Il killer dei Nar fu arrestato a Padova con un ex poliziotto
Il processo per l'ultimo delitto attribuito ai Nar, l'omicidio del poliziotto della stradale sulla roma-Pescara nella primavera del 1985, si è concluso ieri con una condanna all'ergastolo, dopo due anni di soave indifferenza della stampa mainstream. La pigrizia dilagante (e i carichi di lavoro esorbitanti) hanno fatto sì che nessuno si prendesse la briga di andare a verificare il battito di ali nel golfo del Tonchino (l'arresto nel 1989) che innesca la tempesta tropicale in Amazzonia (la condanna all'ergastolo). Per fortuna c'è ancora qualche giornalista di vecchia scuola che pratica ancora il culto della Dea e ce ne ha fatto partecipe... Beh, scopriamo che si tratta di un arresto per una cazzata, ma che il suo compagno di viaggio era un ex poliziotto e che in auto avevano materiali politici "nazisti"...
Un ex
agente di polizia, Flavio Galassi di 27 anni e un suo amico, Fabrizio
Dante, 25 anni, entrambi di Roma, sono
stati arrestati a Padova dai carabinieri dopo
essere stati trovati in possesso di documenti falsi, una radio
ricetrasmittente con il numero di matricola cancellato e alcune
pubblicazioni sul nazismo. Nei loro confronti il Sostituto
procuratore della repubblica Antonio Cappelleri ha emesso ordine di
cattura per ricettazione, falso e attestazione di false generalità,
inviando gli atti alla magistratura della Capitale.
Galassi e Dante
erano stati fermati dai militari del Nucleo radiomobile nei pressi
del casello autostradale di Padova est, mentre viaggiavano a bordo di
una ''fiat 131''.
Secondo
quanto si è' appreso, Galassi (in congedo dal 1984) avrebbe
dichiarato ai carabinieri di essere un agente di polizia esibendo un
tesserino di riconoscimento e una patente rilasciata dal ministero
degli interni, documenti di cui Galassi avrebbe denunciato lo
smarrimento cinque anni fa. Dante,
invece, avrebbe fornito in un primo momento false generalita',
mostrando un passaporto che risulterebbe rubato. I due avrebbero
dichiarato al magistrato di essersi recati nel veneto per incontrare
alcune ragazze.
Il sito della Questura di Roma ricostruisce invece la dinamica del cold case:
Le indagini furono riaperte nel 2014 allorché la DIGOS, che periodicamente d’ intesa con la Polizia Scientifica, anche in relazione al costante sviluppo di nuovi ed efficaci metodi d’indagine, riesamina i c.d. “Cold Case” (ovvero indagini irrisolte su gravissimi delitti che, sebbene datati non vengono mai abbandonati nel “dimenticatoio”), acquisì solidi elementi di responsabilità a carico dell’imputato. Le ipotesi investigative formulate sono state ampliamente accolte dalla Procura della Repubblica e il 2 ottobre 2017 DANTE Fabrizio è stato rinviato a giudizio dal G.U.P. del Tribunale di Roma Dr. Massimo Battistini, mentre il successivo 11 dicembre ha avuto inizio l’istruttoria dibattimentale.
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