18-20 dicembre 1922, la strage di Torino. I fascisti uccidono 12 avversari
Il 17 dicembre 1922, tre fascisti torinesi , Carlo Camerano, Giuseppe Dresda e Lucio Bazzani, aggrediscono e feriscono il tranviere comunista Francesco Prato che si difende e ne uccide due.
Una spedizione punitiva per motivi privati. Il padre della sua fidanzata era contrario alla relazione e chiede aiuto ai camerati. Questo fatto viene usato per giustificare una rappresaglia. Piero Brandimarte, che guidò le squadre torinesi nella rappresaglia, rivendicò senza infingimenti la strage di Torino: «I nostri morti non si piangono, si vendicano. (…) Noi possediamo l’elenco di oltre 3000 nomi di sovversivi. Tra questi ne abbiamo scelti 24 e i loro nomi li abbiamo affidati alle nostre migliori squadre, perché facessero giustizia. E giustizia è stata fatta. (…) (I cadaveri mancanti) saranno restituiti dal Po, seppure li restituirà, oppure si troveranno nei fossi, nei burroni o nelle macchie delle colline circostanti Torino». Processato nel dopoguerra per dieci degli omicidi commessi, Brandimarte, che aveva raggiunto negli anni Trenta il grado di generale della Milizia dopo un’iniziale condanna sarà assolto per insufficienza di prove. LEGGI TUTTO
Una spedizione punitiva per motivi privati. Il padre della sua fidanzata era contrario alla relazione e chiede aiuto ai camerati. Questo fatto viene usato per giustificare una rappresaglia. Piero Brandimarte, che guidò le squadre torinesi nella rappresaglia, rivendicò senza infingimenti la strage di Torino: «I nostri morti non si piangono, si vendicano. (…) Noi possediamo l’elenco di oltre 3000 nomi di sovversivi. Tra questi ne abbiamo scelti 24 e i loro nomi li abbiamo affidati alle nostre migliori squadre, perché facessero giustizia. E giustizia è stata fatta. (…) (I cadaveri mancanti) saranno restituiti dal Po, seppure li restituirà, oppure si troveranno nei fossi, nei burroni o nelle macchie delle colline circostanti Torino». Processato nel dopoguerra per dieci degli omicidi commessi, Brandimarte, che aveva raggiunto negli anni Trenta il grado di generale della Milizia dopo un’iniziale condanna sarà assolto per insufficienza di prove. LEGGI TUTTO
"I nostri morti non si piangono, si vendicano" peccato che in questo caso non sia una vendetta ma una rappresaglia! come confondere un eroe con un vigliacco!
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