Omicidio Mattarella, desecretata l'audizione di Falcone in Antimafia
L’indagine sull’omicidio di Piersanti Mattarella, l’ex presidente della Regione Siciliana ucciso il 6 gennaio 1980, "è estremamente complessa perché si tratta di capire se e in quale misura ’la pista nera’ sia alternativa rispetto a quella mafiosa, oppure si compenetri con quella mafiosa. Il che potrebbe significare altre saldature e soprattutto la necessità di rifare la storia di certe vicende del nostro paese, anche da tempi assai lontani". Sono le parole che il giudice Giovanni Falcone pronunciò nel corso di una audizione davanti alla Commissione Parlamentare Antimafia in missione nella città di Palermo il 3 novembre 1988. L’estratto del resoconto stenografico è stato ora desecretato dalla attuale Commissione Antimafia che ha così reso pubblica l’audizione di Giovanni Falcone. Consulente dell'Antimafia è uno dei sostituti procuratori che partecipa alle nuove indagini sulla pistola usata dai killer. Un'arma, che secondo l'Espresso, rilancerebbe la pista nera
Giovanni Falcone venne ascoltato insieme ai suoi colleghi del cosiddetto pool antimafia. E riguardo all’omicidio dell’ex presidente della Regione Siciliana, Falcone ammonì, trattandosi di una "materia incandescente", sulla necessità di non "gestire burocraticamente questo processo".
Nel corso dell’audizione Falcone fu ascoltato su diversi temi visto che la missione dell’Antimafia serviva a fare il punto sullo stato effettivo del contrasto a Cosa Nostra dopo la sentenza di primo grado del maxi processo di Palermo. Falcone fornì risposte sull’analisi del significato criminale della cosiddetta "seconda guerra di mafia", sulla fondamentale importanza di introdurre nell’ordinamento italiano una disciplina di protezione dei testimoni di giustizia, sull’idea di spostare il tema delle indagini in materia di criminalità organizzata nell’orbita della cooperazione internazionale.
"La cooperazione internazionale in tema di indagini bancarie dovrebbe essere effettiva perché tutti i paesi a parole sono pronti a recepire la cooperazione internazionale, ma spesso le regolamentazioni interne rendono eccessivamente lunga e perigliosa la cooperazione stessa, per cui il risultato è sempre il medesimo", sottolineava Falcone.
"Si è chiesto poi dello stato attuale delle indagini e delle nostre conoscenze sul fenomeno mafioso - sottolineava Falcone davanti all’Antimafia - sentiamo da più parti affermare che la mafia in quanto tale non esiste più, che si tratterebbe soltanto di bande criminali. Ebbene, sappiamo per certo - ogni giorno ne siamo più convinti - che uno degli effetti della maggiore incisività dell’indagine giudiziaria è stata una maggiore compattazione di ’cosa nostra’, l’organizzazione mafiosa per eccellenza".
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