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Tassinari a Il Mattino: Delle Chiaie ideologo e consulente dei regimi sudamericani

Lo scrittore e giornalista Gigi Di Fiore, autore di diversi libri revisionisti sulla storia del Risorgimento italiano, dalle pagine de Il Mattino intervista Ugo Maria Tassinari, massimo esperto italiano di vecchie e nuove destre, commentando la notizia del giorno, la morte del casertano di nascita, ma romano di adozione, Stefano Delle Chiaie, leader indiscusso di Avanguardia Nazionale.


Il giornalista Ugo Tassinari è certamente uno dei maggiori conoscitori della storia e dei personaggi della storia della destra nazionale ed internazionale, su cui ha scritto più libri gestendo un sito d'informazione Fascinazione con centinaia di migliaia di contatti.

Tassinari, chi era Stefano Delle Chiaie?
Uno dei maggiori esponenti della generazione della destra, successiva a quella dei repubblichini di Salò, nel primo dopoguerra. Un ideologo, ma anche un combattente e consulente in diversi paesi guidati da regimi di destra.

Un personaggio di rilievo nella storia della destra della seconda metà del secolo scorso?
Sicuramente. Divenne un punto di riferimento per latitanti di più gruppi di destra, quando era in Spagna durante il regime di Franco. La sua credibilità e il suo ascendente nacquero dalla collaborazione con il comandante Junio Valerio Borghese, l'uomo della X Mas ed ex repubblichino. Fu Borghese a presentarlo a Franco e a introdurlo negli ambienti della destra europea.

Fu con Borghese, nel famoso tentativo di golpe in Italia nel 1970?
Sicuramente gli fu accanto nell'ideazione di alcune azioni dimostrative, come l'occupazione simbolica di qualche ora del Viminale. Gli uomini di Avanguardia Nazionale, il gruppo guidato da Delle Chiaie, erano i più disposti all'azione di quelle ore.
Come iniziò la latitanza di Delle Chiaie?
Da una decisione rapida, dopo un interrogatorio con i magistrati sulla posizione di Mario Merlino nell'inchiesta sulla strategia di piazza Fontana. Capì che rischiava l'arresto per favoreggiamento e fuggì in Spagna.
Poi la collaborazione con i regimi totalitari sudamericani?
Si. Delle Chiaie divenne referente e collaboratore di Peron e Pinochet. In Cile, Bolivia, Argentina, veniva consultato come esperto di contro guerriglia, l'uomo in grado di contrastare le azioni comuniste contro quelle dittature. Di Pinochet fu consulente ministeriale.

C'è chi accosta Delle Chiaie alla strategia della tensione legata alla destra in Italia. Che ruolo ebbe?
Non sono io, ma le sentenze definitive a dirlo. Nessuno. C'è chi insinuò che era un uomo dei servizi segreti, un loro informatore. Si arrabbiava con chi lo sosteneva. Arrivò a sfidare a duello Giorgio Pisanò, direttore della rivista Il Candido, che lo aveva scritto, per dimostrare che erano tutte fandonie.

I funerali di Delle Chiaie saranno un altro pretesto di riunione per i simpatizzanti della destra estrema?
Sicuramente Delle Chiaie, a 82 anni era un uomo simbolo per gli ambienti della destra. Lo chiamavano ancora Il Comandante e, oltre ad essere un ideologo, era stato un riferimento di piazza. Era piccolino, negli scontri degli anni Sessanta faceva paura. Ricordo con quanto rispetto, anni fa, fu salutato quando presentò il suo libro a Tropea.




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