28 dicembre 1977: i Nuovi Partigiani uccidono Angelo Pistolesi
Oggi, 28 dicembre 2017, ricorre il quarantaduesimo anniversario dell'uccisione di Angelo Pistolesi. Dipendente Enel, padre di famiglia, dirigente della sezione del Movimento Sociale Italiano del Portuense. Alle prime ore del giorno, all' uscita di casa, mentre si recava al lavoro fu assassinato con armi da fuoco da un killer ancora sconosciuto. Tre furono le diverse rivendicazioni dell'omicidio da parte delle Brigate Rosse, dei Nuclei Armati Proletari e dei Nuovi Partigiani. La rivendicazione più attendibile è quest'ultima.
Angelo Pistolesi, un cuore nero dimenticato, una delle poche vittime degli anni di piombo che non veniva ricordata né da An né da Azione Giovani con la commemorazione del "Presente", è bersaglio di una vendetta dell'antifascismo militante. Era stato, infatti, tra i militanti missini che avevano accompagnato Sandro Saccucci a tenere un comizio a Sezze Romano nel corso della campagna elettorale per le politiche del 1976. Una manifestazione finita tragicamente, con la contestazione dagli antifascisti e con i missini che si fanno strada sparando per uscire dal paese, una roccaforte rossa in una provincia "nera". Bilancio degli scontri: un giovane comunista morto, un militante di Lotta continua ferito.
Colpiti da una guardia giurata che, a bordo di una delle auto del seguito, aveva perso il contatto dalla "carovana" nera e per farsi strada aveva sparato sui "compagni". Saccucci è costretto a scappare all'estero per sfuggire all'arresto dopo che la Camera lo ha privato dell'immunità parlamentare sebbene fosse evidente che non era sua l'arma del delitto . Il 3 marzo 1979 un altro partecipante agli scontri di Sezze, Miro Renzaglia scampa a un tentato agguato mortale: da allora vive con un proiettile in un polmone.
Angelo Pistolesi, un cuore nero dimenticato, una delle poche vittime degli anni di piombo che non veniva ricordata né da An né da Azione Giovani con la commemorazione del "Presente", è bersaglio di una vendetta dell'antifascismo militante. Era stato, infatti, tra i militanti missini che avevano accompagnato Sandro Saccucci a tenere un comizio a Sezze Romano nel corso della campagna elettorale per le politiche del 1976. Una manifestazione finita tragicamente, con la contestazione dagli antifascisti e con i missini che si fanno strada sparando per uscire dal paese, una roccaforte rossa in una provincia "nera". Bilancio degli scontri: un giovane comunista morto, un militante di Lotta continua ferito.
Colpiti da una guardia giurata che, a bordo di una delle auto del seguito, aveva perso il contatto dalla "carovana" nera e per farsi strada aveva sparato sui "compagni". Saccucci è costretto a scappare all'estero per sfuggire all'arresto dopo che la Camera lo ha privato dell'immunità parlamentare sebbene fosse evidente che non era sua l'arma del delitto . Il 3 marzo 1979 un altro partecipante agli scontri di Sezze, Miro Renzaglia scampa a un tentato agguato mortale: da allora vive con un proiettile in un polmone.
Invocando la volontà dei familiari della vittima, che scelgono funerali privati, Giorgio Almirante invita partito e Fronte della Gioventù romana a rispettare questa decisione. Un manipolo di giovani attivisti, nella cintura nera che da Eur arriva a Monteverde passando per Magliana e Portuense, non ne tiene conto e va all'assalto della redazione romana del Corriere della sera a colpi di molotov. In serata arriva la rivendicazione dei Nuclei armati rivoluzionari. E' la seconda volta che la sigla viene usata ma per tanti a cominciare dai leader Mambro e Fioravanti sarà quello il battesimo del fuoco
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