Dopo la sfida di CasaPound tanta gente alla commemorazione di Opicina
Ci voleva la provocazione di CasaPound, con i manifesti che davano dei terroristi ai partigiani sloveni giustiziati nel 1941, per vivificare una cerimonia che si trascinava con la sua stanca ritualità. E così domenica, tanti, soprattutto anziani, sono accorsi sul luogo dell'esecuzione. Pavlov, un gigante... Ce lo racconta il Manifesto:
CasaPound ha tappezzato di manifesti il Carso triestino. Di notte, di nascosto, e proprio in occasione dell’anniversario della fucilazione di cinque antifascisti avvenuta il 15 dicembre 1941 al poligono di tiro di Opicina. «Né vittime né martiri. Terroristi» hanno scritto. La provocazione è enorme, l’ennesimo tentativo di riscrittura negazionista della storia che in queste contrade sta colpendo da anni con una violenza inusitata. Non poteva non trovare una risposta: popolare, di massa, determinata.
Alla cerimonia in ricordo degli antifascisti fucilati, domenica, intorno alla piccola lapide addossata al muro di mattoni rossi, le bandiere delle sezioni dell’Anpi e delle formazioni partigiane che quassù hanno combattuto, italiani sloveni e croati insieme. E una moltitudine di persone: centinaia, come non si erano mai viste negli anni precedenti, anziani con il berretto partigiano e giovani famiglie con i bambini.
Non stupisce che la presenza slovena sia particolarmente numerosa. LEGGI TUTTO
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