milano, che ha condotto l'indagine coordinata dalla Procura, ha identificato 28 persone tra gli oltre mille neofascisti che si erano riuniti davanti al murale commemorativo del giovane morto 44 anni fa dopo un'aggressione a pochi metri da casa sua da parte di militanti di Avanguardia Operaia. Quel giorno c'erano stati anche tafferugli e cariche di alleggerimento durante il corteo dei militanti di estrema destra che, partito da piazzale Susa nonostante i divieti del prefetto, ha lasciato il presidio e ha tentato di forzare lo schieramento delle forze dell'ordine per avvicinarsi a un altro corteo antifascista.

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