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Piersanti Mattarella e Mario Amato uccisi dalla stessa pistola?


C'è una pistola calibro 38 che collega l’omicidio del presidente della Regione Sicilia, Piersanti Mattarella, con l’assassinio del magistrato Mario Amato, ucciso a Roma il 23 giugno 1980. Il primo omicidio fu deciso dalla cupola di Cosa nostra, ma gli esecutori sono sempre rimasti ignoti. Il secondo fu organizzato e portato a termine dai terroristi neri dei Nuclei armati rivoluzionari (Nar). La connessione fra i due delitti sta in una Colt modello Cobra calibro 38 special. È l’arma sicuramente impugnata dal killer neofascista Gilberto Cavallini per sparare un solo colpo alla nuca di Amato. Per l’assassinio del magistrato sono stati già da tempo condannati esecutori e mandanti, tutti terroristi di destra.

La clamorosa rivelazione è dell'Espresso on line. Uno scoop a quattro mani di due giornalisti esperti di antimafia, Lirio Abbate e Paolo Biondani. I due cronisti raccontano che un anno fa, il procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, ha riaperto l’inchiesta sull’omicidio Mattarella, per cercare di dare un nome agli esecutori materiali. La svolta da una perizia sulle armi: la pistola che ha ucciso il magistrato risulta «coincidente» con la calibro 38 utilizzata sei mesi prima per eliminare l’autorevole politico siciliano, fratello dell’attuale Presidente della Repubblica, e fermare la sua azione di rinnovamento della Dc e di contrasto alla mafia e ai suoi complici.

"In questi mesi i carabinieri del Ros - proseguono Abbate e Biondani - hanno fatto un grande lavoro di ricostruzione di tutti i delitti dei Nar e delle armi utilizzate. E hanno esaminato, fra tanti vecchi reperti recuperati in vari tribunali, pure la Colt calibro 38 che venne indicata per la prima volta nel 1982 dal collaboratore di giustizia Walter Sordi come l’arma usata da Cavallini per l’omicidio Amato. Quella pistola, come ha spiegato Sordi ai giudici (che lo hanno considerato attendibile) era «delicata» e aveva «dei difetti», perché poteva incepparsi. Il killer che ha ucciso Piersanti Mattarella ha sparato otto colpi con due armi diverse: dopo aver esploso i primi quattro, ha dovuto utilizzare una seconda pistola, passatagli da un complice, perché la prima si era inceppata".
Ciascuna arma ha sparato quattro colpi. Sei proiettili hanno raggiunto il bersaglio. Un nuovo cold case riaperto e risolto grazie alle nuove tecnologie? C'è terreno di scontro per i periti di parte. Perché i proiettili esaminati sono in parte deteriorati e quindi la "coincindenza" non può essere totale e quindi conclusiva.
L'inchiesta in ogni caso non arriverà al dibattimento. Cavallini, insieme a Fioravanti, infatti, è stato già processato e assolto come esecutore materiale del delitto Mattarella. La vedova aveva infatti identificato con una buona dose di sicurezza Valerio Fioravanti, riconoscimento rafforzato dall' "andatura caracollante" del killer. Ma il processo si era concluso con l'assoluzione dei due guerriglieri dei Nar. Esito "validato" da don Masino Buscetta. Il grande pentito escluse infatti che Cosa Nostra potesse aver fatto ricorso a "manodopera" esterna. 

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